I Canova sono certamente una delle band rivelazione del 2017: il loro album d’esordio “Avete ragione tutti” uscito nell’ottobre del 2016 per Maciste Dischi, ha ricevuto ottimi riscontri di critica e pubblico, e il gruppo ha portato le sue canzoni in giro per l’Italia in un lunghissimo tour estivo partito il 27 maggio dello scorso anno al Mi Ami Festival. Centotredici concerti all’attivo, e adesso l’ambitissimo palco del Concertone del Primo Maggio di Roma. Scambiamo quattro chiacchiere anche con loro nel backstage del palco di San Giovanni.
“Avete ragione tutti” è un disco contenente nove tracce che descrivono la nostra generazione, libera e diretta, che spesso viene descritta ed etichettata come di “discotecari”, “svogliati”, “parcheggiati a casa dei propri genitori”. Una generazione in declino, insomma. In che modo vi collocate in questo panorama voi quattro?
Non lo sappiamo cosa siamo ed in cosa rientriamo, sicuramente la musica ed i concerti stanno portando un po’ ad unire la nostra generazione e son sicuro che ci sarà una conseguenza nella società e spero anche nelle scelte politiche.
Nella vostra esplosione il web è stato quasi determinante. A proposito di disagio generazionale, non pensate che ci stiamo lasciando un po’ schiavizzare da tutta questa tecnologia? E lo spazio per quel rito magico che era aprire un CD, metterlo in uno stereo, lasciarlo andare e – nel frattempo – passare il tempo con gli amici nella stessa camera a leggere i bookletters insieme, da cosa lo stiamo facendo rimpiazzare?
Noi siamo cultori degli anni 60 e 70 e ci piace ascoltare musica in vinile ma i tempi cambiano e bisogna stare al passo. Sicuramente ora è tutto molto più veloce quindi quest’anno si ascolta la musica in un determinato modo, magari l’anno prossimo cambieranno i supporti.
Pensate che questa maggiore velocità e facilità nel fruire la musica la stia portando a perdere di valore, non soltanto dal punto di vista economico ma anche da come viene concepita dalle persone?
Siamo la testimonianza di questo cambiamento, quasi inaspettatamente il nostro primo disco è durato praticamente due anni e sta durando ancora. Secondo me, quindi, a cambiare sono i supporti e non il pensiero delle persone nei confronti delle canzoni e della musica.
Considerando il contesto lavorativo, cosa ne pensate delle persone che ritengono la musica non un lavoro, bensì un hobby, fruibile anche gratuitamente (ad esempio il caso Spotify scoppiato recentemente)?
In realtà in questo momento, almeno nel nostro caso e di molti amici, c’è tanto supporto da questo punto di vista. A noi non è mai capitato che ci rivolgessero la famosa domanda, chiedendoci di cosa ci occupassimo nella vita. Poi chiaramente dipende quanto dimostri di poter fare esclusivamente questo. È giusto che coloro i quali svolgono delle tipologie di attività più pesanti possano concepire la musica come una forma di intrattenimento per liberare la testa e trovare spunti di riflessione. L’importante è prender coscienza di ciò che si sta facendo, personalmente noi viviamo di musica.
Si è da poco concluso un tour di oltre cento date sparse un po’ per tutta la Penisola. Voi Canova avete in cantiere un nuovo progetto discografico?
Sicuramente, stiamo scrivendo canzoni nuove ed inizieremo a registrare tra qualche mese. Ovviamente con la nostra etichetta indipendente Maciste Dischi, senza ansie e senza sederci da nessuna parte. Quindi ripartiamo da zero con un nuovo disco di canzoni.
A cura di Fabiana Criscuolo
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