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5 aprile 1994: 25 anni fa ci lasciava Kurt Cobain

by InsideMusic
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La vita, l’ascesa al successo e la tragica scomparsa del celebre frontman dei Nirvana

“Voi mi odiate, ed io per dispetto vi amo tutti”
scriveva in una delle tante note ritrovate postume nei suoi diari. Estroso quanto dissacrante, crudo ma profondo, Kurt Cobain rappresenta una delle più controverse personalità musicali degli anni ’90  nonchè della storia della musica contemporanea; sembra quindi doveroso, ad un quarto di secolo dalla sua morte, ripercorrere i passi che assieme ai Nirvana lo hanno consacrato come icona del grunge rock e vessillo di una generazione.

Biografia di Kurt Cobain

Nato ad Aberdeen, Washington, il piccolo Kurt si rifugia fin dalla più tenera età in un mondo fatto di fantasia e innocenza, in cui è sempre presente la musica; a due anni dimostra già una spiccata predisposizione per il canto, ritrovandosi ad intonare per gioco qualsiasi canzone ascoltasse in radio. Da lì poi si avvicina alla batteria, ma incontra il vero amore a 14 anni, quando per il suo compleanno riceve una chitarra. Con la sua fedele seicorde, Cobain riesce ad esprimere al meglio l’inquietudine e la frustrazione scaturita, oltre che da problemi familiari quali il difficile rapporto tra i genitori, anche dai problemi fisici che cominciavano a palesarsi e che lo avrebbero accompagnato tutta la vita. Carico di rancore verso la società e con una spiccata predisposizione alla ribellione, il futuro frontman dei Nirvana comincia a frequentare le personalità più calde della allora incandescente scena musicale di Seattle, arrivando a conoscere i Melvins; dalla band impara i rudimenti del punk rock e in generale di quel rock dai toni scuri e rabbiosi che stava pian piano germogliando e che presto sarebbe diventato un vero e proprio fenomeno culturale: il grunge.

Kurt cobain morte

Frances Bean in braccio a Kurt Cobain, a fianco la moglie Courtney Love.

La fondazione dei Nirvana e il successo

Trascorsa un’adolescenza all’insegna dell’eccesso, della trasgressione e della sperimentazione musicale con diverse formazioni, la svolta musicale arriva nel 1988: un Kurt Cobain ventunenne, assieme al bassista Krist Novoselic e al batterista Chad Channing (a cui nel 1990 subentrerà Dave Grohl fino al definitivo scioglimento) fonda ufficialmente i Nirvana.
Inizia così il breve seppur fortunatissimo periodo di attività della band, che in meno di dieci anni di carriera riesce a scalare velocemente le classifiche americane e mondiali. La nuova generazione emergente (definita “generazione X”), che si mostrava come apatica, cinica e caratterizzata da una forte sfiducia nelle istituzioni e nei valori tradizionali, rivide in Cobain un idolo; il frontman di Aberdeen sfatava finalmente il mito del musicista-divo, luminoso quanto inarrivabile, mostrandosi come un semplice essere umano in perfetta armonia con le sue debolezze e le sue psicosi e in lotta con un’umanità che lo delude continuamente. Con un sound torbido, a tratti cupo ma magnetico, i Nirvana diventano apprezzati interpreti del neonato grunge, mutuando sonorità dal punk e da generi affini come il noise rock.

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La querelle tra i Nirvana e i Pearl Jam

I tre dovranno però spartirsi le luci della ribalta con altre validissime band dell’epoca: gli Alice in Chains, molto più vicini  all’heavy metal, i Soundgarden, le cui influenze sono una commistione tra punk e metal, e i Pearl Jam, di stampo tendente  all’hard rock. Tra i Nirvana e questi ultimi non correva proprio buon sangue, per questioni legate principalmente al modo di rapportarsi alla vera essenza del rock alternativo: Cobain scinde infatti la figura del vero rocker underground, venuto dalla strada e sciolto da qualsiasi costrizione legata al mercato, dal fantoccio creato dalle major per soli fini commerciali, accusando i Pearl Jam di appartenere a quest’ultima categoria; ne nacque una controversia in parte alimentata dalla stessa stampa, che colse l’occasione per esacerbare la rivalità tra le due band calcando la mano sulle dichiarazioni via via lasciate da entrambi le parti.

Discografia e videografia

La produzione discografica dei Nirvana conta fondamentalmente 3 soli album in studio, da cui sono stati estratti diversi singoli  e raccolte. I testi e le musiche sono stati scritti quasi tutti dallo stesso Cobain, motivo per il quale spesso l’identità  musicale della band e dello stesso frontman si intrecciano fino a sovrapporsi; il modo di comporre di quest’ultimo assume toni  anomali, in quanto la scelta delle parole viene dettata dal potere evocativo che assumono una volta accostate ma non sono quasi  mai legate da un filo logico, quasi come se non avessero nessun legame con la realtà circostante.  Il primo album della discografia in ordine cronologico è Bleach (1989), album d’esordio della band che riscosse un tiepido
successo alla sua pubblicazione, rivalutato poi in seguito alla ristampa del 1992 nel periodo di pieno del successo del gruppo. Bleach presenta un sound sporco, rumoroso ed in qualche modo ancora acerbo e strettamente legato al punk e soprattutto al noise rock. A seguire, nel 1991 arriva Nevermind, album capolavoro dei Nirvana che supera tutte le aspettative di vendita, venendo introdotto dalla rivista Rolling Stones al 17esimo posto nella classifica dei 500 migliori album di sempre. Nevermind conterrà i più grandi successi della band, come Smells like teen spirit, Come as you are, Lithium e In bloom, da cui vennero estratti altrettanti singoli; con questo lavoro discografico, il gruppo riuscirà a travalicare i confini della musica underground per conquistare il grande pubblico. Una curiosità sull’album: dopo un lungo silenzio di 10 minuti e 5 secondi seguente la fine dell’ultimo brano, Something in the way, parte la traccia fantasma Endless Nameless.
Nel 1993 esce In Utero,l’ultimo album della band prima del loro scioglimento, da cui vengono tratti diversi singoli di grande  successo quali Heart-Shaped Box, All Apologies/Rape me e Pennyroyal Tea; è presente anche in questo caso, e sempre a fine disco, una traccia fantasma intitolata Gallons of Rubbing Alcohol Flow Through the Strip. Lo stile dell’album rimane lo stesso del  precedente, ma si avverte una alone di crescente inquietudine nei testi e nelle musiche di Cobain, quasi a presagire il tragico destino che di li a poco si sarebbe compiuto. Menzione particolare meritano anche i video girati a supporto dei singoli pubblicati: atmosfere oniriche, realtà distorte e  surreali e toni cupi che si alternano a colori innaturalmente scintillanti finiscono per incastrarsi finemente con i temi ipnotici e cadenzati eseguiti nei brani, dando allo spettatore la sensazione di ritrovarsi a metà strada tra sonno e veglia.

La morte di Kurt Cobain e la fine dei Nirvana

Il 5 aprile del 1994, quella che sembrava l’irrefrenabile successo dei Nirvana subisce una brusca quanto tragica battuta  d’arresto: il corpo di Kurt Cobain viene trovato senza vita nella serra della sua casa di Washington.  Il mondo della musica è sconvolto, i fan di tutto il mondo addolorati dalla notizia: l’idolo di una generazione muore suicida a  soli 27 anni, lasciando una moglie (la stravagante leader delle Hole Courtney Love, con cui viveva un rapporto non proprio  sereno) e una figlia, la piccola Frances Bean Cobain.
Come spesso succede in questi casi vengono formulate le più disparate ipotesi sull’accaduto, le più diffusa delle quali vedrebbe la stessa Courtney Love come mandante dell’omicidio del marito, astutamente poi mascherato da suicidio; questa grave accusa però non è stata mai accreditata.
Con il decesso del frontman il progetto Nirvana naufraga irrimediabilmente: venuto a mancare l’autore principale dei brani composti fino ad allora, la band subisce un crollo strutturale e per Novoselic e Grohl, distrutti dall’accaduto, non ha alcun senso tentare di rimettere insieme i cocci.
A 25 anni dalla sua morte, ricordiamo l’uomo e l’artista riportando le sue ultime parole lasciate a questo mondo: di seguito è possibile leggere il testo tradotto della lettera ritrovata accanto al corpo esanime (tratta dal libro”Kurt Cobain & Nirvana” di Carrie Borzillo), con cui Cobain si congeda dalla vita e da un ultimo saluto ai suoi affetti, scoprendo forse un po’ di quella che era la sua vera essenza.
“Mi è andata bene. Molto bene. Ne sono riconoscente. Ma dall’età di sette anni ho iniziato a odiare tutti gli uomini, in generale. E solo perchè sembra così facile per la gente andare d’accordo e avere empatia. Empatia! Solo perché io amo troppo e “sento” troppo per le persone. O almeno immagino che sia così. Grazie a tutti dal più profondo del mio nauseato e bruciante stomaco per le vostre lettere e la vostra preoccupazione durante gli ultimi anni. Sono una persona troppo strana e troppo lunatica e non ho più passione. Così, ricordate, è meglio bruciare che consumarsi poco a poco. Pace, amore, empatia. Kurt Cobain. Frances e Courtney, sarò al vostro altare. Ti prego Courtney, non mollare. Per Frances. Perché la sua vita sarà molto più felice senza di me. VI AMO. VI AMO”.

Pace, amore, empatia.
Luigi Izzo

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