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I Lego® e l’arte del costruire, dal concreto all’emotivo

by InsideMusic
Lego®

Ha fatto tappa a Napoli la mostra Brikmania, dedicata al mondo Lego®, all’interno della prestigiosa cornice di Palazzo Fondi direttamente dalla collezione Lego® di Wilmer Archiutti, l’esposizione di modelli dell’universo Star Wars e di oggetti rarissimi. Non è mancata una speciale dedica a Napoli, città ospite, attraverso uno dei suoi più illustri cittadini: in esposizione un ritratto del grande Totò interamente realizzato con mattoncini Lego®

La storia di Wilmer Archiutti è curiosa, era un mobiliere, da sempre appassionato alla collezione e montaggio dei mattoncini più famosi del pianeta, che dopo la morte di suo padre e la divisione della società fra i vari familiari, ha deciso di vendere la sua quota e aprire una società tutta sua: la Lab, Literally Addicted to Bricks (si può tradurre con “vero patito dei mattoncini”), un’azienda specializzata nella costruzione e progettazione di diorami di grandi dimensioni con mattoncini Lego. Questa azienda ha iniziato a creare delle collezioni itineranti, che vanno a riempire il fantastico mondo di Brikmania (mania dei mattoncini), che ogni anno approda in diverse città d’Italia riuscendo a registrare spesso i tutto esaurito, a testimonianza che di giocare non si vuole smettere mai.
Quello dei Lego®
non è il classico gioco, il passatempo, è una vera e propria attività che richiede abilità e soprattutto progettualità. Qual è il verbo che subito assocereste al gioco dei mattoncini? Sì, costruire (tanto da essere chiamate spesso “le costruzioni”).
Un termine così semplice eppure così complesso. Si costruiscono le case, i palazzi, le città, le dimensioni parallele, i mezzi di locomozione che ci hanno portato a sbarcare sulla luna, ma si costruiscono anche le reti sociali, le amicizie, gli amori. Un verbo che racchiude in sé – dunque – il ricorso a delle abilità, sia concrete e manuali, che emotive.

Costruiamo troppi muri e pochi ponti”, diceva secoli fa Isaac Newton.

E questa sembra essere la metafora perfetta dei giorni nostri. All’immagine fisica del “muro” abbiamo associato quello di Berlino, che spaccava in due una città e un continente intero. Divideva concittadini in persone di Serie A e B. Frammentava le famiglie solo perché relegate in due quartieri diversi di una stessa metropoli. Quel muro nel 1989 è stato abbattuto, solo per alzarne un secondo, in Messico, per impedire agli appartenenti allo stesso continente – l’America – di circolare liberamente nella zona nord, evidentemente di prima qualità rispetto alla parte sud. Barriere che Brikmania riesce però ad abbattere inserendo nella stessa teca, della sezione dedicata a Lego® City, Parigi e la sua Tour Eiffel e la Moschea Blu di Instanbul, simbolo dell’Islam, come se gli episodi di terrorismo di matrice islamica di Charlie Hebdo prima, e del Bataclan poi, non fossero mai avvenuti. Così come il famoso Tower Bridge di Londra, a testimonianza della follia umana come unica causa dell’attentato di Manchester di maggio 2017. La sezione city di Brikmania insegna a noi adulti, responsabili di trasmetterlo ai bambini che in cuor loro già lo sanno, che i muri di confine di nazionalità, colore, religione o estrazione sociale fanno più male a chi li erge, fuori e dentro di sé. Che includere è meglio di escludere. Che a furia di tagliare fuori gli altri, si rimane tagliati fuori dal mondo. Che ai muri di isolamento preferiamo i ponti di collegamento. E che i colori sono belli nella loro molteplicità e nelle loro sfumature. Che il giallo e il blu se mischiati danno il verde, che è il mio colore preferito. Che ad una torre tutta rossa preferisco di gran lunga una torre rosse con le finestre gialle e le porte blu. E che le inferriate alle finestre non servono, altrimenti sarebbe stato disponibile nel kit.

E questo ci porta inevitabilmente a menzionare l’altra tipologia di muro cioè quello emotivo, anch’esso molto comune nei giorni nostri. Si fa portavoce di questo verbo anche Niccolò Fabi, in uno di quei capolavori che ogni amante non solo della musica, ma dell’arte in generale, dovrebbe aver ascoltato almeno una volta nella vita. Il cantautore romano apre il brano “Costruire” con un invito al suo ascoltare, in una sorta di regressione temporale nel più profondo dei ricordi temporali:

Chiudi gli occhi, immagina una gioia!”

L’inizio stesso della canzone, dunque, lancia un messaggio ben preciso: questo brano parla di te, chiunque tu sia, e della tua vita, dei tuoi vissuti emotivi e delle tue emozioni. Il cantante prosegue suggerendo all’ascoltatore una delle gioie più “archetipiche” dell’essere umano: la partenza, intesa però non come distacco o separazione, ma piuttosto come una rinascita o l’inizio di un proprio percorso interiore. Un brano in cui emerge forte il bisogno umano di sensazioni forti, di sentimenti, di presenza e di costanza. Eppure oggi il sentimento è qualcosa da cui siamo soliti rifuggire, alziamo muri difensivi per proteggere noi stessi dagli altri, o dalla nostra stessa proiezione dell’idea che ci siamo fatti di quest’ultimi e della loro importanza nelle nostre vite. Un muro che mette le distanze proteggendoci dalle “paure e dalle ipocondrie”, per scomodare anche un altro poeta, Battiato.

Un altro muro di confine – il più classico ed uptempo – è quello tra il bene ed il male, tra il popolo degli Jedi e quello dei Sith, come la saga di Star Wars ci ha insegnato sin dalla trilogia originale del 1977. Abituati a spade laser, droidi, incrociatori imperiali, X-Wings e co-piloti pelosi, fedelmente riprodotti nella mostra Brikmania, e considerato l’impatto emozionale che tutte queste cose hanno su noi spettatori e lettori, spesso dimentichiamo quale sia il motivo profondo per cui la saga di Star Wars si è fissata nell’immaginario collettivo assumendo i tratti di una vera e propria epica moderna. Il motivo è l’amore. Non il Millennium Falcon o il maestro Yoda, bensì l’amore, il sentimento universale che muove ogni cosa e dà forza agli eroi.

L’amore è da sempre protagonista in ogni storia, è la spinta propulsiva dei protagonisti e il motivo di cambiamento per gli antagonisti. Achille torna sul campo di battaglia per amore di Patroclo, Ulisse si fa legare e imbavagliare per resistere alle tentazioni e ritornare in patria dalla sua sposa, Bruce diventa Batman per amore dei suoi genitori uccisi a Gotham city, Matt si trasforma in Daredevil per vendicare suo padre ucciso dal malaffare ad Hell’s Kitchen. In fin dei conti che cos’è Star Wars se non la storia dell’amore di un padre verso i propri figli e, soprattutto, verso la propria amata? Sì, va bene, c’è la profezia del prescelto che riporterà equilibrio nella Forza, le spade laser, i droidi e tutto il resto. Ma se Anakin non si fosse innamorato, se non avesse ceduto al più potente sentimento di cui sono capaci gli esseri umani, la più grande saga epica del nostro tempo non sarebbe tale.

La paura è la via per il Lato Oscuro. La paura conduce all’ira, l’ira all’odio; l’odio conduce alla sofferenza. Ah… Io sento in te molta paura. (Yoda)”

La lezione dunque che i Lego® riescono ancora a darci, a distanza di sessant’anni dalla formazione del loro piccolo laboratorio danese, ha un impatto umano sempre maggiore. Nominati per ben due volte “giocattolo dell’anno”, possono rappresentare la metafora della vita e dei rapporti umani per ognuno di noi. Giocare o costruire con i Lego® significa sviluppare il giusto compromesso fra spazio e tempo a nostra disposizione, dotarsi di necessaria capacità di scelta degli accoppiamenti giusti, un mattoncino fuori posto rischierà di far crollare un intero edificio già costruito con fatica, non tutti i mattoncini sono fatti per incastrarsi fra di loro. Una massiccia dose di pazienza, una spiccata abilità di problem solving quando l’imprevisto rischia di far vacillare certezze finora salde, e impegno, costanza e presenza. Così come in tutte le cose importanti della vita.

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