Anastacia è attualmente protagonista dell’Evolution Tour, in occasione del suo nuovo album, Evolution.
Il primo (e speriamo non ultimo) appuntamento con la musica internazionale di questa stagione primavera/estate comincia, per me, tra le mura della splendida sala Santa Cecilia dell’Auditorium Parco della Musica di Roma, che stasera ospita Anastacia, una tra gli artisti di maggior successo di questo terzo millennio che l’ha vista vendere oltre 30 milioni di dischi in tutto il mondo.
È inutile starvi a descrivere le urla di gioia quando ho saputo che avrei assistito dal vivo a un pezzo della mia adolescenza: in pratica è come essere stata comodamente seduta in poltrona e veder scorrere davanti agli occhi le serate del Festivalbar, quando i cuori erano più leggeri e si aspettava l’estate solo per vedere se le canzoni che ti piacevano finivano nella stessa compilation. E ovviamente no, non ci finivano. Ovviamente già lo sapevi che una era in quella rossa e un’altra in quella blu, ma ci speravi comunque fino all’ultimo, perché già sapevi anche che tua madre non te le avrebbe comprate entrambe, quindi dovevi scegliere. E quella ti pareva una delle decisioni più difficili da prendere, ma io avevo una costante: sceglievo sempre la compilation dove c’era Anastacia, perché quella voce così potente si distingueva tra tutte le altre, così simili, così uguali, così anonime. Quella invece era una voce che lasciava il segno, che si riconosceva subito in mezzo a tutte le altre, una voce forte, come la persona da cui proveniva, quindi la scelta era piuttosto obbligata. E non mi ha mai deluso.
Perdonatemi questo breve viaggio sul viale dei ricordi e veniamo a noi!
È un palco a due piani quello che svetta al centro della scena, con la trovata geniale delle catene di DNA come parte integrante della scenografia che cambiano colore e regalano meravigliosi giochi di luce brano dopo brano (non a caso il nuovo album, e di conseguenza questo tour, si chiama Evolution…).
Dopo una breve intro, eccola lì, in cima a tutti, a dare il via alle danze (perché sì, ho anche ballato) con Left Outside Alone, singolo del 2004 rimasto per ben 15 settimane in vetta a tutte le classifiche europee, che rimbomba in tutta la sua potenza, quasi a volermi ricordare perché sceglievo sempre la compilation in cui erano presenti le sue canzoni…
Le prime file sono già in piedi e, quando a metà di Caught in the Middle, singolo che ha anticipato l’uscita dell’album lo scorso settembre, scende giù dalle scale del secondo piano del palco, insieme alle due ballerine/coriste che l’accompagneranno per tutto il concerto, tutti si scatenano definitivamente.
Essere qui è uno spettacolo per l’udito e per la vista, con lo splendido gioco di luci che prende vita su I feel You, dove il pubblico è oramai in adorazione a pochi centimetri da lei, che però invita i più irriducibili a tornare ai propri posti per rispetto di chi, seduto più indietro, altrimenti non vedrebbe nulla.
Le piace parlare e interagire con chi ha davanti, tanto da chiamare lì sotto palco due fortunati spettatori che erano lì a vederla dal vivo per la prima volta e che, ammettiamolo, hanno scatenato l’invidia un po’ di tutti quando se li è stretti in un bell’abbraccio prima di iniziare a cantare Cowboys and Kisses, brano del suo primo album che mi ha sempre fatto immaginare quell’America all’epoca davvero così lontana.
Dopo One Day in Your Life lascia la scena alla sua fantastica band che ci intrattiene con un meraviglioso medley funk su cui lei rientra sul finale.
È giunto il momento di votare la cover da eseguire: vince Wonderwall degli Oasis (io avrei preferito Back in Black degli AC\DC, ma si sa, de gustibus…) Prima, però, c’è il lancio delle magliette ufficiali del tour tra il pubblico dove, tra un lancio e l’altro, trova spazio anche un’infinita tenerezza quando fa salire sul palco una bambina di appena 7 anni visibilmente emozionata (come darle torto, d’altronde) con cui si lascia andare in un dolcissimo abbraccio che le sarà sembrato infinito e che non si dimenticherà così tanto facilmente.
È un’artista a tutto tondo, una combattente, una che ama il suo lavoro e il suo pubblico, che si diverte e fa divertire.
Siamo però, ahimè, oramai giunti quasi alla fine di questa serata, così sulle dolci note di My Everything, dedica d’amore ai suoi fan, giù in platea si accendono mille lucine che muovendosi lentamente e all’unisono, creano una coreografia a dir poco suggestiva.
Ed eccoci arrivati davvero alla fine. Anastacia invita tutto il pubblico presente in sala ad alzarsi in piedi e a scatenarsi su quella che probabilmente è la canzone con cui tutti la (ri)conoscono: I’m Outta Love, dove sprigiona tutta la sua carica e ci regala un finale da urlo, proprio così com’era stato l’inizio.
Quello a cui ho assistito stasera è pressoché impossibile da descrivere a parole, ma la forza, la carica e la spettacolarità di quello che ho visto, l’ho riscontrato in pochi artisti, quindi grazie Anastacia per essere passata di qui.
Grazie per avermi fatto tornare indietro di 15 anni, quando ancora avevamo un futuro da sognare e lo facevamo anche grazie alla potenza della tua voce e alla forza che ci trasmettevi con le tue canzoni. Thank you so much.
Camilla Sabatini
Di seguito la scaletta esplosiva:
- Left Outside Alone
- Caught in the Middle
- I Can Feel You
- Redlight
- Sick and Tired
- Before
- Cowboys & Kisses
- One Day in Your Life
- Medley Funk
- Nobody Loves Me Better
- Pieces of a Dream
- Why
- Stupid Little Things
- Paid My Dues
- Wonderwall (cover Oasis)
- I Do
- Boxer
Encore:
- My Everything
- I’m Outta Love

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