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Epo – Enea [Recensione]

by InsideMusic

 

Enea è un nome con cui tutti prima o poi abbiamo avuto a che fare. La sua storia è una grandissima metafora di come anche da grandi crisi si possa provare ad andare avanti, a salvare quanto c’è ancora di buono. Gli Epo hanno deciso di affidare al loro ritorno discografico il nome e in qualche modo la metafora dell’eroe Virgiliano. Enea (il disco) infatti, in uscita con Soundfly, segna il ritorno sulle scene di Ciro Tuzzi e soci a distanza di quasi quattro anni da Serpenti, l’ep che segnò una transizione rispetto alla prima produzione discografica della storica band indie-rock napoletana. È la stessa band a spiegare il perché di questo titolo per l’album “ …abbiamo scelto il titolo ENEA perché ha rappresentato per noi un viaggio lungo quasi 3 anni, partito dalle spiagge leccesi e terminato a Roma, anche se il cuore di tutto questo tortuoso percorso è stato sicuramente Napoli e la sua lingua…

 In mezzo c’è stata la pubblicazione di “Appriesso ‘e stelle” che ha lasciato presagire alcuni dei caratteri di quello che poi è diventato un album di undici brani che si muovono nelle classiche tinte scure della scrittura di Ciro, accompagnato da Michele De Finis alla chitarra, Gabriele Lazzarotti al basso, Jonathan Maurano alla batteria e Mauro Rosati alle tastiere. Ad impreziosire la formazione storica della band napoletana anche le incursioni ai fiati di Roy Paci e gli archi di Rodrigo D’Erasmo.

L’Enea degli Epo viaggia di notte, viaggia nel buio dei suoi sensi di colpa, sfidando i fantasmi che ognuno di noi si porta dentro e che brano dopo brano cerca di esorcizzare seguendo il sentiero indicato dalle stelle. La luce nel disco degli Epo è spesso una luce riflessa, quella del proprio partner o di sé stessi in diverse fasi della nostra vita. Enea naviga segna guardarsi dietro, provando a mettere una distanza reale tra il futuro ed il passato con un presente che non fa sconti verso i propri errori, come lasciare una Troia distrutta che rappresenta la propria vita precedente fino a fondare una nuova città, una Roma simbolo di una vita diversa. Una voglia di ricominciare di qualcuno che viaggia con la neve in tasca e una pietra nel cuore. Quello che cerca non ha ancora un nome, ma è la stessa voglia di cercare che muove tutti noi verso il nostro domani.

Il domani degli Epo è fatto di un disco che a tratti assomiglia ai loro lavori precedenti, specialmente alla fase che è venuta prima di Serpenti, ma che è anche il loro marchio di fabbrica, capace di fargli concepire brani importanti per la musica napoletana e non solo. La scelta del dialetto ha contribuito alla musicalità di molti brani ed anche alla loro profondità. Se c’è una cosa che non è mai mancata alla scrittura di Ciro Tuzzi è il pathos, proprio di chi riesce ad affondare le mani dentro i propri punti deboli, in un vero e proprio rito di espiazione musicale.

Enea è un po’ tutto questo ma non solo, perché ci in ogni viaggio degno di questo nome si attraversa tutto lo spettro delle emozioni, ed anche in questo album una volta arrivati all’ultimo brano ci si sente addosso il sudore, la stanchezza ma anche quella sensazione di vuoto che preannuncia un nuovo inizio. Un disco che è fatto di gioia ma anche di dolore, di ricordi ma anche di futuri immaginati, di persone care e di persone sbagliate a partire proprio da noi stessi.

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