Sono trascorsi esattamente dieci anni da quell’8 settembre 2009, giorno in cui tutta l’Italia ha appreso la notizia della morte di Mike Bongiorno, il re dei quiz e dei presentatori, stroncato da un improvviso infarto a Montecarlo, all’età di 85 anni.
Dieci anni fa avevo soltanto 13 anni, eppure ricordo perfettamente il momento in cui ho saputo che era venuto a mancare uno dei personaggi più influenti della televisione italiana. Ero in vacanza all’estero con i miei genitori e mia madre, che era venuta a conoscenza della notizia tramite Facebook, ha informato me e mio padre.
I miei genitori, così come tutti gli italiani, erano molto dispiaciuti per la sua morte. Mike, che portava sulle spalle una carriera lunga ormai 50 anni, era entrato nelle case degli italiani diventando quasi un componente della famiglia. Era capace di far ridere adulti, giovani e bambini, tenendo genitori e figli uniti davanti al piccolo schermo per guardare i suoi programmi e i suoi quiz.
Mike Bongiorno è un pilastro della televisione italiana, un pezzo di storia, un’icona che è rimasta impressa non solo nella mente delle persone della sua generazione, ma anche dei più giovani. Chi, tra i miei coetanei, non ricorda il suo famoso Allegria!, che l’allegria la trasmetteva veramente, o le sue gaffes? Chi non ricorda della povera signora Longari che “gli era caduta sull’uccello”? (Anche se la signora in questione pare aver smentito tutto!)
Mike ha unito sia intere generazioni che il nostro paese, parlando la stessa lingua agli spettatori del nord e del sud in un periodo storico in cui ancora si parlavano soltanto i dialetti. Allo stesso modo, oggi, a dieci anni dalla sua scomparsa, è riuscito ad unire Rai e Mediaset, reti televisive da sempre in conflitto. Oggi, il Mike’s day, la programmazione è interamente dedicata al suo ricordo: speciali e interviste dalla mattina alla sera, su tutte le reti Rai e su tutti i canali della tv commerciale.
La comunicazione e la semplicità erano i suoi punti di forza; i suoi programmi, anche i migliori, come Lascia o raddoppia e Rischiatutto, non erano niente senza la sua presenza. Umberto Eco, padre dei media e della comunicazione, ha scritto un libro proprio sul suo modo di comunicare, dal titolo “Fenomenologia di Mike Bongiorno”. In questo testo si chiedeva quali fossero i motivi di tale successo, dato che Mike, in fondo, era un conduttore estremamente semplice. E’ arrivato alla conclusione che proprio questa era la chiave: analizzando le sue tecniche di comunicazione ha compreso che la sua popolarità era dovuta ad una “mediocrità assoluta”, tale da far sì che il pubblico potesse immedesimarsi facilmente e rimanere in sintonia con lui.
Claudia Pasquini

Sempre alla ricerca di nuove serie TV da divorare, quando non è a casa davanti a Netflix riempie le serate di musica tra un concerto e l’altro da raccontare.