Home Live Report Esotismo e libertà, Mannarino infuoca il Postepay Rock In Roma

Esotismo e libertà, Mannarino infuoca il Postepay Rock In Roma

by Luca.Ferri
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Ne ha fatta di strada Mannarino, cantautore dal timbro graffiato e l’aria apparentemente imbronciata da quando, con la sua inseparabile chitarra, si esibiva nei locali del rione Monti. Proprio lì tra i vicoli più veri della sua Roma, quella che profuma di sogni mentre si scontra con la realtà, la Roma che trasuda storia e brinda ai suoi guai, troppo bella per esserne scalfita, troppo pigra per ribellarsi. Dopo il successo dell’ultimo album Apriti cielo e del tour nei palazzetti con oltre 60.000 spettatori Mannarino è tornato nella sua città ieri al Postepay Rock in Roma per la leg  estiva di Apriti cielo tour con l’evento speciale Roma – Rio.  Dopo il doppio sold out al Palalottomatica di Roma, le triple date di Torino, Milano e Bologna, e le date esaurite anche a Napoli e Firenze, il cantautore romano ha riempito ieri l’Ippodromo delle Capannelle.

A partire dalle 18,30, in un rovente pomeriggio di inizio luglio, si è tenuta una vera festa di musica, tra suoni della tradizione romana e quelli del lontano sud America, che tanto ha ispirato l’ultimo album di Mannarino. Una maratona sonora affidata ad amici e colleghi che hanno scaldato il palco creando un’atmosfera di allegria, condivisione, divertimento a metà tra i festeggiamenti variopinti del carnevale di Rio e i cori fumosi delle taverne dei vicoli romani. Si sono alternati Mistura Maneira, una gruppo di percussionisti ispirati ai “batuqueiros” brasiliani, al Carnevale di Rio de Janeiro e alla sua tradizione. La meravigliosa Lavinia Mancusi, polistrumentista e cantante che con la sua voce e il suo violino accompa Mannarino anche durante il live. Poi sarà la volta dell’Orchestraccia, gruppo itinerante del folk-rock romano noto per una forma innovativa di spettacolo che riassume musica e teatro. Concluderà la line – up delle aperture Rogê, cantautore tra i più rappresentativi della nuova generazione di artisti della musica popolare brasiliana.

Quando il sole inizia a calare l’attesa si fa sentire, si continua a ballare sotto palco sui ritmi brasiliani e le note esotiche, ma il pubblico comincia a confluire sempre più intensamente. Una luna timida inizia ad affacciarsi, si sporge sempre di più sul pubblico fremente, fino a che, alle 22,00, è pronta per assistere allo spettacolo, bella e calda risplende nel suo chiarore alta sulla folla. Le luci si abbassano e come un canto di sirene si alzano le voci superbe di Simona Sciacca e Lavinia Mancuso, le splendide coriste che accompagnano Mannarino. Alessandro entra con la solita aria tra timorosa e sorpresa, gli occhi brillano nel riflesso della sua gente che lo accoglie con un boato.

Sul palco una carovana di 11 musicisti e polistrumentisti con oltre 30 strumenti provenienti da tutto il mondo. Percussioni e batteria del brasiliano Mauro Refosco, le chitarre di Alessandro Chimienti, che in questa occasione suona anche guitalele, banjio, chitarra portoghese e ronroco, la chitarra classica, cavaquinho e sitar di Paolo Ceccarelli; e poi ancora basso e contrabbasso, tastiere, fisarmonica, sax, tromba, flauto traverso e flicorno, ma anche flauti indiani, shalumeau e duduk armeno. Un’orchestra multiculturale, un tripudio di sonoritá che innescano un viaggio melodico tra  blues, stornelli, sudamerica, folk, fino a sfociare in nuovi arrangiamenti che sfiorano elettronica e dance, come nella versione remixata di Quando l’amore se ne va, in una veste insolita per Mannarino ma che esprime grande ricerca e sperimentazione. Affida proprio a Roma l’apertura, pezzo estratto dall’ultimo album, Apriti cielo. Questo ultimo lavoro è il risultato di un grande cambiamento, i lunghi viaggi del cantante in Sud America, la manifesta passione per quelle sonoritá, ma anche i numerosi live, sembrano aver sciolto Mannarino sul palco.

Rispetto agli esordi, quando era spesso bloccato su sgabelli e da una sorta si riservatezza reverenziale, ieri ha tenuto il palco con disinvoltura e intensità. Tra pezzi storici e altri estratti dall’ultimo disco, Alessandro si muove sul palco, si avvicina alle estremità, cerca gli occhi del pubblico, incita e ride, ride come non mai, ride con quella tipica solarità di chi ha imparato a conoscere se stesso, di chi sa che quel pubblico c’è sempre stato, anche quando non c’erano i media, ride perché sa che con loro può essere se stesso. Sembra proprio festeggiare questa nuova consapevolezza e lo fa con un tripudio di colori, invitando il pubblico a sventolare le bandiere di tutte le nazionalità perché lo scambio è conoscenza e la conosce avvicina. “Sono felice di questa sera, c’è aria di libertà come la leggenda delle farfalle, si dice che se battono le ali nell’oceano creano una reazione a catena che provoca un uragano, queste bandiere che sventolano stasera muovono l’aria e possono creare un uragano”.

I testi di Mannarino sono sempre stati ricchi di messaggi sociali e politici, che tendono a difendere l’integrità umana al di lá di colori o tendenze; i suoi personaggi sono presi spesso dai margini della società, una commedia dell’arte tra diseredati e i reietti, santi e puttane, peccatori e vittime sociali. Ma come ha raccontato ieri, in una delle numerose conversazioni con il pubblico, ora è uscito da quel “bar della rabbia” da dove tutto è iniziato, ha salutato gli avventori con i quali divideva il tavolo, dal pagliaccio, a osso di seppia, alla strega, tutte maschere prese dalla società e diventare i protagonisti dei suoi testi. “Ho capito che quella ribellione che finiva in una risata amara intorno ad un tavolo doveva uscire da quel bar della mia coscienza e diventare qualcos’altro, di condiviso e di produttivo”. Non manca neanche un ironico e provocatorio appello al sindaco di Roma: “Meno preti e più prati”, un motto eloquente, contro le convenzioni vuote imposte dalla società, dalla religione o dal business in favore dei valori veri e dei doni preziosi della terra. Due ore piene di concerto a ripercorrere pezzi storici come Osso di Seppia, Gli animali, Tevere Grand Hotel, Fatte bacià, Statte zitta, Me so ‘mbriacato, Scendi giù, , alternando brani estratti dall’ultimo disco come Apriti cielo, Babalù, Arca di Noè, Le rane.

Balli infuocati e cori fortissimi del pubblico in pezzi come Scetate vajò, Bar della rabbia, Serenata lacrimosa, un boato festoso che sovrastava il cantante, che spesso rimaneva fermo in adorazione commossa e felice, girando il microfono e lasciando fare. Sceglie di chiudere su due pezzi che parlano di donne, quelle che lo hanno fatto uscire da quel “bar della rabbia”, dal chiuso della coscienza che non condivide le sue battaglie: Maddalena e Marilù, mentre l’explicit, significativo, è affidato a Vivere la vita. L’atmosfera era quella giusta per ogni live che si rispetti, euforia e tenerezza, divertimento, empatia, lacrime, sorrisi. Mannarino sembra aver raggiunto una maturità personale e artistica che si esprime in una impellente esigenza di raccontare, denunciare, comunicare in uno stile personale dall’intensa forza evocativa tra  drammi comuni e ideali assoluti, sogni decadenti e speranze romantiche.

Foto di Giusy Chiumenti

Live Report di Sabrina Pellegrini

 APRITI CIELO TOUR ESTATE 17

1 luglio a Molfetta (BA) (Banchina San Domenico), 6 luglio a Roma (Ippodromo delle Capannelle). 8 luglio a Pistoia (Pistoia Blues Festival), 9 luglio a Villafranca – VR (Castello Scaligero), 11 luglio a Collegno – TO (Flowers Festival), 12 luglio a Genova (Arena del Mare), 15 luglio a Riola Sardo – OR (Parco dei Suoni), 16 luglio a Barolo – CN(Collisioni Festival), 18 luglio a Salerno (Arena del Mare), 19 luglio a Chieti (Anfiteatro La Civitella), 21 luglio a Perugia (Arena Santa Giuliana), 22 luglio a Cattolica – RN (Arena della Regina), 16 agosto a Gallipoli – LE (Parco Gondar), 18 agosto a Noto – SR (Scalinata Cattedrale c/o Piazza Duomo), 19 agosto a Soverato – CZ (Summer Arena), 23 agosto a Marina di Castagneto – LI (Marina Arena Bolgheri Festival),25 agosto a Macerata (Sferisterio), 31 agosto a Palermo (Complesso Monumentale Castello a Mare), 1 settembre a Taormina – ME (Teatro Antico) e il 3 settembre a Treviso (Home Festival).

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