Home Interviste SUBLUNARE È IL PRIMO ALBUM DI CANCE – INTERVISTA

SUBLUNARE È IL PRIMO ALBUM DI CANCE – INTERVISTA

by Alessia Andreon
Cance

Si intitola Sublunare il primo album della cantautrice Giulia Cancedda, in arte Cance, realizzato grazie al contributo di NUOVO IMAIE – Nuove Produzioni Discografiche 2022-2023.

Cance è una cantautrice pop dal respiro R&B che, dopo essersi diplomata in Canto Jazz, nel 2016 lascia il suo Paese per avventurarsi a Londra, dove vive per due anni.

La sua passione la porta a consegue un Master in Popular Music Performance e a conquistare un posto tra i finalisti di “GIGS”, la più grande competizione di artisti di strada che si tiene ogni anno in Inghilterra.

Nell’album si intrecciano l’intimità del cantautorato e le varie esperienze musicali che Cance ha assorbito in questi anni.

Il titolo Sublunare indica, appunto, il mondo che si trova “sotto alla Luna”, il mondo corruttibile, imperfetto, finito, che si i contrappone al mondo astrale che, a partire dalla Luna sale fino ai limiti dell’universo, ed è regolato da leggi permanenti e immutabili.

INTERVISTA:

Ciao Giulia, benvenuta su Inside Music!

Parliamo del tuo album uscito i primi di dicembre. Il titolo che hai scelto per questo lavoro mi ha incuriosito molto. Come l’hai scelto?

Cercavo un titolo che esprimesse il concetto di imperfezione, corruzione, mutazione e allo stesso tempo contenesse la parola blu, colore che da sempre caratterizza la mia musica e riconduce al “blues”, alla malinconia. Ed ecco che mi sono imbattuta in Sublunare, che sarebbe la Terra, il mondo in cui viviamo, assolutamente imperfetto e in continuo mutamento, come le nostre vite.

Pur mirando alla perfezione, a vivere quell’amore spirituale che non chiede nulla in cambio, rappresentato dalla luna (il Lunare), la verità è che ci ritroviamo spesso a fare i conti con la sua parte più terrena, concreta e carnale.

2)Nei tuoi testi si parla di mare e vento…. simbolo della tua terra d’origine, visto che sei ligure – calabrese – sarda. Ad un certo punto della tua vita questo vento ti ha spinto a partire. Cosa hai trovato a Londra?

Giusto! Il mare e il vento ricorrono nella mia musica. D’altronde sono nata in Liguria, mia mamma è calabrese e, come hai giustamente potuto notare dal cognome, ho origini sarde dalla parte di mio nonno paterno.

A Londra ho trovato tanto coraggio, nuovi stimoli e meritocrazia.

Il coraggio perché mi sono buttata in contesti musicali, lavorativi e scolastici che inizialmente mi spaventavano, essendo quella londinese una realtà molto più grande e frenetica di quella della piccola località di mare.

Non avevo mai vissuto in una grande metropoli e grazie a quel coraggio ho fatto esperienze che mi hanno permesso di crescere e avrei mai potuto fare in Italia. Ho scoperto di avere risorse dentro di me che mai avrei pensato di avere, forse perché non c’era ancora stata l’occasione di tirarle fuori. Londra è stata per me una palestra artistica e di vita molto importante.

In Dolce Venere troviamo la parola “blu”, che richiama l’R&B. Come è nata la passione per questo genere?

Una delle mie primissime influenze musicali (andavo alle scuole elementari quando mi innamorai della sua voce), è stata Giorgia.

Crescendo ho iniziato grazie a lei a scoprire ed appassionarmi anche alla black music, dal blues al soul/funky, sino ad arrivare al jazz e alle forme più moderne di R&B.

Questa cosa è interessante perché mio padre invece, grande appassionato di musica e vinili, ascoltava a casa principalmente musica d’autore italiana, folk e rock americano e inglese. Posso dire, infatti, di avere attraversato tanti generi musicali nella mia vita artistica ed essermi spesso appassionata a cose molto diverse tra loro.

Iniziando a scrivere ho dovuto fare una sintesi delle mie influenze, per mettere a fuoco la mia personalità artistica.

Credo che sia questo il bello della musica, lasciarsi attraversare da ciò che più amiamo, sperimentare e trovare la propria voce.

In Arriva lui dici che “Le cose belle accadono per caso”…

Mi fai un esempio di una cosa bella che è accaduta per caso in questi anni di carriera?

Ce ne sono alcune. Una è stata la mia iscrizione con Conosci?, il mio primo inedito, al premio musicale Musica Contro le Mafie (ora Music for Change), nel 2019.

Un giorno mi è arrivato un messaggio in direct su Ig che invitava ad iscriversi al premio.

Non avendo mai preso in considerazione fino a quel momento di partecipare a concorsi, non lo conoscevo. Incuriosita ho fatto un giro sul loro sito e ho pensato: “Cavoli però.. il tema delle raccomandazioni, del precariato tra i giovani.. potrebbero essere adatti per questo contesto”. Ho iscritto così il brano, devo dire che ci ho creduto ma mai mi sarei aspettata di arrivare in finale, vincere un premio e instaurare con l’organizzazione un rapporto di amicizia e stima, che dura tuttora.

Sublunare è un album molto intimo, in cui ti sei anche concessa di cambiare punti di vista, cosa hai trovato in questa nuova prospettiva?

Sono una persona empatica e il fatto di raccontare mettendomi anche nei panni degli altri è stata una necessità.

Credo che una canzone a volte possa aiutare più di tante parole, perché non tutti riescono ad aprirsi nel momento della sofferenza e farsi aiutare.

La musica invece può essere ascoltata in qualsiasi momento, da sol*, e riesce spesso a coinvolgere di più emotivamente chi la ascolta, dando grandi spunti di riflessione.

Con i miei brani ho voluto far riflettere, consolare e tirare fuori dalle persone, in particolare quelle più vicine a me, quelle parole mai dette.

Spero possano aiutare a fare metabolizzare una delusione, una mancanza, guardando sempre il lato positivo di ogni storia.

Ho letto che sei anche ideatrice e direttrice artistica del “Lavagna Busking Contest”, l’unico contest attivo in Italia per musicisti di strada, come ti sei avvicinata a quest’arte? A Londra?

Si esatto, a Londra ho sperimentato per la prima volta l’arte di strada. In Italia non lo avevo mai fatto perché un po’ mi vergognavo, mi sentivo fuori luogo. In Inghilterra invece il busking è parte integrante della cultura e questo mi ha aiutata a buttarmi.

Questo è il motivo per cui, una volta tornata in Italia, ho pensato di ideare ed organizzare il Lavagna Busking Contest.

Mi piacerebbe che anche nel nostro paese l’arte di strada diventasse una cosa sempre più “normale”, quindi cerco di dare l’opportunità di sperimentarla in un contesto più organizzato a tanti artisti che, come me in passato, desiderano farlo ma magari non si sentono ancora a proprio agio.

Dal contest passano ovviamente anche buskers già avviati.

Il messaggio che voglio lanciare è che la strada non è necessariamente un punto di partenza, può essere anche un punto di arrivo.

Potrebbe piacerti anche