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Levante “Nel Caos Tour” all’Alcatraz di Milano. Report e fotogallery

by Luca.Ferri
Levante Alcatraz 5 1

Si è conclusa all’Alcatraz di Milano la prima parte de “Nel Caos Tour” di Levante, dopo l’esordio a Roma e le tappe di Perugia, Bologna, Roncade e Venaria Reale, è toccato al pubblico milanese accogliere la cantautrice. L’album “Nel Caos di Stanze Stupefacenti” (Carosello Records), è esplosivo, aperto e trascinante, tanto da  volare ai vertici della classifica FIMI e debuttare al secondo posto tra gli album più venduti.

Ad aprire il concerto Durdust: il suo è un progetto coraggioso , emozionante ed ispirato, lontano dagli schemi e che punta a creare suggestioni mixando  musica classica all’elettronica crossover per creare un genere  che lo stesso Durdust definisce “pop minimalista e cinematico”: una colonna sonora che, da sola, conquista il palco da protagonista, senza bisogno di parole.

Buio, silenzio, la voce fuori campo di Levante ci invita ad entrare in queste stanze: siamo caduti e ci siamo rialzati un milione di volte, così vestiti delle nostre cicatrici possiamo entrare in questo caos, sporcarci le mani con le lacrime; qui il sussurro si fa grido che travolge, energico e guerriero. Questa sera Levante supera sé stessa con una voce piena e meravigliosamente viva; le sonorità dei nuovi arrangiamenti dei pezzi di repertorio le calzano addosso come mai prima. Apre il concerto con “Le mie mille me” seguita dal nuovo singolo “Non me ne frega niente”, così intreccia i nuovi brani a quelli più noti: “Le lacrime non macchiano” rimane uno dei pezzi più amati.

Una caduta emotiva questo caos, il nuovo pop che affonda le sue radici in un cantautorato intenso, una dichiarazione poetica che prende le distanze, nelle sonorità e nei modi, dagli album precedenti. Qui, in queste stanze, dove ordine è il giusto spazio tra parola e silenzio, basi elettroniche e una batteria che risuona prepotente creano un’atmosfera viva e pulsante, imponendo sonorità attuali e di respiro internazionale; i testi sono asciutti, arrabbiati e fieri, riflessioni che abbracciano la società attuale, un doppio vero del sé e le sfumature delle parole. “Mi amo”, “Sbadiglio” e poi ” Cuori d’artificio” lasciano il posto ad un’emozionantissima “Diamante”, così dopo “Lasciami andare” l’atmosfera si fa più intima con “Una scatola blu” chitarra acustica e voce. Abbiate il coraggio di realizzare i vostri sogni dice, continuate ad essere duri con i vostri sogni.

Icona Pop, l’hanno definita, ma “abbi cura di te”, cantata a bassa voce col suo pubblico, restituisce un’intimità dissacrante che poco ha a che vedere con il divismo, Levante piace anche e soprattutto per questo. Un sorriso tra le lacrime Levante, il pubblico ringrazia.

Foto di Valeria Portinari

Report di Elena Careddu

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