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Different Times – la recensione del sognante ritorno dei Giardini di Mirò

by InsideMusic
Different Times

I Giardini di Mirò, storica band Post Rock nostrana, tornano finalmente sulle scene con un lavoro di ottima fattura. Dopo una carriera lunga vent’anni ricca di ottimi capitoli musicali e grandi proposte artistiche non è facile continuare a sfornare materiale di qualità.

A quanto pare, però, la band di Cavriago (o orchestrina rock, potremmo dire, vista la ben folta formazione che vede schierati ben sei elementi) ha ancora molto da dire nonostante la lunga carriera.

Di fatto con Different Times, album rilasciato il 30 Novembre 2018 sotto l’egida della 42 Records, l’atmosferico complesso si mostra capace di dar vita ad un prodotto di ottimo livello, fresco, orecchiabile, elaborato in maniera opportuna ed assolutamente godibile.

La musica d’atmosfera, si sa, difficilmente riesce a rendersi di difficile ascolto o comprensione, considerato lo scopo primo di base che vede le creazioni artistiche porsi l’obiettivo, chiaro, di calare l’ascoltatore in scape sonore sognanti, trascinanti e profondamente immersive già al primo impatto.

Meno facile è riuscire ad inserire, in questo contesto, elementi in grado di rendere ogni pezzo perfettamente distinguibile dal precedente, ricco di personalità e dotato di un proprio piglio. Poche le band, nella storia del genere, in grado di farlo. Su tutte troviamo mastodonti dell’ambito come God Is An Astronaut e Mogwai.

Proprio questi due nomi sono quelli che ci vengono in mente, principalmente, durante l’ascolto di Different Times. Album, specifica necessaria, non strumentale nella sua completezza ma ben si in gran parte cantato (ottimamente, direi). L’utilizzo assiduo della voce spicca, tra l’altro, come primo degli elementi assolutamente personali e distintivi rispetto ad un genere che predilige, nella sua stragrande maggioranza, esecuzioni di stampo strumentale.

In Different Times non solo troviamo sognanti sonorità atmosferiche, indotte da delicati tocchi di chitarra clean e sovrapporsi di tastiere ma anche sprizzate di Dream Pop dall’estrema cantabilità o contesti musicali esplosivi e trascinanti dotati di grande impatto emotivo.

Proprio God Is An Astronaut e Mogwai, nella loro carriera, sono stati in grado di trovare una propria personalissima via attraversando gli elementi musicali precedentemente elencati e portandoli alla loro massima espressione.

Different Times

I Giardini di Mirò vanno quindi a coglierli, impreziosendoli in modo del tutto personale e riuscendo a renderli propri.

Tra i fiori all’occhiello dell’album troviamo la lunga ed elaborata title track Different Times, pezzo di otto minuti variegato ed immersivo che vede alternarsi svariate fasi dolci e posate, dove la melodia prende il controllo della situazione, a muri sonori fatti di esplosive chitarre e tastiere, ben condotti da una batteria chiara, scandita e limpida.

Altro pezzo notevole, tanto per la durata quanto per la strutturazione, è Fieldnotes, traccia questa volta cantata che non solo riprende gli elementi stilistici della opener ma va ad aggiungere, in chiusura, una chiara vena noise portando l’album ad un esaurimento dominato da disturbanti e saturi feedback strumentali.

Estremamente interessanti sono anche i momenti dell’album maggiormente vicini alla vena Dream Pop come Void Slip e Under, pezzi dalle ritmiche andanti contrapposte a solide stratificazioni strumentali, muri veri e propri di chitarre e tastiere che vanno a supportare una voce pacata, trascinata, estremamente effettata e supportata da elementi corali (vengono in mente gli Slowdive o i Mogwai della stupenda Party in The Dark).

Failed to Chart è un episodio particolare, un lento dalla vena estremamente elettronica dove un leggiadro e accennato intrecciarsi di chitarre, tastiere, basso ed elementi ritmici appena udibili si pongono come sfondo a un parlato che si distende nei due minuti e mezzo di riproduzione.

Con Pity The Nation sembra di avvertire una discreta strizzata d’occhio di natura Wilsoniana (in special modo primi Porcupine Tree e primi due lavori da solista, Insurgentes e Grace for Drawning).

Don’t Lie è un pezzo dalle sonorità solenni e piene che vede la collaborazione della bravissima vocalist Adele Nigro mentre, invece, con Landfall, torniamo su panorami strumentali estremamente cari ai God Is An Astronaut di Age of the Fifth Sun.

In conclusione, con Different Times i Giardini di Mirò si confermano come una delle migliori proposte della scena post rock Italiana, garantendo musica dalla qualità indubbia e attenta, in maniera viscerale, al panorama internazionale tutto, risultando così vendibile anche su un mercato estero che spesso sembra snobbare le proposte italiche.

Un album sognante, ricco, estremamente scorrevole e, soprattutto, sviluppato in una serie di canzoni dotate ciascuna di una chiara personalità così da poter entrare dritte nelle menti (e nei cuori) anche degli ascoltatori più esigenti, alla ricerca di un post rock non troppo uguale a se stesso in tutte le sue fasi e dotato di piccoli elementi di imprevedibilità.                                      Voto 7.5

Lorenzo Natali

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