L’inedito di Giovanni Truppi colpisce ed incanta: è un brano intimo, che rinserra un’originale dichiarazione d’amore assoluta , scevra di preconcetti sanremesi, ruvida e sentimentale, un po’ Rino Gaetano ed un po’ Lucio Dalla, uno sguardo lucido che va all’essenza del vivere un rapporto sentimentale adulto, mostrandone una sfumatura diversa, più complessa da vivere e da raccontare.
“Una dichiarazione d’amore in inverno“, come la descrive lui stesso, un tema che raramente viene toccato al Festival di Sanremo e che Giovanni Truppi ha scelto di trattare con sapienza, ma soprattutto con la maturità e la consapevolezza di chi sa che scegliere una persona equivalga ad accettarla ed amarla nonostante le difficoltà quotidiane
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L’intervista in Conferenza Stampa a Giovanni Truppi
L’idea del debutto al Festival ed il paragone con Fabrizio De Andrè
“È la prima volta che ho proposto una canzone al Festival di Sanremo, anche se il pensiero mi ha sfiorato altre volte. Facendo questo mestiere, in Italia, non credo sia poi così strano pensarci. Non mi era mai stato detto che il mio stile potesse ricordare quello di De André, ma, onestamente, credo che nessuno possa essere paragonato a Fabrizio De André. Sicuramente, però, è un paragone che mi fa piacere.”
Il passo del brano Tuo padre, mia madre, Lucia a cui Giovanni Truppi si sente più “affezionato”
“Ci devo pensare bene, perché ,in realtà, è una canzone con un testo che mi piace moltissimo. La frase che preferisco particolarmente è“l’1% è amore e tutto il resto è stringere i denti”, benché sia è un po’ estrema come percentuale e, personalmente, non mi ci riconosco in queste proporzione. Però mi piace molto…”
Quanto ritieni che il brano che hai proposto al Festival rappresenti in pieno le tue capacità artistiche ed interpretative? Come potresti definire la tua proposta, a livello di genere?
“Credo che questa canzone mi rispecchi totalmente, questa è la ragione per cui ho deciso di proporla al Festival di Sanremo e per la quale sono stato felice di partecipare. Senza questi presupposti, sicuramente non mi sarei mai avventurato in questa esperienza. Per quanto riguarda la classificazione di genere, io ho sempre moltissima difficoltà a sentirmi a mio agio in una etichetta, ma penso che questo traspare anche dalla tipologia di co-autori del brano, che vanno da Niccolò Contessa a Pacifico: esprimono come io vedo la canzone, come io mi sento all’interno del mondo della canzone, e cioè in maniera molto trasversale e, credo, personale.”
Cosa pensi di aggiungere, a questo Festival, di personale, a livello stilistico, rispetto alla proposta di altri artisti, di quest’anno e degli anni passati?
“Aggiungo me stesso e la mia personalità, come ognuno degli artisti in gara quest’anno ed in tutte le edizioni passate.”
Tuo padre, mia madre o Lucia: la genesi strumentale
“Mah, questo pezzo è nato nella mia testa, senza in realtà uno strumento particolare, perciò ci ho lavorato, come spesso mi accade, spostandomi da uno strumento all’altro. C’è una parte di chitarra molto importante per me – per capirci, durante il momento in cui a Sanremo attacca tutta l’orchestra -, una specie di arpeggio, che è molto legato alla chitarra.”
Come è nata l’idea del brano e che ruolo ha ricoperto “l’ottica Eurovision” nella sua composizione
“Questo brano non è nato pensando a Sanremo, anzi, al contrario: l’idea di Sanremo è nata perché esisteva questo brano tra quelli a cui stavo lavorando. Io, insieme alla mia etichetta ed al mio management, abbiamo pensato che fosse adatto a raccontarmi. Rispetto al proporre in contesti nazionali o meno, sarebbe bellissimo riuscire a dialogare con persone che non parlano la mia lingua, ed anche abbastanza raro. Quest’anno è successo con i Maneskin, ed è stato fantastico.”
Il videoclip e la collaborazione con Francesco Lettieri
“Io e Francesco siamo amici ed abbiamo iniziato a collaborare tantissimo tempo fa. Solitamente, il contenuto dei videoclip lo abbiamo curato insieme. Nel caso di questa canzone, non a caso, ho pensato immediatamente a lui e mi sono anche completamente affidato a lui. Mentre in passato c’è sempre stato un grande scambio di idee, in questo caso è un’idea totalmente di Francesco, e mi è piaciuta subito. Non so se trasmetta un messaggio in particolare, ma in realtà questa esposizione a me sembra completare il racconto della canzone, e di me all’interno del Festival di Sanremo .”
Gli In-Store
“Negli in-store mi piacerebbe poter suonare qualcosa, ma molto dipenderà anche dalle condizioni delle Feltrinelli, che non conosco caso per caso. Come tutti sappiamo, ci sono una serie di restrizioni legate alla pandemia. Spero di poter suonare, ma non lo do per scontato. In ogni caso, mi auguro che questi incontri possano essere un’occasione di chiacchiera con chi sarà interessato.”
La scelta della cover ed il duetto con Vinicio Capossela
“Nella mia ora di libertà è una canzone che ho scelto perché ritengo mi rappresenti molto. Ha un testo che è un compendio di istanze, le quali mi sembrano importantissime in questo periodo storico, ma come in tutti. Ho cantato per quattro sere una canzone d’amore e, siccome nel mio piccolo, nel corso della mia storia, non mi sono occupato soltanto d’amore, piuttosto di tante altre cose che mi sembravano importanti ed interessanti, mi sembrava opportuno, all’interno di questo Festival, in un modo in cui avevo la possibilità, raccontare anche quest’altra parte di me. Per fare questo ho pensato subito a Vinicio Capossela, un artista che ammiro da moltissimo tempo, il cui percorso è stato da sempre un faro per me, per quanto riguarda la postura che ha avuto nell’approccio all’arte ed alla canzone. Per cui mi ha onorato e confortato il fatto che abbia voluto essere al mio fianco, in questa grande responsabilità che è reinterpretare Fabrizio De André.”
Premio della critica Lunezia
“Credo ci siano stati molti cantautori al Festival di quest’anno, quindi penso sia un premio importante, ma come tanti altri. Mi fa sicuramente piacere, perché è un attestato di stima e riconoscimento al lavoro svolto con questa canzone. Ma l’importante, per me, è far il migliore racconto possibile di me e di quello che ho fatto in questi anni di lavoro.”
Il lavoro dietro al testo di Tuo padre, mia madre, Lucia
“Per questa canzone ho cercato di conservare tutti gli spigoli possibili, e che mi appartengono. Volevo arrivare al Festival di Sanremo mostrando quello che ero. Quella di “arrivare a tutti” è una cosa sulla quale ho cercato di lavorare quando ho scritto il disco Poesia e civiltà, che come tappa della mia sperimentazione è il capitolo in cui ho cercato di lavorare su una scrittura classica , o, quantomeno, di confrontarmi con l’idea del classico. Però già con Tuo padre, mia madre, Lucia, ed il materiale testuale e musicale che stavo manovrando insieme ad altri autori e nel momento in cui l’abbiamo pescata e proposta a Sanremo, avevo iniziato a recuperare quella componente spigolosa nella quale mi riconosco, che mi appartiene e che assolutamente volevo portare sul palco dell’Ariston.”
Giovanni Truppi ed il ruolo del cantautore a Sanremo
“Capisco che quando me lo si dica mi si voglia fare complimento (almeno spero), però non credo che il cantautorato sia non musicale: credo che questa cosa sia un po’ figlia della storia, della musica e della cultura italiana. Penso che cantautore sia chi scrive ed interpreta le parole, e mi sembra che quest’anno, al Festival, ce ne siano stati tantissimi e bravissimi.”
Niccolò Contessa, Brunori Sas, La rappresentante di lista e la scena “indie” italiana
“La scena indipendente italiana, che è tale di estrazione, ma solo se ne parliamo dal punto di vista “marxistico”. All’inizio, “l’indipendenza” aveva a che fare con l’essere staccati dalle major, ormai non è più tale da molto. O, se esiste, non è quella a cui ci si riferisce quando parliamo di indipendenza. Io, come tanti altri artisti, ai quali mi sento legato perché veniamo dalla medesima scena indipendente, non sono più indipendente: la maggior parte di noi lavora a stretto contatto, se non totalmente, con le major e, detto questo, tutte queste persone che hai nominato le sento molto legate a me ed alla mia storia perché abbiamo dei percorsi comuni, forse più adesso che all’inizio. Sono felice di aver fatto una parte del mio percorso insieme a loro.”
L’1% è amore e tutto il resto è stringere i denti
“Magari la difficoltà di portare avanti la quotidianità di un rapporto, così come la difficoltà di tutto il resto, l’abbiamo vissuta in maniera particolare durante questi ultimi due anni. Sono stati pesanti per tutti. Personalmente mi sento anche abbastanza fortunato. Credo, per esperienza personale, che sia più facile accendersi per una persona che, poi, rimanere accesi.”
I brutti ceffi del video di Tuo padre, mia madre, Lucia: chi sono?
“Il concept che mi ha mandato Francesco riguarda una convention aziendale di una industria casearia, nella periferia di Napoli…”
Chi è “Lucia” e cosa rappresenta nel brano?
“Lucia è mia figlia. Nel brano, Lucia, rappresenta il mondo esterno, come gli altri due personaggi. Si tratta soltanto di un caso che coincida con il nome di mia figlia. Questi tre personaggi del titolo rappresentano la soglia immediatamente al di là dell’intimità di una coppia, con cui qualsiasi coppia, nel momento in cui intraprende un percorso di progettualità, si confronta. Può essere la famiglia, come un gruppo di amici.”
Fase della carriera e le aspettative sul Festival
“Non saprei dire in che fase della mia carriera sono, nel senso che è una valutazione autobiografica che riesco a fare quando è passato un po’ più di tempo dal momento che osservo. Adesso ci sono completamente dentro, quindi è un po’ difficile dirlo. Lavoro da un po’ di tempo con una multinazionale, quindi, in realtà, mi sembra normale che sia arrivata la proposta di partecipare al Festival. L’aspettativa che ho è di fare il meglio per la mia storia e per il percorso che ho fatto in questi anni.”
Quale emozione si prova a stare sul palco dell’Ariston?
“Una grandissima emozione ed anche un po’ di paura. L’esibizione della prima sera, e che sono molto contento di avere adesso alle spalle, arriva a valle di tanto lavoro, di tanti mesi, non soltanto mio, ma di tante altre persone. Dovevo fare questo ulteriore passo, di tre minuti, da solo, benché ci fosse il maestro Nanni a dirigere l’orchestra , ma sul palco ero da solo e sentivo questa responsabilità.”
Giovanni Truppi e la dimensione Sanremo
“A me piace moltissimo, del mio lavoro, il fatto che sia così variegato. Mi consente dei momenti di solitudine, ed altri di grande condivisione; dei momenti più avventurosi, come possono essere quelli di quando sei in tour, come dei momenti più pantofolai di quando sono a casa. Un’esperienza come quella che ho vissuto a Sanremo non sarà mai il mio habitat principale, ma anche semplicemente per carattere ed indole: io sono abbastanza schivo e questa esperienza è di grande esposizione. Tuttavia, sono un cantante e tutto sommato non mi sento così fuori posto a far parte dello show.”
La chitarra, fedele compagna di Giovanni Truppi
“La chitarra che uso abitualmente è una Musima, per altro, non originale. O almeno credo. Non mi hanno dato un certificato. Cercando una Stehr proprio per questi giorni, ho trovato tante Musima in vendita, che sono disponibili per lo più in Russia ed in Ucraina, ed ho capito che questa chitarra è una bastardina. È l’assemblaggio tra due chitarre: ha il corpo di una Musima, ed il manico di un altro modello.”
Giovanni Truppi ed il tema dell’ecosostenibilità
“Tra le cose di cui mi sono occupato, credo di non aver mai affrontato temi ambientalistici. Abbiamo osservato la natura durante il tour on the road, ma devo ammettere che abbiamo anche consumato tanta benzina. Tuttavia, mi sta davvero molto a cuore il tema della salvaguardia del nostro pianeta, penso sia una questione molto importante.”
Passioni calcistiche, sport praticati e regole alimentari di Giovanni Truppi
“Sono felice se il Napoli vince, perché sono molto affezionato a Napoli, però non amo il tifo calcistico, è una cosa che non mi piace. Non è molto rock’n’roll, ma pratico il pilates. Da un po’ di tempo ho chiesto ad un insegnante di fornirmi una serie di esercizi che posso fare da solo, in modo tale da poterli praticare anche quando sono in giro per lavoro: in camera d’albergo o quando sono in viaggio, cosa che mi capita spesso. Per quanto riguarda le regole alimentari, purtroppo sono fumatore, anche se cerco di limitare molto questo vizio. Cerco di bere molta acqua. Non sono vegetariano, ma mangio pochissima carne, non la compro quasi mai.”
La scelta della canottiera a Sanremo
“Da quando ho iniziato la mia attività performativa mi esibisco in canottiera. È una cosa che faccio da sempre.
È una scelta nata in maniera abbastanza istintiva, riguarda molto il mio sentirmi a mio agio sul palcoscenico e, probabilmente, con un’idea di semplicità che io lego alla mia proposta artistica. Ci ho ragionato a lungo, perché mi dispiaceva risultare irrispettoso nei confronti del Festival, ma allo stesso tempo mi sembra che molti artisti espongano parti del proprio corpo in misura maggiore di me e mi sembrava, quindi, giusto raccontarmi fedelmente, così come con la mia musica, con il mio modo di stare in scena.”

Di sera vado ai concerti. Di notte scrivo i live report.