Forse la cronaca di un capolavoro annunciato, quello di Colapesce e Dimartino, che per l’occasione hanno fuso i loro nomi proprio a sottolineare la nascita di un’entità musicale nuova, un ibrido tra un cantautore ed un duo contemporaneo,
che riassume in se tutta la loro pungente poesia , proprio come un fico d’india della loro amatissima terra.
Dopo l’uscita del primo singolo Luna Araba, nel quale ospite d’eccezione è un’altra illustre siciliana, ovvero Carmen Consoli, arriva l’album I Mortali, raccolta di scenari e fotografie di un passato appena trascorso, tutti legati da un filo che li tesse insieme, a volte su un pizzo ricamato, altre magari sulla rete di un pescatore , ma mai troppo distanti tra loro.
Li abbiamo intervistati per saperne di più dalle loro parole, su questo lavoro che ci ha rapiti già dal primo ascolto .

L’INTERVISTA
Avete già collaborato in passato in fase di scrittura: quali sono le principali differenze di approccio che avete trovato nel lavorare a questo album ?
COLAPESCE
Ci sono varie differenze perché quando lavoriamo come autori è quasi un lavoro di sartoria, quindi in qualche modo utilizziamo il vocabolario anche in base all’interprete che poi canterà la canzone.
Invece questo lavoro, essendo noi stessi gli interpreti, abbiamo avuto la possibilità di scriverlo in maniera completamente diversa e con un vocabolario che ci appartiene di più.
Forse però , a differenza che nei nostri dischi da solisti, in questo viene un po’ meno la parte autobiografica.
Un lavoro molto diverso in cui non c’è mai un punto di vista troppo biografico.
Però forse nello scrivere per altri c’è più mestiere e qui c’è più pancia
DIMARTINO
Un disco scritto a 4 mani ci ha dato la possibilità di sperimentare sul linguaggio, perché magari io mi sono messo in bocca parole che non avrei mai usato in una mia canzone , così come Lorenzo (Colapesce n.d.r.) ha fatto con le mie .
Insieme abbiamo pensato di scrivere per una terza entità che quasi non esisteva, una sorta di nuovo cantante che stava facendo un disco.
Però voglio aggiungere che forse si, l’io in qualche modo è venuto meno, però è quasi impossibile azzerarlo, perché qualcosa di nostro e personale è sempre presente.
Esce sempre quasi di istinto qualcosa che magari abbiamo sepolto dentro; accade così, viene fuori all’improvviso.
COLAPESCE
Sì, chiaramente poi esperienza e background confluiscono in maniera a volte inconscia a volte controllata;
Ci piaceva comunque l’idea che venisse fuori un dialogo continuo all’interno delle tracce: in Cicale ci sono appunto due cicale, Rosa e Olindo sono due, ne Il primo Semestre anche c’è questa sorta di discorso tra due autori con tutti i cliché che ne convengono.
Idem anche su altre tracce come Majorana: i protagonisti o sono due o comunque il modo di scrivere è diverso rispetto ad un brano solista.
La Sicilia è molto presente nei vostri testi e nella vostra musica: quanto vi ha influenzato nella realizzazione dei vostri brani l’essere cresciuti in quell’isola?
DIMARTINO
Credo che non si possa prescindere dal posto da cui si proviene quando si scrive qualcosa;
nel caso della Sicilia diventa quasi un cappello ingombrante, perché è piena di storie e leggende, dominazioni che si sono avvicendate.
Se penso ad esempio alla chiesa della Martorana di Palermo il cui tetto è il paradiso di Maometto, segno evidente di come le popolazioni si sono quasi accavallate, è difficile non parlarne ;
è come se in qualche modo il fatto che provieni da qui ti punge sempre.
Lorenzo mi raccontava che alcune sue canzoni che parlano della Sicilia le ha scritte quando era a Milano, quindi paradossalmente quando sei lontano ti stimola ancora di più parlarne.
Nello stesso tempo però abbiamo sempre voluto evitare un po’ il lato folkloristico della situazione, abbiamo voluto raccontare la Sicilia in altri modi.
La Sicilia si presta anche a cadere in cliché ed è quello che abbiamo sempre voluto evitare e che speriamo di evitare in futuro.
Non vogliamo raccontare la Sicilia come lo farebbe una guida turistica.
COLAPESCE
Sì, decisamente evitare tutta la parte classica folkloristica.
A noi è piaciuto trovare un linguaggio che magari fosse descrittivo di certi luoghi, come in Luna Araba, ma da cui non si percepisse solo una sorta di macchietta dell’isola e basta.
In diverse canzoni, come Majorana o L’ultimo giorno si parla di adolescenza, quasi come se ricordaste qualcosa anche con una certa nostalgia: come mai? State Crescendo forse?
COLAPESCE
Che stiamo crescendo è palese dalla barba bianca (Ride)
L’adolescenza è uno dei temi principali del disco, perché è il periodo in cui ti senti immortale, quindi l’apice della mortalità.
È un tema che ci affascina parecchio ed è trattato in senso universale.
E comunque devo dire che in questo periodo storico ci sono molti prodotti culturali che raccontano quella fase, l’adolescenza appunto, forse perché è anche quella più energica, quella dove un po’ tutto è concesso, anche se sbagliato, come raccontiamo in Adolescenza Nera.
È un momento che racchiude davvero tante sfumature, un’esasperazione di qualsiasi tema, dove tutte le emozioni hanno un’intensità superiore rispetto alla maturità.
A livello linguistico è interessante perché ti da degli spunti che la vita adulta spesso non dà.
C’è in effetti anche della nostalgia, che comunque è un altro motore di scrittura
Io e Antonio siamo cresciuti in due paesini molto simili, lui è di Misilmeri ed io di Solarino, paesi che fanno circa 6000 abitanti
DIMARTINO
NO Misilmeri ne fa 25.000! la mia è quasi una metropoli! (Ride)
COLAPESCE
Ah no allora scusa (Ride),
però diciamo che almeno dai racconti che ci siamo confessati, l’infanzia è stata simile: motorini truccati, ragazze in vacanza per il periodo estivo, quindi sicuramente un po’ la nostalgia gioca il suo ruolo nella scrittura.
DIMARTINO
Probabilmente, c’è qualcosa di nostalgico perché in quel periodo della vita è come se fosse già accaduto tutto.
Un periodo che è durato quei 5 anni ,in realtà per me è come fossero stati 50 anni: 2 ore o un pomeriggio dei miei 16 anni, durano quanto una settimana dei 37 anni.
È come se nell’adolescenza avessi vissuto talmente a fondo le cose che negli anni mi sono rimaste attaccate, quindi è come se ci fosse un rimando continuo
Non so se chiamarlo nostalgia, perché poi non è che vorrei tornare adolescente.
COLAPESCE
No no, neanch’io ! (ride)
Però ammettiamo che c’è come una voracità di contenuti in quella fase della vita.
Io ho due fratelli adolescenti, quindi ho avuto modo di osservare il loro comportamento anche dall’esterno, ed è interessante questa voglia di macinare informazioni anche futili con una velocità spaventosa.
Cose che sono importantissime per due ore poi cambiano del tutto.
DIMARTINO
Infatti parlavamo con Lorenzo di come gli adolescenti abbiano vissuto questo periodo di chiusura e di lockdown in maniera pesante, perché per loro è come perdere occasioni di continuo, come se avessero perso di continuo appuntamenti con la vita.
COLAPESCE
Molte canzoni che amo infatti parlano dell’adolescenza.
Ne “Il Prossimo semestre” c’è questa figura che forse è anche un po’ autoironica e riporta forse dei cliché, dal cantautore isolato al discografico che da consigli scontati;
al di là dell’ironia, vi è mai capitato di temere di dover scendere a compromessi, o temere di non poter fare quello che in realtà volevate fare?
DIMARTINO
A me ogni momento di pausa mi capita di voler cambiare lavoro (ride)
mi trovo sempre sui siti tipo trovalavoro.it etc. (ridiamo)
In realtà cadere a compromessi no.
Forse all’inizio c’è stata la paura di non capire delle cose del business musicale che magari mi avrebbero potuto portare da altre parti,
però in realtà adesso sia io che Lorenzo abbiamo seguito due strade che sono abbastanza autonome.
Non voglio dire indipendenti perché sappiamo che in Italia ha assunto un altro significato, però sicuramente siamo due lavoratori autonomi (ride)
Autonomi nel senso che non dobbiamo a nessun altro, tranne che a noi stessi, delle conferme, perché abbiamo avuto probabilmente anche la fortuna di trovare persone che hanno assecondato il nostro lavoro ed un pubblico che in qualche modo ha sposato la causa.
COLAPESCE
Forse l’unico momento in cui si presenta il compromesso è nel nostro lavoro di autori, ma più che compromesso è un adattarsi all’artista che andrà a cantare il pezzo.
Sotto altri punti di vista non c’è mai stato bisogno di scendere a compromessi, abbiamo sempre fatto scelte autonome.
Premesso che il disco ha una fortissima identità e non ha bisogno di accostamenti di sorta, quali sono state le vostre influenze musicali, se ci sono state?
COLAPESCE
In fase di scrittura non ci siamo mai posti il limite tipo “dovrebbe suonare come” o cose del genere.
Quando poi abbiamo raccolto abbastanza materiale e siamo entrati nella parte produttiva, abbiamo coinvolto altri professionisti con i quali abbiamo lavorato in una direzione precisa:
volevamo un disco che suonasse attuale e contemporaneo senza lasciare in secondo piano la parte autoriale.
Quindi una sorta di disco d’autore
Ci sono vari riferimenti all’interno del disco, uno è ad esempio ne Il prossimo semestre, dove ci siamo ispirati ad un cantautore del passato che è Piero Ciampi e al suo Il merlo;
in questo brano lui appunto parla con questo merlo e gli chiede di fischiettargli una melodia vincente per poterci fare i soldi e comprarsi da bere.
Poi ovviamente il background e gli ascolti personali vanno a confluire anche a livello inconscio, quello è normale.
Così alcuni dei nostri riferimenti sono finiti dritti nelle canzoni, a volte più evidenti a volte meno.
DIMARTINO
C’è da dire che lavorando con diversi produttori abbiamo anche sentito l’esigenza di guardare le canzoni dall’esterno e tentare di amalgamarle tra di loro, perché ogni produttore veniva da un’espressione musicale diversa.
Personaggi molto diversi che hanno delle personalità molto spiccate ognuna con i suoi riferimenti, per cui ad un certo punto abbiamo preso le redini della situazione ed abbiamo dato una nostra impronta che le raccogliesse tutte.
Come vi è venuta l’idea del live movie che avete realizzato ? (il Link QUI)
COLAPESCE
Ci avevano chiesto di creare un contenuto per ovviare a questa situazione di fermo per la promozione.
Doveva essere un live in un teatro vuoto, ma poi l’idea ci è sembrata banale ,e per questo ci siamo inventati questo format dove io e Antonio (Dimartino n.d.r.) siamo in giro per l’isola e parliamo di varie cose, però sempre in chiave piuttosto ironica.
Si tratta comunque di 4 brani in acustico in delle location a sud dell’isola, per un contenuto di circa 20 minuti.
Il periodo della lavorazione dell’album è cambiato a causa dell’emergenza COVID?
DIMARTINO
Il disco è stato chiuso i primi di febbraio quindi in realtà era già in stampa quando è successo tutto.
Ricordo tra l’altro quando il 22 Febbraio eravamo a Milano a fare le prove per il tour,( convinti che ancora si potesse fare il tour), il disco c’era già, ed è rimasto come lo avevamo pensato.
COLAPESCE
Si anche il titolo è rimasto lo stesso e non è stato influenzato dal covid
E durante la quarantena avete creato nuove cose?
DIMARTINO
Per me è stata una tragedia, io non ho scritto niente
COLAPESCE
In realtà abbiamo lavorato un po’ a distanza con Antonio a delle cose da autori
DIMARTINO
Ma da un punto di vista creativo per me c’è stata zero voglia di scrivere. Anche perché secondo me prima di parlare di questo periodo bisogna aspettare di metabolizzare
COLAPESCE
E forse non c’è neanche bisogno di parlarne (Ride)
DIMARTINO
Anzi io diffido da chi ha scritto in questo periodo (Ride)
Tutto ciò che possiamo aggiungere è di godere di questo disco , sorseggiandolo come fosse un amaro freddo, bevuto guardando il mare : abbiamo reso l’idea ?
A presto,

Sono una toscana semplice : un po’ d’arte, vino buono & rock ‘n roll.
“Non come chi vince sempre, ma come chi non si arrende mai”
(Frida Khalo)