Da venerdì 17 dicembre è disponibile in rotazione radiofonica “PUMA” (Isola degli artisti), il nuovo singolo di RAFFAELE.
“PUMA” rappresenta la confusione di due persone in una relazione sentimentale, lo stato d’animo di chi ha la paura di esprimere il proprio interesse e per questo si rincorre senza lasciarsi mai andare davvero.
Il brano segna un cambiamento nelle sonorità tipiche di Raffaele, che per questo progetto ha deciso di abbracciare ritmi più pop/urban.
«Con “PUMA” volevo arrivare a descrivere il gioco pericoloso che si crea quando l’orgoglio si mischia con il sentimento.», ha spiegato Raffaele Renda.
L’INTERVISTA A RAFFAELE RENDA
Ciao, Raffaele, come stai? Buone feste.
«Ciao, molto bene, grazie e te? Buone feste anche a te!»
Tutto bene anche io, grazie. Come stai trascorrendo queste festività? Sei sceso a trascorrerle in Calabria?
«Sì, sono tornato giù, anche se attualmente sono già risalito, trascorro sempre in famiglia le feste, che è prerogativa per trascorrerle bene e serenamente, per me.»
In cosa si sta cimentando in questo periodo il Raffaele artista?
«Diciamo che al momento mi sto principalmente rilassando, anche se alterno il riposo a momenti di scrittura e produzione artistica. Sono molto alla ricerca di me stesso, ed è una fase anche di ricerca creativa. Mi sto un po’ adagiando, per così dire. Penso che per un artista sia anche doveroso e positivo mettersi alla ricerca di sé, quindi sono un po’ in quella fase lì.»
Ecco, appunto, prima parlavamo della tua splendida Calabria, che nel tuo ultimo EP Il Sole alle finestre, con il brano Focu Meu hai omaggiato, ma in un gioco di dualità in cui additi anche gli aspetti negativi che rischiano di mettere in ombra le straordinarie risorse e qualità che ha e su cui si potrebbe puntare.
Tu che ne pensi dei frequenti esodi dei giovani talenti alla volta delle grandi città del centro-nord?
«Io la vedo sempre come un’enorme sconfitta, purtroppo. Non riesco a capacitarmi di come non sia possibile rimanere in un posto ed esserne felici. Non che io non lo sia, però ho sempre avuto la necessità di andare a cercare la felicità altrove. Attualmente, manco da tantissimo giù in Calabria, ed è rammaricante. Rappresentiamo una terra con un potenziale enorme, in grado di offrire tantissimo, e non mi riferisco solamente alla Calabria, ma in generale a tutto il Sud Italia.»
A pochi mesi dal tuo primo progetto Il Sole alle finestre, Il 17 Dicembre è uscito il tuo nuovo brano inedito Puma.
Ci racconti come è nato e quanto c’è di autobiografico?
«“Puma” è un brano super-autobiografico, poiché racconta una storia che ho vissuto in prima persona. Fa la disamina di una situazione amorosa abbastanza complicata, e che in un certo senso si è conclusa anche male. Ho cominciato a scriverla, benché avessi vissuto quella storia molto tempo prima, durante la mia permanenza nella scuola di Amici. Infatti, poi, i miei ex-compagni l’hanno immediatamente riconosciuta, essendo un pezzo che gli avevo già fatto ascoltare nella sua versione primordiale. Era un’idea che è nata lì dentro, dopodiché, a distanza di alcuni mesi, l’ho concretizzata, conferendole un’ordine insieme ad un altro autore che è Alfredo Bruno.»
PUMA racconta la confusione di due persone all’interno di una relazione sentimentale, che temono di esprimere l’interesse reciproco ed i propri sentimenti, per questo si rincorrono costantemente, ma senza lasciarsi mai andare davvero.
Secondo te, perché esistono rapporti sospesi nell’incertezza, in cui è così difficile uscire dalla stasi ed in cui l’orgoglio prende il sopravvento sui sentimenti?
«Penso che sia principalmente ascrivibile alla paura umana, oltre che alla paura di subire un rifiuto e di affrontare le relative conseguenze. In amore così come in qualsiasi altra situazione nella vita, immagino. Ritengo sia proprio la paura che accentui tutto e che rincari la dose d’orgoglio e di tutti gli altri sentimenti. Almeno per quanto riguarda la mia circostanza nello specifico, si è trattato sostanzialmente di paura, non tanto mia, quanto della persona che ritraggo nel brano.
Si tratta sempre di timori di varia natura, quello di provare sentimenti, di non essere ricambiati, molte volte ci proteggiamo attraverso questo. Io, col tempo, ho capito che nella vita bisogna proprio buttarsi e non pensare ad altro: se va, va. Altrimenti ci hai provato e va bene lo stesso. L’alternativa è quella di rimanere con dei rimorsi, con cose e situazioni in sospeso e con mille domande senza risposta che ti arrovellano la mente. Trascorrono anche degli anni, magari, e ti chiedi perché non l’hai fatto, o perché non l’hai fatto prima. Quindi è sempre meglio provarci, a prescindere da quanto complesso sia.»
Pochi mesi orsono è stata edita la tua prima raccolta musicale “Il sole alle finestre”, per altro piuttosto distante dalle sonorità di PUMA.
Che sensazioni ed impressioni ti ha lasciato e pensi abbia trasmesso di te stesso?
«Diciamo che nel mio primo progetto ho voluto rappresentare un po’ tutte le sfaccettature che ho, musicalmente parlando. Come hai detto tu, ci sono brani completamente diversi l’uno dall’altro, ma uniti da un filo logico. Tuttavia, a livello di sonorità, hanno degli aspetti molto diversi tra loro. Questo perché ho tentato di raccontarmi in tutte le maniere possibili con “Il sole alle finestre”. A distanza di tempo posso confermare di rivedermi in ogni cosa e che non cambierei nulla.
Dalla voglia di sperimentare, per capire fin dove potessi spingermi, è poi nata “Puma”. È una canzone caratterizzata da sonorità non tanto diverse dal mio lavoro precedente: ne “Il sole alle finestre” c’è un brano che si chiama “Rehab” che richiama un po’ quel mondo di Puma.»
Nel brano Il sole alle finestre, che ha dato il titolo all’album, canti “E qualche pezzo di Battisti che ancora mi serve a far star buone le paure, quando diventano grandi.“
Raffaele, tu credi nella musica come ancora di salvezza, e quali sono gli artisti a cui ti aggrappi (oltre Battisti)?
«Diciamo che “Battisti” era un po’ un modo per descrivere il mondo cantautorale che ho ascoltato fin da piccolo, però di riflesso ai miei genitori, non per scelta personale. Sono cresciuto con quei dischi lì. A me è sempre piaciuta tantissimo la musica internazionale. Quando sto male mi butto nella musica a 360°, ed ascolto qualsiasi cosa. Un’artista che rimane insostituibile nella mia vita e nei miei ascolti è Rihanna. Però ho sempre ascoltato tutta la musica R&B che le girava attorno, in particolare la musica dei primi anni del 2000, e tutt’ora è così. Quando sto male, ascolto sempre i pezzi molto vecchi, rispetto a cose nuove, insomma.»
Però mi ha molto colpito a chiusura dell’album la cover del brano di Mango, “Oro”, che tra l’altro si coniuga perfettamente con la tua vocalità.
Mi spiegheresti questa scelta?
«Assolutamente sì. Devo essere sincero, ero fortemente intimorito dall’idea di inserire la cover del brano “Oro” nell’album, poiché percepivo tutto il peso della responsabilità. A convincermi, poi, è stato un gruppo di persone che mi ha incoraggiato. Per me, cantare “Oro”, equivale ad un modo per omaggiare Mango, un artista che ho sentito fin da piccolo ed uno di quei cantautori italiani in cui mi rivedo moltissimo, tanto per la scrittura, che per il modo di cantare. Mi sentivo di chiudere l’album così.»
Raffaele, mi piacerebbe chiederti anche qualcosa relativa al tuo percorso ad Amici, ed in particolare il rapporto con con Rudy Zerbi.
Quali pensi siano stati i pro ed i contro dei vostri conflitti?
«Eh… (ride) sicuramente, riguardo moltissimi aspetti, sono stato interpretato in modo nettamente differente rispetto a quello che volevo realmente trasmettere. Anche perché, poi, a livello televisivo ciò che viene detto influenza inevitabilmente il pensiero delle persone da casa, perciò gran parte delle volte è andata a mio sfavore la cosa. Ciononostante, molti consigli che mi sono stati dati li ho seguiti cercando di estrapolare il lato positivo, questo si è rivelata la mia forza durante il programma, perché ho trovato un motivo per continuare a dare sempre il massimo per spingermi oltre i miei limiti. Si è trattato sia di un bene che di un male…»
Mentre Arisa è stata un po’ la tua mentore.
In che modo ha contribuito alla tua crescita personale ed artistica, e qual è il ricordo più bello che conservi relativo a lei?
«Arisa mi ha trasmesso moltissimo a livello umano, è stata una persona sempre molto presente, che mi cercava costantemente all’interno del programma, aspettava delle notizie da parte mia. Si preoccupava tantissimo del mio status emotivo. Questa cosa oltre ad avermi fortemente aiutato, mi ha permesso di imparare molto. Un aneddoto in particolare che mi viene in mente è quello relativo ad un momento vissuto all’interno del programma, durante il quale ero piuttosto preoccupato per una puntata. Arisa mi ha consigliato di ritirarmi da solo in casetta, di staccare la spina dai pensieri, praticare esercizi di respirazione ed ascoltare della musica, restando sul letto a meditare su me stesso e sulla situazione che stavo vivendo, nel tentativo di eliminare ogni negatività. Io sono una persona molto apprensiva, mi preoccupo per ogni cosa. Questo escamotage mi ha aiutato a calmarmi ed a recuperare la concentrazione necessaria. Io ed Arisa siamo rimasti in buonissimi rapporti, è davvero un’artista grandiosa.»
Hai apprezzato la lista dei big di Sanremo?
«Sì, io ho sempre seguito Sanremo fin da piccolo, insieme ai miei genitori. E che io ne abbia memoria lo ha sempre contraddistinto uno stampo generazionale appartenente al passato, che si rivolgeva inevitabilmente ad un certo target di audience. Al contrario, negli ultimi anni, ancora una volta Sanremo si sta evolvendo, ed è bello vedere che anche la mia generazione lo segua attivamente e venga coinvolta attraverso artisti più vicini a noi. Sono felice, ho letto dei nomi interessanti e ti confesso che faccio già il tifo per una artista (ride).»
Adesso però devi confessarmi per chi fai il tifo.
«Io tifo già, a prescindere, perché non ho ancora sentito niente, per Elisa.»
Su Elisa c’è un’enorme aspettativa.
«Sì, anche io mi aspetto tantissimo da lei.»
Raffaele, tu hai già partecipato a Sanremo Joung, quando avevi 16 anni.
È un’esperienza che ti piacerebbe rivivere o non rientra nei tuoi piani per il futuro?
«Certamente, è una cosa che vorrei fare e mi impegnerò al massimo per poter essere lì un giorno, è un bel traguardo. Oltre ad essere una gara che ho sempre seguito, ripeto, mi piacerebbe molto dimostrare ai miei genitori che ce l’ho fatta e che ho partecipato anche io, è un tassello da riempire.»
A proposito di tasselli da riempire in futuro, attualmente hai qualche lavoro “in divenire”?
«Sto lavorando a tanta musica, sto scrivendo, producendo, alcune cose mi convincono, altre meno. Sono alla ricerca di ciò che è giusto per me in questo momento. Progetti che hanno un nome ed un forma, ancora no. Però tutto si sta delineando, pian piano. Inoltre, con il periodo che stiamo vivendo procede tutto molto a braccio.»
Proprio in merito al periodo che ci ritroviamo a vivere, tenendo conto del quadro pandemico mondiale, hai in progetto un tour o dei concerti per il 2022?
«Per il momento, no. Stiamo evitando di prendere in mano delle situazioni, per poi essere costretti a lasciarle andare, come sta succedendo per moltissimi di tour di altri artisti che vengono continuamente rinviati, ed è una cosa veramente brutta. Preferisco avere una sicurezza mia personale e capire se c’è la possibilità o meno di realizzare le cose, per poi prendere delle decisioni al riguardo.»
Certo, è comprensibile.
Grazie mille per la tua cordialità e disponibilità, Raffaele. Speriamo di vederci presto in giro, in bocca al lupo per tutto. Buon anno!
«Grazie mille a te, e buon anno!»
Di sera vado ai concerti. Di notte scrivo i live report.