Gli artisti che prematuramente muoiono hanno sempre uno status di leggenda. J Dilla, morto a trentuno anni nel 2005, è fra questi. Donuts è la sua eredità.
I loro ultimi dischi hanno sempre un’aura di previsione, un qualcosa che avvertiva l’ascoltatore che sarebbero morti o che sapevano di dover morire. Ma un disco in particolare, prodotto da uno dei migliori producer di sempre, James” J Dilla” Dewitt Yancey, è rimasto nel cuore degli ascoltatori a causa delle sue particolarità: “Donuts“.
Partiamo dal 2004: dopo un tour con Madlib, Dilla si sottopone a degli esami medici, in cui gli viene diagnostica una grave forma di Lupus. Continua a lavorare ininterrottamente, ma a causa di lunghe pause mediche è costretto a ridurre il carico di lavoro. L’idea di Donuts gli sovvenne durante un soggiorno ospedaliero prolungato, nell’estate del 2005. James sapeva che gli rimaneva poco da vivere e ha creato il concept di un album assolutamente immortale.
Ventinove delle trentuno tracce dell’album furono composte completamente in ospedale, tramite un campionatore Boss SP-303 e un piccolo lettore vinile da 45 giri.
Le sue condizioni fisiche peggiorarono molto velocemente: le gambe sempre più gonfie gli impedivano di camminare agevolmente. Stessa sorte toccò anche alle mani, tanto che nelle sessioni di lavoro dovette chiedere più volte alla madre di massaggiargli i polpastrelli e le mani per riuscire a finire il lavoro. Inoltre , oramai, J Dilla non riusciva neanche più a parlare molto bene, a fronte di ciò decise di usare l’album per comunicare.
James finì Donuts in ospedale nell’Ottobre del 2005, ma per problemi interni tra la EMI e la Stone Throw Records, l’album uscì il 7 Febbraio del 2006, il giorno del suo trentaduesimo compleanno. Tre giorni dopo aver visto il suo album pubblicato, il giovane producer morì a causa di un arresto cardiaco. La sua morte lascia un grandissimo vuoto nel mondo dell’hip hop, ma al contempo lascia Donuts, la sua eredità musicale.
Donuts è un album instrumental, ricco di messaggi, dedicati a fan, familiari e amici, ma soprattutto rivolti al mondo della musica in generale. Le lyrics della tracce sono state create usando le voci dei cantanti le cui canzoni sono state usate come sample.
Il disco inizia con l’outro e finisce con l’intro, rendendo l’album stesso un loop infinito, ricordando sia una ciambella, una donut, sia una voglia di essere riprodotto continuamente. Le tracce sono trentuno, come l’età di J Dilla durante la composizione dell’album.
Artwork e tracklist di Donuts di J Dilla
1 Donuts (Outro)
2 Workinonit
3 Waves
4 Light My Fire
5 The New
6 Stop!
7 People
8 The Diff’rence
9 Mash
10 Time: The Donut of the Heart
11 Glazed
12 Airworks
13 Lightworks
14 Stepson of the Clapper
15 The Twister (Huh, What)
16 One Eleven
17 Two Can Win
18 Don’t Cry
19 Anti-American Graffiti
20 Geek Down (Donuts)
21 Thunder
22 Gobstopper
23 One for Ghost
24 Dilla Says Go
25 Walkinonit
26 The Factory
27 U-Love
28 Hi.
29 Bye.
30 Last Donut of the Night
31 Welcome to the Show
Ogni traccia contiene dei messaggi nascosti, alcuni veramente indecifrabili, altri molto chiari, che sono stati trovati dai fan e dagli ascoltatori.
Nella seconda traccia ”Workonit”, Dilla chiede di comprare e ascoltare l’album, di sistemare e di lavorare su di esso e di salvarlo; in questo caso non si capisce se James si riferisse all’album o a sé stesso. La traccia “Waves” contiene un messaggio al fratello Johnny, in arte “Illa J” (che seguirà le orme del fratello), chiedendo di fare qualcosa, probabilmente di continuare ciò che lui aveva iniziato musicalmente. In “Stop!”, traccia emblematica proprio per il suo contenuto, James fa iniziare il tutto con la frase “Is Death Real?” continuando con un avvertimento:
“Mmm, you’re gonna want me back in arms
You’re gonna need me, one day”
e con una riflessione, ovvero quella di fermarci e pensare a ciò che stiamo facendo della nostra vita.
In “People” si rivolge ai fan, chiedendo loro di resistere ed essere forti dopo la sua morte; inoltre è curioso l’uso di un respiro in sottofondo che verso l’inizio del verso “My people…Hold on” si interrompe e si fa più affannoso, per poi ricominciare. Come il respiro di J-Dilla durante la malattia.
Siamo a “The Diff’rence”, Jay Dee ci avverte che in futuro potremmo sentire la differenza senza di lui:
“You will see the diff’rence, The diff’rence”.
“Don’t Cry” è un messaggio per la madre, alla quale chiede di non piangere poiché non riesce a sopportare l’idea che la donna che gli è stata accanto per tutta la malattia pianga per la sua dipartita. La traccia “Anti American Graffiti” sembra essere un dialogo sulle sue condizioni mediche, sulla sua morte e su quello che sta accadendo, oltre ad essere una domanda posta a se stesso:
“They need to find another way for people I talk to,
Oughta know, who is gon’ take the responsibility nigga”
“Donuts” rimane un album senza tempo, un mistero e al tempo stesso il lavoro in cui James ha riversato tutto se stesso, rendendo l’album una parte di sé, intriso della sua anima e della sua passione per la musica. J Dilla completò il lavoro con la morte in mente, e con un’ultima curiosità lascio a voi il piacere di provare a trovare altri messaggi nascosti.
Quando James aveva delle procedure mediche, avendo un rapporto stretto con la madre, svilupparono un rito: si davano il Cinque. Il giorno prima della sua morte, J Dilla volle farsi dare il cinque della madre, lei non capì il perché di questo gesto, e lo lasciò perdere per tutto il giorno, finchè non cedette alle richieste del figlio. Dopo aver dato il cinque alla madre disse: “Era questo che volevo, siamo insieme in tutto questo, è tutto apposto. Tu starai bene, ti prometto che andrà tutto bene.”
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