“Perché non possiamo essere felici con il rock?”, si domandava, recentemente, il bassista dei Greta Van Fleet -uno dei tre fratelli Kiszka che compongono la band– durante un’intervista nella quale si lasciava andare a una riflessione più ampia sul genere musicale dato vanamente per morto da troppo tempo e sulle emozioni che questo dovrebbe trasmettere a chi lo ascolta.
L’interrogativo che mi pongo io, invece, ogniqualvolta che ascolto un singolo o un album dei Greta Van Fleet è: “come potrei non essere felice ascoltando la musica di questi quattro giovani ragazzi?”
Sì, avete intuito bene, la scrivente appartiene alla schiera di quelli che la rockband del Michigan la amano incondizionatamente e alla quale non importa assolutamente un fico secco della loro somiglianza con gli inimitabili Led Zeppelin.
Anzi, in tutta onestà, per quanto mi riguarda, ritengo che ispirarsi a uno dei più gloriosi gruppi che la storia del rock abbia mai conosciuto, non costituisca né un reato né un motivo di vergogna o di disonore: “avercene”, di giovani fanciulli che suonano rifacendosi ai Led Zeppelin, soprattutto considerando quello che circola in radio e in Rete negli ultimi tempi.
“Che male c’è, che c’è di male?” potremmo dire parafrasando il compianto Pino Daniele, se un giovane gruppo di oggi trae dichiaratamente ispirazione dal passato?
Chissà…intanto, i Greta Van Fleet vanno avanti dritti per la loro strada, incuranti di tutto il parlare che si fa di essi.
E’ uscito lo scorso 21 luglio il loro terzo lavoro discografico, “Starcatcher”, prodotto da Dave Cobb, che arriva a due anni dal fortunatissimo “The Battle at The Garden’s Gate” e a cinque dal primo album in studio, “Anthem of The Peaceful Army”; il tour di promozione del disco, iniziato negli scorsi giorni, li porterà anche in Europa e finanche in Italia, a Bologna, il prossimo 30 novembre.
Fin dal primo ascolto Starcatcher si palesa come un’ottima terza prova, con la quale Josh e gli altri componenti della band cercano di trasportarci in un mondo trascendentale e profondo, facendoci un po’ perdere i connotati spazio-temporali e regalandoci un viaggio musicale che ha del mistico.
Le tracce del disco sono 10 e tra queste emergono, prepotentemente, “Sacred The Thread” (a mio avviso il singolo più bello), “Fate Of The Faithful”, “Meeting The Master” e la brevissima “Runway Blues”, un brano “di rottura” che avrebbe certamente meritato più di un minuto e mezzo scarso di durata; i pezzi, nel complesso, risultano tutti molto piacevoli, seppure un po’ meno impattanti di quelli del loro pregresso lavoro discografico, che suona piuttosto diversamente da questo.
La voce di Josh Kiszka meriterebbe un discorso a parte, non tanto per la somiglianza con quella di Robert Plant -circostanza che pare essere ritenuta, da una parte dei detrattori del gruppo, una sorta di “disgrazia”- quanto per la potenza del suo timbro e, soprattutto, per la sua capacità di toccare delle corde molto profonde dell’animo dell’ascoltatore.
Le assonanze con i Led Zeppelin non mancano, effettivamente, e non è una novità, ma appare difficile, a questo punto, sostenere che i Greta non abbiano ancora sviluppato una propria identità e che si prestino ad essere considerati poco più di una cover band; chi li ascolta e lo fa con attenzione, chi ha seguito e sta seguendo il loro percorso e la loro evoluzione musicale, è perfettamente in grado di riconoscerli e di distinguere la loro musica da quella di Rober Plant & soci, per quanto affine.
Insomma, il mio modesto e umile consiglio è quello di ascoltare “Starcatcher” nella tranquillità della propria magione o durante un viaggio in auto, scevri da pregiudizi e preconcetti di ogni tipo, concedendosi l’inaspettato piacere di scoprire un album gradevole, registrato in presa diretta da quattro ventenni a cui piace ancora suonare il rock’n’roll alla vecchia maniera.
Tracklist
- Fate Of The Faithful
- Waited All Your Life
- The Falling Sky
- Sacred The Thread
- Runway Blues
- The Indigo Streak
- Frozen Light
- The Archer
- Meeting The Master
- Farewell For Now
Appassionata di musica, giornalismo, scrittura e danza, ama vivere nella sua riservata Torino, ma adora il Sud Italia, nel quale affondano le sue origini.