UAH ci racconta “GATTOCANE”: realtà in stand-by per far spazio ai sogni

di Serena Di Mambro

Disponibile da poco più di un mese, su tutte le piattaforme digitali, “Gattocane”: il debut album di UAH (UnleashAnemaHit). Primo full-lenght composto da nove brani anticipati dal singolo “Notte Piovane”.
L’album è distribuito da Disordine Dischi.

UAH, il misterioso e intrigante cantautore partenopeo, si distingue per la sua volontà di rimanere nell’ombra evitando l’esposizione mediatica. UAH ha scelto di mettere al centro la sua musica e i testi senza alcun desiderio di protagonismo superficiale.

Ma non è solo la personalità enigmatica a rendere UAH unico nel panorama musicale italiano. Il suo particolare metodo di scrittura e composizione è altrettanto straordinario. UAH crea le sue canzoni durante lunghi viaggi in auto, soste in autogrill e trascorrendo ore in solitudine nel suo garage. È in questi momenti, circondato da un’atmosfera intima e privata, che trova l’ispirazione per i suoi testi profondi ed emozionanti.

La musica di UAH è un intrigante mix di sonorità indie, il suo è un cantautorato contemporaneo con influenze future pop, incursioni electro e rock, in cui riecheggiano riconoscibili influenze ’90s. Le canzoni di UAH vi porteranno in un viaggio emozionante attraverso melodie intense e testi riflessivi, su tematiche come la violenza psicologica, le relazioni difficili, il vituperio dell’ambiente, i fallimenti che ognuno incontra nella vita e la capacità di reagire, trovando la propria luce interiore, in quel fanciullo che ognuno si porta dentro e che non smette di credere ai propri sogni.

Con “Gattocane” UAH si conferma come un artista unico, capace di catturare l’attenzione del pubblico con la sua musica coinvolgente e sincera, fatta di ricerca e carica di significato.

Abbiamo avuto il piacere di intervistare UAH, a pochi giorni dall’uscita del suo (meraviglioso) ”Gattocane”.
Buona lettura!

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UAH ufficio stampa

INTERVISTA A UAH

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Partiamo da “Gattocane”, il tuo primo Full Lenght uscito lo scorso 19 Maggio.
Cos’è il Gattocane? Sembra voler richiamare alla mente una figura fiabesca o un animale mitologico…

Si in effetti è così, il Gattocane è quella creatura ritratta sulla copertina dell’album, in mezzo alla luna e alle stelle, un po’ gatto e un po’ cane, due specie che tra l’altro non si amano tanto. Credo che l’artwork realizzato da Vincenzo Notaro abbia espresso bene il concetto di fondo: il “Gattocane” fa pensare al protagonista di una favola, non ha importanza che la favola sia ancora tutta da inventare. Alla fine, ciò che conta è che il titolo dell’album evochi, come dici tu, una contaminazione tra realtà e fantasia, o comunque una realtà messa un attimo in stand-by, per lasciare spazio ai sogni, nuovi o vecchi che siano: tutte cose tipiche del mondo delle favole…

9 brani, testi profondi ed emozionanti. Come nascono le tue canzoni?
Credo sia la domanda più difficile in assoluto, non saprei dire da dove nascono le mie canzoni, sarebbe più facile dirti perché nascono; a questo proposito potrei dirti che nascono dall’esigenza di raccontare una parte di me, quella intima, l’unica che vale la pena raccontare. La magia sta nel fatto che raccontando di me, racconto pure di qualcun altro: dieci, cento, mille…
Fa poca differenza quando si parla di canzoni.

Che tipo di ricerca c’è stata a livello di sound in “Gattocane” e quali sono le principali influenze musicali che ti hanno portato al tuo modo di comporre?
Al sound lavoriamo in sala, io e il producer, Dino Barretta ; l’empatia in queste cose è fondamentale. Le nostre sensibilità musicali si legano bene e noi le lasciamo libere di andare alla ricerca del sound più giusto per il brano e per l’album nel complesso; siamo liberi da qualsiasi altro condizionamento. Spero che nei brani si possa cogliere questo senso di libertà.

Ci vuoi raccontare come sono stati i tuoi inizi con la musica?
Da un certo punto di vista gli inizi sono questi, nel senso che il mio rapporto con la musica è cambiato dal giorno in cui ho deciso di mettere i miei brani sulle varie piattaforme e di farli ascoltare. E questa è una cosa che faccio solo da due o tre anni.

Uah, perché la scelta di rimanere nell’anonimato, in un periodo e in un mondo in cui apparire sembra davvero essere la vera ossessione? È una scelta, come dire,“battistiana” oppure ponderata per voler andare, per l’appunto, controcorrente?
Com’è il rapporto con il tuo pubblico?
Come dire…. a ciascuno le proprie ossessioni. Tra le tante, quella di apparire è la più lontana dal mio modo di essere, per me “è meglio stare dentro, a scrivere canzoni”, tanto per citare un brano dell’album. Vorrei che fossero le mie canzoni ad essere
riconoscibili, non la mia faccia. Non mi piace affatto questa tendenza alla sovraesposizione, non mi piace in generale il concetto che la forma conta più di quanto deve contare. La scelta dell’anonimato serve anche a difendere le mie convinzioni e le mie inclinazioni, quindi sono d’accordo con te quando dici che è una scelta, seppur non originalissima, in controtendenza. Per quanto riguarda Lucio Battisti, non mi sono mai soffermato sugli aspetti personali della sua vita, mi sono soffermato solo sulle canzoni, quindi non ti saprei rispondere. Della serie: “Non fare agli altri ciò che non vuoi sia fatto a te”.

Dei 9, meravigliosi – concedimelo – brani di “Gattocane, mi ha colpito molto “’O bbì”. Sei particolarmente attento a tematiche importanti, come la violenza psicologica e difficoltà nelle relazioni sociali. La profondità dei testi, come dicevamo poc’anzi, traspare ed arriva in modo molto diretto. Ecco, questi brani, quanto ci raccontano di te?
Intanto grazie per “i meravigliosi”… Per il resto, sì, ti confermo quanto ho espresso prima: nelle canzoni non utilizzo filtri, espedienti, meccanismi di difesa… quindi sicuramente le mie canzoni raccontano di me, anzi raccontano del vero me.

Che feedback hai avuto finora da chi ha ascoltato Gattocane?
Al momento direi positivi, l’aspetto che mi interessa del singolo brano non è tanto l’orecchiabilità ma la capacità di penetrazione, la capacità di non fermarsi all’orecchio, di spingersi un po’ più dentro, possibilmente. In altre parole, meglio cento ascoltatori “colpiti e affondati” che mille soltanto “colpiti”.

Quali saranno i tuoi passi futuri?
Su questo punto, se permetti, vorrei risponderti citando un altro mio brano: “Signore, fa’ luce!”

Come ti vedi tra 10 anni?
Come Benjamin Button: molto più giovane di ora…

Grazie e buona fortuna!
Grazie e buona fortuna anche a te!

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