L’amore per il cinema di Franco Battiato, recentemente ritrovatosi invischiato in una tela di gossip che lo vorrebbero affetto da Alzheimer, per la settima arte, viene da lontano e parte dagli albori della sua carriera.
Il nostro annovera qualche partecipazione attoriale di scarsissima rilevanza, fra cui una scena tagliata di Baba Yaga di Corrado Farina del 1973; tale film fu tratto nientepopodimenochè da un volume di Valentina di Crepax, fumetto erotico emblema degli anni ’70 in Italia e che ebbe (ed ha tuttora) grandissima risonanza anche all’estero. La scena del povero Battiato è ambientata in un cimitero ricolmo di streghe e zombie, ed il nostro appare abbigliato in lunga tunica bianca e parruccone grigio che mette in risalto il naso importante del giovane siciliano. Nota interessante (ma, se avete imparato a seguire Fra Note e PopCorn, più o meno scontata) è ovviamente la perdita della colonna sonora del grandissimo Pietro Umiliani, compositore affine a Battiato per poetica musicale: non si hanno notizie dei master o di eventuali vinili che la contengano.
Anni ’90 cinematografici di Franco Battiato: Una Vita Scellerata, Il Giorno di San Sebastiano e le raccolte di videoclip
Il Nostro, evidentemente umiliato dalla poco onerevole apparizione, impiega vent’anni per tornare a parlare di cinema: compone la colonna sonora di Una Vita Scellerata, di Giacomo Battiato. Si tratta di uno sceneggiato RAI sulla vita di Benvenuto Cellini, orafo e scultore del ‘600 fiorentino, noto per essere personagigo violendo ed impulsivo, che vanta un cast d’eccellenza: Max Von Sidow, il protagonista del leggendario Settimo Sigillo di Ingmar Bergman, Ben Kingsley (divenuto famoso per Ghandi del 1982 di Richard Attenborough), e, nel ruolo del protagonista, Wadeck Stanczak, un noto attore televisivo francese. Il film fu positivamente recepito sia da pubblico che da critica, per via della splendida fotografia di Dante Spinotti (non un novellino, ma un artista che aveva già lavorato con Ermanno Olmi in La Leggenda del Santo Bevitore), delle buone interpretazioni del cast intero, ma, per ragioni ovviamente sconosciute, Mamma Rai non lo ripropose mai più. Benvenuto Cellini, autore della sua biografia (Vita di Benvenuto di Maestro Giovanni Cellini fiorentino, scritta, per lui medesimo, in Firenze), a quanto pare, risulta essere un personaggio scomodo anche nel ventesimo secolo.
La colonna sonora di Una Vita Scellerata fu la prima soundtrack di Franco Battiato (non è andata perduta, tranquilli: siamo nel 1990, la civiltà era andata avanti. Fu infatti pubblicata dalla EMI), alle prese con la musica barocca e tardo-rinascimentale, quella che suonava mentre Cellini era in vita. Eppure, c’è sempre la componente sperimentale che lo ha reso Maestro: cori eterei si mescolano ad archi dissonanti, distanti, viole e violoncelli che si fondono con effetti elettronici quasi mascherati, a comporre una vera e propria sinfonia, ma allo stadio larvale. Insomma, una Fetus cinematografica. È un’opera tremendamente complessa, in cui avviene, effettivamente, un certo spezzettamento della frase musicale, una sorta di cubismo, di visione multicentrica dello stesso soggetto: i cori vengono ripetuti, modificati, le arie commistionate di vari generi, dalla marcetta all’opera Wagneriana; si coglie la frenesia della vita di Cellini, diviso fra il rigore della sua arte ed il caos che lo circondava. Eppure, si notano già i primi accenni della musica sostanzialmente classica, monacale, della serie di Fleurs. Vette altissime, che fanno intravedere proprio il Battiato nascosto di Fleurs, vengono raggiunge in Uccisione del Fratello, Pozzo, e Cavalcata nel Bosco: tutte tracce brevissime, minimal ma sincopate, che lasciano immaginare il Nostro divertito, la testa fra le cuffie, in sala di registrazione, mentre si diletta a far ciò che più vuole e gli aggrada.
Tutto ciò concorre a rendere ancor più inspiegabile la ragione della RAI di far sparire tale sceneggiato, pubblicato in DVD anni ed anni dopo.
Altra colonna sonora totalmente originale è quella di Il Giorno di San Sebastiano, film misconosciuto del conterraneo siciliano Pasquale Scimeca del 1994. Neanche a dirlo, anche questa mai pubblicata ed andata perduta. Il tema del film è importantissimo, e, a sua volta, passato in sordina nella storia: molto prima dell’avvento di Mussolini in Italia, nel 1893, erano attivissimi i Fasci Siciliani, e fra le loro fila avvenne il tremendo massacro di San Sebastiano, a Caltavuturo, in cui tredici contadini, tornati dall’occupazione abusiva di alcuni terrenti del demanio, vennero trucidati da carabinieri e polizia. Ciò contribuì ad acuire il sentimento di risentimento nei confronti dei poteri statali nel territorio isolano. È sopravvissuta però la canzone dei titoli di testa: totalmente in siciliano, organo e archi, intitolata Il Giorno di San Sebastiano. Pasquale Scimeca non si fermò lì, e continuò a girare lungometraggi su tipici temi siciali, quali la novella pirandelliana Rosso Malpelo e I Malavoglia di Giovanni Verga.
Il nostro, però, ci ha preso gusto, e non ha nessuna intenzione di fermarsi. Ha visto lavorare registi capaci su soggetti capaci, e la collaborazione col poeta Manlio Sgalambro va a gonfie vele. Adora dirigere i suoi videoclip, sempre originali e bizzarri, che vengono alla fine raccolti in Dal cinghiale al cammello – The Video Collection nel 1993, in glorioso VHS, di cui posso dire di essere fiera collezionista; insomma, i tempi sono maturi per passare alla macchina da presa per il grande schermo.
Anni ’00: Franco Battiato come compositore, ma soprattutto regista. Perdutoamor, Musikanten e Niente è come Sembra
Siamo al 2004. È uscito Dieci Stratagemmi, c’è Cristina Scabbia dei Lacuna Coil come ospite e Franco Battiato si sente più creativo che mai. Da tale clima nasce Perdutoamor, primo (e miglior) lungometraggio del Nostro, scritto, diretto, e la cui colonna sonora fu assemblata da lui stesso. Il film tratta di temi in larga parte autobiografici, ambientato in Sicilia in tre filoni narrativi, in tre diversi momenti temporali: vede Corrado Fortuna, storico attore italiano collaboratore di Tornatore come il protagonista Ettore, ed il film ne rappresenta un ritratto a tutto tondo, passando dagli anni ’50 ai roaring Sixties (di cui la colonna sonora estra peculiarità quali l’hully gully delle Sonia e le sue Sorelle e lo spirito di Dalida), finendo negli anni ’70, come un Battiato in cerca di fortuna, a Milano. E’ dunque una sorta di scultura cinematografica, o, un Ulysses siciliano.
Il film fu un successo di pubblico e critica, per la sua particolarità, le belle interpretazioni, e l’originalissima colonna sonora, che vede accostamenti improbabili ma azzeccatissimi di new wave e musica classica (Hendel, Mozart, Bacalov, Berlioz e compositori moderni come Niel Sadaka e Mose John Anderson, oltre che estratti da Campi Magnetici del 2000, di Battiato). Il film, ed il brano principale della soundtrack, pubblicata per Columbia Sony Music, prende il nome da Perduto Amore di Salvatore Adamo, che fu inclusa in Fleurs 3 del 2002. Il film gli valse il Nastro D’Argento del 2003 per Miglior Regista Esordiente. Anche Manlio Sgalambro interpretò il film, e, inoltre, cantò Non dimenticar le mie parole di D’anzi-Bracchi; altro pregevole brano originale è Prigionero del Mondo del fu Moltheni, ora soltanto Umberto Maria Giardini. Insomma, l’ennesima pregevole prova del Nostro, che gli valse un glorioso ingresso come autore nel mondo del cinema italiano.
Franco Battiato non si ferma e siamo presto al 2005, con un gigantesco progetto: Musikanten. Ve lo anticipo, si tratta di un film pretestuoso e abbastanza brutto, incomprensibile visto il dispiegamento di mezzi e personalità implicate. Parliamo dei co-protagonisti: Sonia Bergamasco, fra le migliori attrici italiane, recentemente apparsa come la villain in Quo vado? di Checco Zalone, è, Marta, autrice di un documentario sui compositori, intitolato appunto Musikanten; Fabrizio Gifuni è il suo collaboratore, Nicola, attore noto per la bellissima interprtazione ne Il Capitale Umano di Paolo Virzì. Protagonista dell’opera, ossia Ludwig Van Beethoven, è nientepopodimeno che Alejandro Jodorowski, scrittore di fumetti (L’Incal, I Tecnopadri, I Metabaroni, I Borgia), wannabe regista di Dune (ne avevo parlato qui), attore, e regista di bei film come El Topo, La montagna sacra, e, creatore della psicomagia. Insomma, un’anima che ama la sperimentazione, come Franco Battiato, di cui ha più o meno la stessa età. Musikanten, però, si perde, in un intruglio mal riuscito di, appunto, psicomagia, sciamani (sì, sciamani), reincarnazioni, dialoghi surreali ed improbabili. Ciò che voleva essere un film sulla meta-musica, diventa sostanzialmente un’accozzaglia di roba che ha più dei fumetti meno belli di Jodorowski (tipo, mi duole dirlo, ma Le follie del sacro cuore disegnato da Moebius) e molto meno dell’elegenza narrativa di Perdutoamore, il cui naturalismo scientifico era perfettamente riuscito. L’interpretazione del creatore del Jodo-world come Ludovico Van di kubrickiana memoria è, però, superlativa, e salva da sola l’intero film dal prendere la pellicola e bruciarla con l’accendino. Il film fu presentato al Festival di Venezia del 2005.
La colonna sonora, però, è curata da Franco Battiato, che difficilmente sbaglia un colpo quando si tratta di musica. Eppure, pure qua, il Nostro, ha toppato. La musica è decisamente pochina e di genere non ben riconoscibile, nonché piazzata un po’ a caso. La tracklist della colonna non è mai stata pubblicata, ma nel film fu inserita una canzone presente nell’album live di Franco Battiato Un soffio al cuore di natura elettrica, Come Away Death, una pregevole ballad al pianoforte. Assente è la scheda della colonna sonora sul sito ufficiale di Battiato: una sorta di penitenza?
Eppure Franco carissimo è un vulcano di idee e nel 2007, due anni dopo, esce Il vuoto. Album stupendo, che ci fa tornare al Secondo Battiato, quello un po’ più pop e meno autoreferenziale. Di cinema non ne ha abbastanza ed è tempo di un nuovo progetto: Niente è come sembra, stavolta direct-to-video, e tratto dall’omonimo libro, presentato al Festival del Cinema di Roma. Il film fu stroncato dalla critica, senza appello. C’è Giulio Brogi che interpreta Giulio, un antropologo col pallino dell’esistenzialismo, che viene lasciato dalla moglie e si rifugia nei borghi oscuri, finendo a parlare di metafisica con degli sconosciuti. Di pregevole, nel film, c’è il suo passo: è musicale, ritmico, si passa da un’inquadratura all’altra con matematico rigore. C’è anche Jodorowski, ovviamente nei panni di un esperto di tarocchi. Qui, però, ancora, Battiato fallisce nella sua sperimentazione, ed il ritratto a tutto-tondo di Giulio risulta tristemente cervellotico. La colonna sonora è, però, di nuovo, curata interamente da lui: mai pubblicata, contiene però La Cura, La Canzone dell’Amore Perduto (classico di Dè Andre reinterpretato), Lode All’Inviolato (da Cafè de la Paix), ed una bella poesia di Sgalambro, Amici.
Anni ’10 per Franco Battiato: Temporary Road, Attraversando il Bardo e attualità
A Battiato fu dedicato Temporary Road, nel 2013, un pregevole documentario sulla sua vita e carriera, ma l’ultima fatica cinematografica, se così vogliamo dire, di Franco Battiato, è Attraversando il Bardo, un documentario esistenzialista della durata di un’ora dotato di una bellissima colonna sonora, un viaggio spirituale che va ad analizzare la morte come intesa in filosofie occidentali ed orientali; il Bardo Todol è, infatti, il testo principale della letteratura tibetana. Liberamente disponibile su YouTube.
Attualmente, al 2018, non si avevano notizie su nuovi progetti cinematografici del Nostro. Certo è, che se le voci che si rincorrono fossero vere, l’Italia perderebbe uno dei suoi più grandi artisti, che ha fatto sì, passi falsi, ma ampiamente ricompensati dai suoi gigantesci successi.
Giulia Della Pelle
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