Da venerdì 14 giugno è disponibile su store e piattaforme di streaming Cuore Leggero, il nuovo album di Manupuma, prodotto da Taketo Gohara.
Cuore Leggero è scritto insieme a Michele Ranauro, in arte De Maestro, musicista e produttore raffinato di stampo jazz, al fianco di Manupuma sin dagli esordi. La produzione è affidata invece a Taketo Gohara, produttore e arrangiatore nipponico che da anni lavora con alcuni dei più grandi artisti della scena musicale italiana da Brunori Sas a Elisa, da Biagio Antonacci a Motta passando per Negramaro e Capossela con il quale vanta una collaborazione consolidata.
CUORE LEGGERO è solo la punta dell’iceberg dell’incredibile personalità che ho scoperto chiacchierando con Emanuela. Un’artista eclettica con il quale ho voluto approfondire aspetti della sua carriera anche al di fuori del contesto musicale. Ecco cosa mi ha raccontato sulla genesi di CUORE LEGGERO, il suo secondo album.
CUORE LEGGERO è un album densissimo di significato che fa pensare che sia stato scritto tutt’altro che a cuor leggero, mi spieghi com’è natol’album e il suo titolo?
CUORE LEGGERO è estrapolato dalla traccia FORESTA VERDE. In quella canzone parlo di un viaggio, che può essere quello di una persona che se ne va ma anche in senso più metaforico quello di una trasformazione in generale. Inoltre io venivo da un altro album con un’altra etichetta che mi aveva un po’ incastrata in quelle che sono le giuste pretese di una major. Ma io venivo dal contesto di Musicultura che è un ambiente diverso. In quell’anno mi si è appesantita un po’ l’anima, per quello CUORE LEGGERO mi ha permesso invece di fare uscire dei brani con serenità , anche se come dici tu i temi sono profondi.
Tu hai alle spalle una formazione teatrale, che, a mio parere, emerge molto nella tua performance musicale, sei attrice anche quando canti?
Sicuramente gli studi teatrali mi hanno permesso di sperimentare con la voce. Come ti dicevo nell’album con la major dove tutto doveva essere molto radiofonico sono stata molto limitata. Mentre con CUORE LEGGERE ho potuto mettere tutte le mie sperimentazioni. Come se ogni brano non fosse solo un’interpretazione canora, ma anche attoriale.
Il brano NEVE descrive quel tipo di amore che, una volta incontrato, rimane per sempre dentro di noi; è pensata per qualcuno in particolare della tua vita o è più generale?
No, Neve è dedicato a tutti quegli incontri “karmici”, può essere d’amore, d’amicizia di tutto. Quegli incontri che nonostante una separazione, voluta o meno, lascia il segno e tutto quello che ci si è scambiati rimane. Se era dedicata a qualcuno? Forse a un mio compagno con cui ho condiviso molto, ma io sono molto sensibile verso delle amicizie che mi hanno lasciato qualcosa per sempre.
PETRA invece parla di amicizia e di sorellanza, un inno alla bellezza della fragilità, a chi l’hai dedicato?
Sì questo brano è proprio per una mia cara amica di San Paolo. Un giorno scorrendo le sue foto di Facebook ho percepito che ci fosse uno sguardo spento e che stesse passando un momento difficile. Quella sera ho scritto PETRA , nel ritornello parlo di “pantera nera” perchè in lei percepisco proprio una forza felina. La coincidenza è che lei stessa ascoltandola mesi dopo ha detto “Manu hai raccontato proprio come mi sentivo in quel momento” e si è commossa molto.
A proposito di felini, come nasce il tuo nome MANUPUMA?
Io mi chiamo Emanuela Bosone, l’ho sempre trovato troppo lungo come nome d’arte. MANUPUMA ha a che fare proprio con la mia esperienza teatrale. Vent’anni fa durante un corso in un esercizio del metodo Strasberg dovevamo impersonificare un animale, studiarlo. Allo zoo a Roma, posto terrificante, avevo visto questo animale irrequieto in gabbia, il puma, e ho iniziato a studiarlo in modo approfondito. Quindi poi nell’ambito della musica mi sono portata dietro questo animale ma più per l’aspetto protettivo, non tanto per quello aggressivo.
Nella tua carriera come cantante vanti un notevole feat. con ARISA, come ti sei trovata?
Quello è stato un progetto molto bello, io e ARISA ci conoscevamo da molto, avevamo lo stesso manager e ci aiutavamo a vicenda. Il brano NUCLEARE a lei piaceva molto, eravamo in pandemia e allora l’abbiamo fatta uscire. Quell’ora con lei è stato un regalo immenso perchè lei vocalmente è incredibile.
Con chi ti piacerebbe duettare, con chi ti trovi più affine nel panorama italiano?
Allora ce ne sono veramente moltissimi, ad esempio Rachele Bastreghi dei Baustelle, oppure una mia carissima amica che è Cassandra Raffaeli. Sul piano internazionale direi Kat Power se dovessi sparare alto.
Cosa c’è nel futuro di MANUPUMA?
Quest’estate lavoro sicuramente sul mettere su un live. Quest’album non ha un filo rosso volevo proprio che ogni traccia avesse una sua personalità singola. Dal vivo voglio tornare in modalità scarna, stile Musicultura, io il piano, un dj e degli effetti sonori.
Nel futuro un po’ più ampio voglio sicuramento creare musica per l’audiovisivo. Poi vorrei riprender e un progetto di slam poetry che avevo provato a introdurre nel mio primo album. Voglio fare qualcosa di diverso che non esiste e avere tanto contatto col pubblico in location particolari.
Finally dandy with the me inside