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Intervista alle VIADELLIRONIA

by Leslie Fadlon
Viadellironia

È disponibile in digitale “IL DESIDERIO CHE MI FREGA” (Hukapan/Believe), il nuovo album della band bresciana tutta al femminile VIADELLIRONIA. Il disco, che è stato anticipato dal singolo “Boccadoro”, è costituito da 9 canzoni, tutte scritte da Viadellironia e prodotte da Davide Luca Civaschi (noto ai più come Cesareo di Elio e Le Storie Tese) eccetto “Tu Mai”, scritta da Edda. Anche l’artwork, come di consuetudine, è stato curato dalla band. Sia Davide che Edda sono due ritorni importarti per Viadellironia: Davide aveva già prodotto l’album d’esordio “Le radici sul soffitto”, mentre Edda le ha accompagnate alla voce nel brano “Ho la Febbre”. Il disco vanta anche un importante cameo internazionale nel brano “Sodoma in Cielo”: Peaches, musicista canadese regina dell’elettroclash, nota per il suo eclettismo e per raccontare attraverso la sua musica l’identità di genere e per questo icona della comunità LGBTQIA+. Il nuovo album segue “Le radici sul soffitto” uscito nel 2020.

Ne abbiamo parlato in quest’intervista, buona lettura!

Ciao ragazze, come è nato il nuovo disco “IL DESIDERIO CHE MI FREGA”?

Ciao, è un piacere! Abbiamo iniziato a scrivere i pezzi che compongono questo disco prima che uscisse quello precedente (il nostro esordio “Le Radici sul Soffitto”)! Era la primavera del 2020 e stavamo procrastinando, d’accordo con la nostra label Hukapan, l’uscita del disco d’esordio che, alla fine, è uscito nel novembre. Quindi abbiamo iniziato a scrivere questi brani durante quella primavera, portandoci avanti, per così dire, e cominciando a definire un universo, un immaginario abbastanza diverso da quello che impernia il primo album. Ne avevamo un gran bisogno in quel periodo. Per i tre anni successivi, poi, abbiamo costruito l’edificio di “Il desiderio che mi frega”.

Come mai avete scelto come primo singolo “Boccadoro”?

Questa canzone l’abbiamo scritta proponendoci come obiettivo un pezzo il più sanremese possibile. La stesura risale proprio al febbraio del 2021. L’idea era ottemperare ad alcuni cliché da singolo di Sanremo, non prefigurandoci tanto di essere compiacenti verso un sistema più mainstream, ma piuttosto considerando di fare un esperimento. Boris Vian ha fatto la stessa operazione, a livello di utilizzo dei codici, con “Sputerò sulle vostre tombe”, che era una specie di incursione in un territorio inesplorato di scrittura. “Boccadoro” è una canzone molto immediata, chiara, compatta, poco ermetica. Abbiamo creduto fosse perfetta come singolo.

Come nasce l’incontro con il produttore Davide Luca Civaschi (noto ai più come Cesareo di Elio e Le Storie Tese)?

Davide è stato il produttore anche del nostro primo disco. Ci siamo conosciuti dopo l’addio alle armi di Elio e Le Storie Tese, sospensione che ha concesso a Cesareo di essere molto più libero e di poter dedicare parte del suo tempo alla produzione di nuovi progetti musicali. Nel 2019 ha sentito certo nostro materiale e ne è rimasto colpito. Ha deciso di lavorare con noi, di produrre i nostri pezzi e di accoglierci nel roster della sua etichetta. È sicuramente stato un punto di svolta per noi. Gli siamo molto, molto grate.

“Tu Mai” è stata scritta da Edda. C’è stata alchimia tra voi?

Sì, diremmo proprio di sì! Noi adoriamo Stefano, e lui è sempre davvero generoso e gentile con noi. Gli stiamo simpatiche! Pensa che durante le riprese del videoclip di “Ho La Febbre” (singolo del nostro disco d’esordio), in cui è presente la sua voce, è stato necessario che marciasse su un tapis roulant per ore. Era anche malato. Nonostante questa tortura ha deciso di regalarci un suo pezzo, e ne siamo davvero onorate.

Raccontateci l’artwork, anche stavolta curato da voi stesse.

Sì, anche l’artwork di “Boccadoro” e il suo videoclip sono stati curati da noi. Volevamo avere una direzione particolare, per questo secondo disco. Luminosa, dorata. La copertina dell’album ha qualcosa di diafano che ci piace molto, di triste e di lirico insieme. La simbologia è quasi tradizionale: le mani affusolate e ossute di un corpo magro (forse eccessivamente magro) rigirano, a mo’ di rosario, una collana di corallo. Una volta si credeva che il corallo fosse in grado di guarire dalle malattie. Lo credevano i Greci, ad esempio. Esistono infatti molti dipinti rinascimentali in cui Eros presenta gioielli di corallo, a indicare implicitamente che l’amore è sempre malato (la stessa cosa la sostenne Antonioni in un’intervista). L’amore dello spettatore è un amore ammalato. È una nozione abbastanza impopolare per la contemporaneità. La copertina cita questa tradizione iconografica, e sottende l’idea che anche l’amore dell’ascoltatore del nostro disco abbia in sé qualcosa di ammalante, da cui il corallo (e la nostra musica, forse) lo potrà guarire.

Ascoltando il disco, sulle note di “Sodoma in Cielo” incontriamo un altro super ospite, Peaches. Come nasce questa collaborazione?

Peaches per noi è una dea! Siamo ancora incredule che abbia accettato di contribuire a questa canzone. Le abbiamo fatto leggere un passaggio di Deleuze che parla di Francis Bacon e, in particolare, della concezione del corpo in Bacon. Traducendo, la frase inglese suonerebbe più o meno così: “Non sono io che cerco di fuggire dal mio corpo: è il mio corpo che cerca di fuggire da se stesso.” Chi meglio di un’artista come Peaches poteva leggere una frase sul corpo? Il giorno in cui ci ha inviato quella voce (molto sexy, tra l’altro) ce lo ricorderemo per sempre!

Cosa state preparando per i live che presenteranno questo disco?

Il release ufficiale in casa nostra, alla Latteria Molloy di Brescia, è previsto per il 28 aprile! Quel giorno suonerà insieme a noi anche Cesareo.

Quali saranno i prossimi progetti della band?

Fare più live possibile! È già uscita qualche data per i prossimi mesi. Il 3 giugno al Genepì di Firenze, il primo luglio al Concertozzino (Carpi). Il 2 luglio, invece, apriremo Elio e Le Storie Tese, sempre a Carpi. Aggiorneremo presto il calendario.

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