Si scrive di cicatrici guarite, un comodo parallelo con la patologia della pelle, ma non esiste una cosa del genere nella vita di un individuo. Ci sono ferite aperte, a volte ridotte alle dimensioni di una punta di spillo, ma rimangono ferite.
Così scriveva Francis Scott Fitzgerald, autore di Tenera è la notte, romanzo che ha ispirato tantissimi autori successivi, vedi l’ultimo noir di Angelo Petrella “Fragile è la notte” fino ad arrivare a Tenebra è la notte di Murubutu.
Murubutu, al secolo Alessio Mariani, si è sempre distinto all’interno della scena rap italiana per aver aperto una strada intellettuale in un genere che fa della cultura di strada la sua stella cometa. In direzione ostinata e contraria invece Mariani ha fatto dello stile la cifra distintiva dei suoi lavori. Arrivato al quinto disco stavolta il comune denominatore dell’album è la notte. Inizia con il gioco di parole che cita Fitzgerald ma che al contempo rimanda a questi tempi bui, perché la tenebra è sinonimo di paura, di timore verso il buio, verso ciò che non si conosce: quale migliore fotografia di questi anni che viviamo?
Il disco, che esce per Mandibola records / Glory Hole Records, è stato anticipato dal singolo “La notte di San Lorenzo” di sicuro uno dei migliori brani dell’album, capace di unire melodia e testo. Ascoltare un disco di Murubutu è un ‘esperienza molto simile a quella di un disco di Franco Battitato. Ogni storia, ogni racconto, ogni brano si può ascoltare a più livelli. Ogni volta l’ascoltatore è tempestato da una moltitudine di input che vanno dalle citazioni storico/geografiche alla scelta delle parole alcune volte pregiate, altre desuete ma dal suono sempre perfettamente coincidente con l’economia del brano. Lo stesso autore ha indicato i suoi maestri in autori come Haruf, Rigoni Stern,
Ishiguro, Lauenstein ma anche classici come Wordsworth, Kafka e Dostoevskij, miscelati con approfondimenti storici e racconti popolari.
In questo album la notte viene declinata in tutte le sue anime e ci porta in luoghi lontanissimi tra loro da canzone a canzone. L’arrivo delle tenebre come di dice lo stesso Murubutu scombussola le coordinate e rende possibile cose che alla luce del sole non sarebbero state nemmeno immaginabili.
In questo album però oltre alla solita immensa mole di racconti ben strutturati e scritti da mariani abbiamo anche delle collaborazioni che rendono l’album di primissimo livello: le produzioni infatti sono affidate in gran parte a beatmakers della scena hip hop nazionale come Il tenente, Dj West, XxX -Fila, Swelto, Dj Fastcut, SuperApe, R-Most nomi di assoluto rilievo all’interno della scena rap, che hanno saputo costruire un’architettura sonora perfettamente adeguata ai testi evocativi di Murubutu.
Ma non è solo nelle basi che ci sono collaborazioni degne di nota perché a Murubutu nei vari brani si sono affiancati alcuni dei nomi più importanti della scena hip hop come Caparezza (Wordsworth), Mezzosangue (L’uomo senza sonno), Claver Gold (Le notti bianche), Willie Peyote e Dutch Nazari (Occhiali da luna), tutti nomi che nella loro musica hanno compiuto un percorso molto vicino alla filosofia che lo stesso Murubutu applica nei suoi lavori. In alcuni brani c’è anche un intervento strumentale di musicisti reggiani, solitamente lontani dall’universo hip hop, come Emanuele Reverberi (Giardini di Mirò) e Stefano Castagnetti (Ico)
Guardando questo progetto da un po’ di distanza si riescono a cogliere le sfumature che uniscono alcuni artisti “sai la notte è una lotta, è una forma di arte che ognuno combatte per trarne e farne parte” come si ascolta nel ritornello della title track ed è un po’ lo spirito di tutto il disco. Un modo di fare luce nelle tenebre dei nostri fantasmi. Un tentativo di affrontare la notte della nostra ignoranza curando il buio con il lavoro, lo studio, la conoscenza. Tutto questo e molto altro è contenuto in tenebra è la notte, un disco capace di restituire all’ascoltatore emozioni e contenuti nella misura in cui chi si mette all’ascolto è disposto ad aprirsi ad esperienze e racconti nuovi, spesso lontani dal limitato orizzonte delle normali produzioni dello stesso genere.
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