A due anni di distanza da “Forse non è la felicità”, esce oggi – venerdì 10 maggio – “Animali notturni”, il nuovo progetto dei Fast Animals and Slow Kids.
Quinto album in studio, dunque, per i Fast Animals and Slow Kids, che sono passati, così come hanno ormai hanno già fatto diversi artisti/gruppi di origine indipendente, ad una major, la Warner Music Italy. Cambio di rotta anche per quanto riguarda la produzione, affidata a Matteo Cantaluppi, il produttore di (quasi) tutta la nuova scena musicale italiana.
“Nella vita di un’artista arriva sempre il momento in cui si pondera il compromesso – raccontano i Fask – Tutto parte da una profonda voglia di contatto con le persone ed è umanamente comprensibile. Non sarebbe bello poter arrivare a tutti con la propria musica? Non sarebbe stupendo parlare la lingua del mondo e sentirsi finalmente capiti? Assolutamente si, ma questa purtroppo è un’utopia e lo è tanto quanto una chitarra elettrica e una voce incazzata in radio nel 2019.”
La svolta “commerciale” si era già potuta intuire con il rilascio del primo singolo “Non potrei mai”, brano altamente radiofonico, ma che non manca in termini di carica ed energia tipica di Aimone Romizi e compagni. L’altra traccia estratta è “Radio Radio”, interpretata in anteprima al Concertone del Primo Maggio in piazza San Giovanni a Roma.
La band perugina avrà modo di presentare “Animali notturni” ai fan attraverso una serie di appuntamenti in-store, firmacopie, mini-live ed eventi speciali, prima di partire in tour il prossimo 24 maggio da Milano.
Ad aprire l’album è proprio la title track, sin dalle primissime battute è possibile apprezzare un suono più “pulito” rispetto a quello dei lavori precedenti: “Ma dove son finiti tutti quanti?”, rimpianti e solitudine fanno riflettere nelle notti insonni. La batteria martellante è l’elemento caratteristico anche in Cinema”: “Continuare a pensare in grande pur sapendo che non finirà come abbiamo sperato non porta a nulla e la consapevolezza di tutto questo è forse la cosa più difficile da affrontare”, i Fask raccontano così questa seconda traccia. L’impronta di Matteo Cantaluppi (già produttore di Thegiornalisti, Ex-Otago e Canova, solo per citarne alcuni) è piuttosto marcata in “L’urlo”, brano dalle spiccate sonorità anni ’80: “Questo è un urlo che io sto dedicando a te!”, ammettere le proprie colpe e chiedere scusa nella maniera più diretta possibile per provare ad essere persone migliori.
Se si è stati davvero bene, perché piangere al termine di una relazione? In “Non potrei mai” Aimone racconta proprio questa scomoda condizione, si tratta del primo pezzo dell’album a cui la band ha messo mano, ma non convinti lo hanno accantonato da parte per diversi mesi, prima di rispolverarlo, rielaborandone il ritornello. A questo punto i ritmi calano un po’ ed un articolato assolo di chitarra si prende la scena in “Dritto al cuore”, tutti possono sbagliare almeno una volta nella vita, è questo il messaggio che il gruppo vuole far trapelare in questo pezzo che rappresenta certamente una delle parentesi più coinvolgenti del progetto. Un ulteriore episodio altrettanto trascinante del lavoro è costituito da “Canzoni tristi”, brano che descrive la necessità di rifuggire dai pensieri negativi per provare emozioni diverse: “Sai per tanti anni pensavo fosse alternativo fare il punk ma oggi ho trent’anni vorrei soltanto dire quello che mi va“, nel testo anche una sorta di dichiarazione di intenti.
“Un’altra ancora” è un pezzo oscuro nato in uno periodo buio per la band: “sento che il diavolo è qua per me”, il finale è da brividi, la presenza di un male oscuro pronto ad abbatterti definitivamente, ma allo stesso tempo anche la grande determinazione per combatterlo. Il viaggio notturno attraverso le undici tracce che compongono il disco prosegue sulla stessa falsa riga del brano precedente, riecco “Demoni” più forti dell’amore che neanche la musica può aiutare a rimuovere. Non sarebbe bello poter arrivare a tutti con la propria musica? E non sarebbe stupendo parlare la lingua del mondo e sentirsi finalmente capiti? Una chitarra elettrica ed una voce incazzata per lo sfogo di “Radio Radio”, con tanto di (semi)citazione presa in prestito da Battisti (“Oh male nero tu eri spento e decadente come me”). Il pezzo chiude il cerchio S’inserisce quasi come una ballata, uno sguardo rivolto al futuro, tra scommesse ed incertezze, del resto il “Novecento” è il secolo del cambiamento.
Chissà se “Animali notturni” sarà l’album della consacrazione, intanto i Fask continuano il loro graduale processo di maturazione pur rimanendo coerenti con il proprio animo rock.
Tracklist:
Animali notturni
Cinema
L’urlo
Non potrei mai
Dritto al cuore
Canzoni tristi
Un’altra ancora
Demoni
Radio Radio
Chiediti di te
Novecento
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