Era il 23 marzo quando i Baustelle hanno annunciato il loro ritorno – seppur l’assenza sia stata minima – sugli scaffali dei negozi di musica con “L’amore e la violenza Vol.2”, e relativo tour. Noi siamo stati presenti alla tappa napoletana, e abbiamo registrato il tutto, Venerdì 20 aprile, a Casa della Musica.
Un inizio anticipato da Francesco de Leo, artista di punta del roster di Bomba Dischi, in promozione col suo nuovo lavoro da solista, dopo un passato con L’Officina della Camomilla, e la presentazione del singolo Muse. Le sue canzoni e suoi testi hanno un impatto comunicativo non immediato ma suggestivo, denso di immagini apparentemente sconnesse, surreali e sognanti che solo un ascoltatore ben disposto può afferrare. Anche il suo timbro è particolare, con quel groove da adolescente problematico, sintomatico di una parentesi di vita che – seppur chiusa – non riesce a non lasciar trasparire nei suoi testi e nella sua presenza sul palco. Ma a Francesco va dato atto del fatto che – nonostante sicuramente poco noto al target di pubblico presente in sala – ha comunque rotto il ghiaccio e iniziato a riscaldare gli animi. In Italia troppo spesso si tende a dare poca importanza agli open-act, sono così lontani gli scenari oltremanica in cui i Muse (rock band che non ha bisogno di capture o descrizioni) ha aperto tutte le date del tour degli U2.
Dopo circa una ventina di minuti dall’esordio di de Leo, ecco i beniamini del pubblico che fanno un ingresso in grande stile: un Bianconi che – recatosi al Sud e ai suoi 29 gradi degli ultimi giorni – ha deciso di riporre sulla sedia la sua pelliccia maculata ed esibirsi con una eccentrica camicia sbottonata, accompagnato da una splendida Rachele in tallieur e bombetta e ben otto elementi sul palco. Oltre alla formazione originale composta da Francesco Bianconi (voce, chitarre, tastiere), Claudio Brasini (chitarre) e Rachele Bastreghi (voce, tastiere, percussioni); vede la partecipazione di Ettore Bianconi (elettronica e tastiere) producer, il quale aveva già messo in musica il libro dello stesso fratello Francesco “Il regno animale”, Sebastiano de Gennaro (percussioni), Alessandro Maiorino (basso), Diego Palazzo (tastiere e chitarre) degli Egokid e Andrea Faccioli (chitarre).
Inizia così il live con “Violenza” quasi title track degli ultimi due lavori, anche se – Bianconi lo promette – pur parlando di Amore e Violenza, i testi sono quasi esclusivamente rivolti all’amore, ma ci sarà spazio anche per la Violenza. Si preannuncerà il Vol.3? Staremo a vedere. Si continua con quattro singoli del nuovo album, di cui “Lei malgrado te” e “Veronica, n.2” sono intervallati da una pausa con vol.1 scandita da “Amanda Lear”. E così giù per tutto l’album, tra hit e pezzi più nascosti. Una delle caratteristiche che balzano subito all’occhio è la spaccatura del pubblico, raramente così netta come in questo caso, per i Baustelle, un prontissimo parterre di fan storici fanno da ombra al più corposo movimento di “ultimi arrivati”, i quali li senti infiammarsi su “Veronica, n.2” come a rimarcare il loro “siamo arrivati tardi storicamente, ma adesso ci siamo e urliamo più forti di voi”!
È su “Tazebao” il momento più intenso del live, che fa fa scatenare un’emozionale Rachele, che grazie ad un’esecuzione impeccabile di tutti gli elementi riporta il brano perfino a una dimensione di primo glam rock alla Roxy Music, facendo trasparire quanto sia cresciuta la consapevolezza di un gruppo non solo di sofisticato cantautorato, ma anche di un certo impatto in alcuni momenti del live.
Una band questa da sempre definita “radical chic”, non di certo indipendente considerato che sono prodotti dalla Warner, ma sicuramente di nicchia, con un linguaggio ricco di citazioni e riferimenti ed un sound non propriamente di impatto, ma portatori di un messaggio sociale. E anche in questo tour, che cade nel momento storico in cui la Siria è diventata il nemico comune di tutte le grandi forze governative, Bianconi ribadisce che “la guerra non è ancora finita”, rielaborazione introduttiva del celeberrimo brano senza negazione nel titolo. Due novità in scaletta per il pubblico partenopeo, per lo spazio cover rinunciano a “Sylvie” di Lucio Dalla, per condurci nella loro terra d’origine – la Toscana – con i conterranei Diaframma e la loro “Valentina”, e l’attesissima “Charlie fa surf” è stata rimpiazzata da “Le Rane”, poiché “i napoletani sono pescatori, hanno il mare, mentre in Toscana hanno gli stagni…”, ricorda Francesco.
Ad un certo punto abbiamo parlato di spaccatura netta tra il pubblico, la stessa che si può notare riflettendo sulla scaletta del concept tour. Un live che lascia fuori una gran fetta di discografia che ha reso i Baustelle una band singolare, e privilegia gli ultimi due lavori più vicini al pop, mai abbandonando la sagacia compositiva dei testi. Questo ci fa riflettere su un punto cruciale: tendiamo sempre ad etichettare musicisti, band ed artisti come appartenenti ad una scena, se sono “indie” e diventano “mainstream” storciamo il naso, se sono “sconosciuti” e si allargano le platee diventano “venduti del mercato discografico”, se iniziano a passare in radio hanno abbassato la loro qualità. Un concerto come quello dei Baustelle di Napoli fa bene all’anima, prima che alle orecchie, e ci ricorda che essere fruibili anche ad altri non rende la musica meno “nostra”. La musica è libertà, e Bianconi e company in libertà e qualità hanno solo da insegnare.
SCALETTA:
Violenza
Lei malgrado te
Amanda Lear
Veronica, n.2
A proposito di lei
L’amore è negativo
Il vangelo di Giovanni
Tazebao
Baby
Jesse James e Billy Kid
Perdere Giovanna
La vita
Nessuno
Il liberismo ha i giorni contati
Monumentale
I provinciali
Le rane
—-
Veronica (Diaframma)
La guerra è finita
La canzone del riformatorio
A cura di Fabiana Criscuolo
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