Nato a Napoli il 24 maggio 1900, fosse ancora vivo Eduardo De Filippo avrebbe avuto 119 anni e possiamo solo immaginare a quanto si sarebbe spinto il suo genio artistico se fosse arrivato ad una simile età. Attore, sceneggiatore, drammaturgo, regista, poeta e infine senatore, Eduardo De Filippo ha passato un’esistenza piena sempre in prima linea nella sfera artistica italiana.
La gioventù di Eduardo de Filippo
Il suo legame con il teatro s’instaura subito fin dalla giovane età; ciò è dovuto in buona parte ai mestieri dei suoi genitori in questo ambito. Il padre Eduardo Scarpetta (commediografo e attore) e la madre Luisa De Filippo (una sarta addetta ai costumi teatrali), lo faranno crescere nell’ambiente teatrale e la sua prima performance sul palcoscenico avverrà a soli quattro anni al Teatro Valle di Roma, durante la rappresentazione in scena di “La Geisha”. Nel 1912 va a studiare al Collegio Chierchia, in cui il giovane Eduardo comincerà ad appassionarsi alla scrittura in particolare delle poesie, continuando però la sua carriera d’attore.
Dopo la fine della Prima Guerra Mondiale, servirà come militare di leva presso un regimento di Bersaglieri e durante questa esperienza il comando gli darà l’ordine di mettere in scena piccoli spettacoli per gli altri soldati. Continuando la sua carriera si comincia a delineare il tipo di artista che diventerà: autore ma anche attore dei suoi spettacoli,severo e molto attento ai dettagli sul lavoro anche nelle relazioni con gli altri.
Nel 1926 va in scena al Teatro Fierentini “Uomo e galantuomo” (opera scritta da De Filippo nel 1922 con il titolo “Ho fatto il guaio? Riparerò!”). In questa commedia vengono alla luce certe costanti in numerosi suoi lavori, come ad esempio il tradimento e la pazzia.
Il periodo de “I De Filippo” e la “Compagnia di Eduardo”
Nel 1928 si sposa con l’americana Dorothy Pennington (soprannominata “Dodò”) e nel frattempo continua a lavorare per varie compagnie, non solo quella del fratellastro, con la quale è rimasto per parecchi anni. Ma nel 1931 decide di fondare la propria compagnia teatrale chiamata “I De Filippo”, affiancato dai fratelli Titina e Peppino. Qui inizia un periodo molto fecondo per la sua carriera di commediografo, dati i vari lavori scritti in questi anni. Tra i più importanti vanno citati sicuramente “Chi è cchiù felice ‘e me?” (1932) e “Natale in Casa Cupiello” (1931), quest’ultimo in particolare è stato duro da scrivere per Eduardo (lui stesso ammise che gli ci vollero quattro anni), per poi essere mandato in scena il giorno di Natale dello stesso anno. In seguito gli apportò molte modifiche fino al 1934, infine De Filippo arriverà alla stesura definitiva facendolo diventare un capolavoro acclamato da critica e pubblico.
Con il successo di “Natale in Casa Cupiello”, Eduardo si dedica anche al cinema contribuendo alla lavorazione di vari film, come ad esempio “Il cappello a tre punte” (1934) e “Quei due” (1935). Nonostante però questo periodo prolifico per i fratelli, tra i due maschi dei tre vi sono spesso litigi e dissapori che porteranno la compagnia a sciogliersi nel 1944 in piena Seconda Guerra Mondiale e sfortunatamente il conflitto tra Eduardo e Peppino continuerà fino alla fine dei loro giorni.
L’anno dopo fonderà la “Compagnia di Eduardo”, portando in scena un’altra sua opera molto prolifica per l’autore ovvero “Napoli milionaria”. De Filippo riuscirà ad unire sapientemente commedia e tragedia, raccontando le vicende di una famiglia napoletana in lotta contro la fame, la violenza e la disgregazione del nucleo familiare.
Senatore a vita e in lotta per i giovani
Eduardo continua a scrivere numerosi lavori sia per il cinema che per il teatro. Tra le commedie più prolifiche troviamo “Le bugie con le gambe lunghe” (1947), “Le voci di dentro” (1948), “Sabato, domenica e lunedì” (1959), “Il Sindaco del rione Sanità” (1960) e “Gli esami non finiscono mai” (1973). A livello cinematografico lavorò come attore, regista e sceneggiatore, portando anche trasposizione delle sue commedie in scena; ad esempio “Napoli milionaria” (1950) e “Filumena Marturanu” (1951). Collaborando con registi del calibro di Vittorio De Sica e Roberto Rossellini, due dei pilastri del Neorealismo Italiano, e con Sophia Loren, attrice rinomata in tutto il mondo e vincitrice di due Premi Oscar (nel 1962 nella categoria Miglior Attrice Protagonista per “La ciociara”, diretto dal già citato De Sica, e nel 1991 alla carriera). Inoltre tra le sue più care conoscenze vi è inoltre Pier Paolo Pasolini, con il quale avrebbe dovuto girare un film “Teo-Porno-Kolossal”.
La sua fama accresce sempre di più che nel 1981 ottiene la Cattedra all’Università La Sapienza in Drammaturgia. Per poi essere eletto Senatore a vita dal Presidente della Repubblica Sandro Pertini. Nonostante queste grandi onoreficenze e vari dolori che lo perseguiteranno per tutta lavita, Eduardo continua a prodigarsi per i più giovani e per mantenere attivi vari teatri come ad esempio il Teatro San Ferdinando di Napoli. Si occuperà in particolare dei ragazzi nei carceri minorili, cercando di fornirgli un aiuto attraverso il teatro, così come faceva lui stesso nella sua vita affiatata e intensa: usarlo come forma di anestesia e traquillità.
“‘a vita è tosta e nisciun’ t’aiuta ma una vota sola, pé puté di’:”t’aggio aiutato”.“
Una delle frasi più celebri dell’artista e che racchiude appieno la sua esistenza nell’arco di ben ottantaquattro anni. Morì a Roma il 31 ottobre, lasciando un vuoto incolmabile nell’ambito artistico italiano e non solo.
Eduardo De Filippo è possibile circoscriverlo in una sfera? E’ possibile scrivere la sua vita su una linea retta che va da un punto A a un punto B? Per quest’uomo assolutamente no.
Molti vicino a lui asseriscono che fosse un uomo si generoso verso gli altri ma anche duro e preciso quando si tratta di lavoro. Fa tesoro della sua vita e delle sue esperienze in gioventù, difatti all’inizio numerose sue opere vengono scritte in napoletano per poi adattarsi ad un linguaggio più colto e formale, ma senza mai dimenticare chi fosse veramente. Cerca nelle sue opere di coinvolgere un largo pubblico, non per offrire un mero intrattenimento o spettacolo tragico, bensì per dare molti spunti di riflessione sulla vita in cui gli spettatori si sarebbe dovuti interrogare.
Fonde egregiamente commedia e dramma, puntando su temi quali l’ipocrisia della società, la vendetta, la lotta delle famiglie per il loro valore culturale.
Un uomo senza limiti o confini, spinto ad analizzare tutte l’emozioni dell’animo umano: la compassione, la gentilezza, la rabbia, la felicità,ecc. Eduardo fu un’artista che dedicò tutta la sua energia vitale all’arte: con la mente di uno scrittore, con il cuore di un poeta e con il corpo di un attore.
Francesco Fabrizi
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