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Renato Zero: la recensione del nuovo disco “Zero Il Folle”

by InsideMusic

“Perché folle è chi sogna, chi è libero, chi provoca, chi cambia. Folle è chi non si vergogna mai e osa sempre, per rendere eterna la giovinezza”. Con queste parole Renato Zero sintetizza magistralmente Zero Il Folle, il suo nuovo progetto discografico uscito il 4 ottobre.

L’album è composto da 13 tracce inedite ed è stato registrato a Londra con la produzione artistica e gli arrangiamenti di Trevor Horn, lo stesso produttore di Paul McCartney, Rod Stewart e Robbie Williams.

Negli anni ’70, il cantautore romano riuscì ad abbattere gli stereotipi del tempo grazie ai suoi testi senza peli sulla lingua, alla sua incredibile presenza scenica, al suo trucco marcato e ai suoi costumi pieni di paillettes, lustrini, piume. Gli anni passano, le mode cambiano e la musica con loro, ma quel Renato Zero in fondo non se ne è mai andato. Il suo disco vuole essere un elogio alla follia che lo ha accompagnato dall’inizio della sua carriera. Ciò emerge prepotentemente e in primis dalla copertina dell’album, dove l’artista assume quasi la connotazione di Re Luigi XIV alla corte di Francia. Musicalmente parlando invece, Zero sembra essere diventato più conservatore. In Zero Il Folle viene a mancare quel colore che aveva contraddistinto i suoi dischi passati, che lo hanno reso uno dei musicisti più apprezzati e controversi del panorama musicale italiano.

L’ironia pungente che lo ha accompagnato nel corso della sua carriera, sembra averlo in parte abbandonato. La ritroviamo infatti in maniera quasi velata all’interno dell’album. Renato non è più un ragazzo, ma un uomo pienamente maturo, e lo sono anche i testi delle canzoni di questo progetto.

Per esempio, ne La culla è vuota, il cantante si rivolge apertamene alle nuove generazioni e invita le donne a costruire una famiglia; mentre nel brano Figli tuoi esprime la sua posizione negativa in merito all’aborto. In Che fretta c’è invece vengono mescolate molteplici tematiche, quali l’amore, il progresso tecnologico, l’economia e il futuro. A questi pezzi dal contenuto alquanto discutibile vengono affiancate delle riflessioni intime, come in Quanto ti amo e La vetrina, che vede il cantautore alle prese con sé stesso. Uno dei pochi brani in cui sembra emergere il vero Renato Zero del passato è Ufficio reclami, dove si ironizza sul perdono da parte di Dio, sul sesso e sul piacere carnale.

Il risultato finale è un disco che di folle ha solo la sua copertina, senza mettere in discussione il talento dell’artista che ha incantato più generazioni fin dal suo debutto. Voler tentare a tutti i costi di tornare al passato non sempre può essere la scelta migliore.

Tracklist:

1. Mai più da soli 2. Viaggia 3. La culla è vuota 4. Un uomo è… 5. Tutti sospesi 6. Quanto ti amo 7. Che fretta c’è 8. Ufficio reclami 9. Questi anni miei 10. Figli tuoi 11. La vetrina 12. Quattro passi nel blu 13. Zero Il Folle

Alessia Bisini

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