Il 28 aprile è uscito “SALA BLU” (Pulp Dischi), il nuovo progetto discografico della talentuosa cantautrice Ilaria, già nota per aver partecipato ad X FACTOR nel 2014.
L’album segue la pubblicazione dell’EP “My Name” e rappresenta un percorso di ricerca stilistica e sonora ed era stato anticipato dai singoli “AMAMI” e “MARE”.
“SALA BLU” è composto da otto brani in cui Ilaria regala all’ascoltatore tutta la sua inquietudine ma, allo stesso tempo, la sua forza interiore nel cercare la sua cifra stilistica, che rende il suo lavoro immediatamente riconoscibile.
Un disco fortemente autobiografico e introspettivo, che segna la maturità artistica della cantautrice toscana.
Ciao Ilaria, l’album Sala blu segna il tuo passaggio dall’inglese all’italiano. Essendo l’inglese più musicale, è stato difficile trovare la stessa assonanza nella nostra lingua?
Ovviamente è stato così e a volte lo è tuttora, ma non perché io trovi l’italiano meno musicale, anzi. Essendo, però, cresciuta ascoltando musica inglese mi sono involontariamente approcciata alla scrittura con le parole e soprattutto i suoni che conoscevo meglio.
Ma la cosa divertente è, secondo me, riuscire a colorare l’italiano di tutte quelle sfumature nascoste, che spesso vengono
da lontano, e a sua volta colorare d’italiano le sonorità a cui sono più affezionata.Adesso infatti preferisco di gran lunga scrivere in italiano, che comunque è anche la mia lingua principale.
Il disco è composto da melodie molto dolci e gentili, che ti conducono in uno spazio sacro (come può essere il letto) passando attraverso l’Intro che diventa un indispensabile vademecum sullo sviluppo di questo lavoro.
L’avevi scritta prima di tutto il resto?
In realtà questo è stato l’ultimo brano, scritto durante le registrazioni degli altri brani, non doveva neanche esserci.
Vedendo questo disco come un racconto, una storia a capitoli, pensandoci ho trovato indispensabile dare un’introduzione, una sbirciatina, ma anche sì delle piccole istruzioni per arrivare preparati al mare di paranoie che racchiude il disco.
Amami mi pare trasmetta tutta la tua inquietudine nell’evoluzione. Un bruco che diventa farfalla necessita di un travaglio interiore. Quanto sono stati utili quei pensieri nel letto, di notte, da sola?
Tantissimo. Sono molto solitaria e fino a poco tempo fa la solitudine era l’unica a portarmi risposta, ma anche conforto.
Con gli anni ho conosciuto la condivisione e la collaborazione e sebbene passi ancora molto tempo nel letto la notte sola, adesso riesco a torturarmi di meno e a condividere un po’ di più.
Il tuo Sogno che trema significa che, in un certo momento, hai pensato che la musica non fosse più la tua strada, magari per come la stavi vivendo dopo X Factor? L’allenamento può davvero superare il talento?
In realtà il Sogno che trema è quello chiuso in gola, la mia voce che scalpita di uscire. Questo pezzo descrive quei momenti in cui non credi più nel tuo sogno, dando colpa al tempo, alla fantasia, anche all’allenamento.
Penso che per avverare i propri obiettivi, i propri sogni, si debba avere la testa per aria ma anche i piedi ben saldi a terra, ci vuole equilibrio perché le cose si realizzino.
Mare è una vera e propria dichiarazione d’amore che, all’interno del disco, segna anche un cambio di registro. È una nuova consapevolezza non solo musicale ma anche personale?
Forse è il pezzo che meglio riesce ad esprimere il mio sconforto e la mia insicurezza, scriverlo è stato velocissimo e terapeutico.
Ripensare ai ricordi e emozioni che hanno portato alla sua realizzazione fa sempre uno strano effetto, anche mentre mi esibisco.
È singolare, ma anche lontane da me da anni, queste canzoni riesco a sentirle sempre a me vicine e attuali, credo questo mi faccia pensare di aver fatto un bel lavoro per me.
Il soffitto che rimane immobile ma tu no, che conclude Sala Blu, sottolinea la tua voglia di riprendere con più forza il cammino. Sei una persona molto riflessiva?
Super riflessiva, ma al contempo molto sentimentale.
Posso passare anche giorni a pensare e decifrare pensieri e sensazioni, ho proprio bisogno di questo processo di svisceramento, ma alla fine la decisione che prendo non viene mai dalla testa.
Vai, così come i pensieri che attanagliano le persone normali di Giriamo nel letto e Paralleli sono ritratti di momenti intimi. È stato difficile mettersi così a nudo?
Come dicevo prima, nel momento in cui ho scritto questi brani ero, come sempre, sola con me stessa, e io in quei momenti riesco ad essere davvero sincera e libera, quindi in quel momento non ho trovato difficoltà almeno dal punto di vista dell’essere onesti con le proprie emozioni.
Ma anche solo farle sentire per la prima volta in studio mi ha imbarazzato tantissimo!
Proprio perché nel mio processo creativo sono sempre sola e senza previsioni, ogni volta che mi sono trovata a far sentire qualcosa tutta l’emozione arrivava come una valanga.
Per fortuna succede ancora, ma riesco un po’ a contenerlo.
Per ogni cosa c’è un posto
ma quello della meraviglia
è solo un po’ più nascosto
(Niccolò Fabi)