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Nularse e il suo Sospesi – Recensione

by InsideMusic
nularse
Dopo il disco d’esordio Physical Law, pubblicato nel 2016, Sospesi è il nuovo lavoro di Nularse, all’epoca Alessandro Donin

Pubblicato il 29 marzo per Fresh Yo! Label, Sospesi racchiude varie sfaccettature del classico cantautorato italiano e della nuova elettronica; nove tracce in cui si mescolano generi, chitarre e synth, creando un sound elegante senza imperfezioni.

Un disco di sicuro meno sperimentale rispetto a Physical Law, d’altronde ciò a cui viene data importanza in Sospesi sono i testi; c’è esigenza di esprimere qualcosa, e quel qualcosa, qui, corrisponde alla tematica dell’attesa – come si può evincere anche dal titolo dato all’album. Perciò troviamo testi più sviluppati: un limbo tra passato e presente e il restare immobili mentre il mondo va e ci guarda non curante, come nel brano “Tregua”:

È che non so Se vale la pena Andare all’indietro  Mollare la presa Dovremmo pensare A come non farci male Ognuno ha le proprie ragioni. E una lista di cose da fare in cent’anni Anche se i giorno scorrono e intanto Qui nessuno resta illeso È che non so finir le cose E vorrei tanto saper tornare

Essendo il suo primo lavoro in italiano ha anche molte similitudini con la nuova musica nostrana; potremmo infatti accostarlo al cantautorato di Colapesce e alle sue chitarre con arpeggi ipnotizzanti  e contemporaneamente alla prima elettronica di Cosmo. Inoltre, il disco vede la collaborazione, nel brano “È tutto qui”, di Saturnino Celani, storico bassista di Jovanotti, il quale dà al brano maggiore impatto grazie a un groove imponente.

Sospesi è un lavoro nato da un periodo passato all’estero, in cui Nularse ha tirato fuori le proprie emozioni riuscendo a creare nove tracce originali. Sin dai primi due brani, “Incantato” e “Non cambierà”, si nota un sound originale e rarefatto, quasi una realtà onirica scaturita dagli arpeggi di chitarra che accompagnano il sound elettronico. Dunque si può affermare che Sospesi è un album in cui vi è un’esplosione di suoni che man mano si placano in un sound più razionale e pop. È l’ingresso in un sogno in cui si avanza fino arrivare al centro di tutto e conseguentemente perdere ogni tipo di ancoraggio alla realtà.

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