Affermatisi in pochi anni con gli album Avete ragione tutti e Vivi per sempre, i Canova si sono esibiti ieri in uno splendido concerto all’Atlantico di Roma. Ad aprire la serata ci ha pensato il delicato ed emozionato cantautore Scarda. I suoi brani sentimentali sono stati ben accolti dal pubblico, che lo ha accompagnato nei ritornelli e in molte strofe. Con atmosfere e tematiche molto vicine a quelle dei Canova, il cantautore napoletano ha fornito un’ottima apertura di serata.
Difatti, poco dopo i quattro musicisti milanesi hanno infiammato subito l’Atlantico con Shakespeare. Il pubblico in visibilio ha accompagnato letteralmente parola per parola il frontman Matteo Mobrici per tutta la canzone. Un supporto e un calore che i Canova hanno ricambiato con un’energia e una passione contagiosa. Il loro animo adolescenziale, espresso nei loro testi, ha come controfigura questi ragazzi capelloni e scalmanati, che malcelano il loro animo ribelle dietro un abbigliamento solo apparentemente elegante. La serata prosegue sulla stessa linea anche con le successive Domenicamara e Manzarek, dove ancora il frontman Matteo, ma soprattutto uno scatenato Federico Laidlaw al basso, bucano la scena con un carisma encomiabile.
Del resto, i Canova rappresentano la voglia di non buttarsi mai giù, nonostante tutte le difficoltà che i ragazzi affrontano nell’adolescenza e nei primi passi della maturità. Relazioni fallite, delusioni d’amore, depressione giovanile sono i temi più trattati dalla band. Ma per farlo non scelgono la via della disperazione. Piuttosto si muovono sull’idea di una malinconica nostalgia, di una festa costantemente vicina alla fine. La furia di Federico al basso e di Gabriele Prina alla batteria sono il perfetto contraltare alle chitarre vellutate di Fabio Brando. La voce di Matteo poi si muove perfettamente da un’impostazione più pacata e morbida ad una più rabbiosa e urlata, alternandosi tra l’altro anche alla chitarra e al pianoforte.
In un repertorio che vuole muoversi su questi temi, non poteva mancare un omaggio particolare. Difatti, a metà concerto la band ha eseguito la cover di Achille Lauro Rolls Royce. Il brano che ha scandalizzato il pubblico di Sanremo per i suoi riferimenti alla droga nel mondo giovanile è stata una scelta azzeccata da parte dei Canova. Hanno in questo modo mantenuto la presa sul pubblico con un brano che ha spopolato in pochissimo tempo. Inoltre l’hanno fatto senza uscire dal loro tema principale. Che la droga faccia ormai parte del mondo dei giovani e degli adolescenti è un dato di fatto, che piaccia o no. Cantarne con straniata allegria i molteplici aspetti è un ottimo modo di affrontare dall’interno un problema sociale non indifferente.
A seguire poi la canzone di Achille Lauro, in una perfetta sequenza sesso-droga-rock’n’roll, giunge Groupie. Brano che ha ricevuto una risposta clamorosa dal pubblico femminile (volano infatti numerosi indumenti intimi con dedica ai musicisti!). Tuttavia, con la ballad Vivi per sempre, titletrack del nuovo album della band, i Canova raggiungono il punto migliore della serata. Brano emozionante e profondamente commovente, dimostra come i quattro sappiano destreggiarsi su più livelli comunicativi, su più emozioni. Il tutto senza perdere mai uno stile e un sound caratteristici.
Giunti verso la fine della serata, il gruppo si gioca le ultime potenti cartucce. Si tratta dei grandi successi Vita sociale e soprattutto la sconveniente Threesome. Con questi brani la voce di Matteo risulta addirittura oscurata da un coro generale del pubblico, capace di sovrastare anche tutti gli altri strumenti. Per non parlare di quanto ha tremato l’Atlantico mentre tutti saltavano contemporaneamente al ritmo delle canzoni. Mentre il primo brano gioca sulla non-vita sociale e la solitudine dei giovani di oggi, il secondo si muove sulle corde dell’irriverenza. Il noto threesome viene impiegato come simbolo di una generale perdita di valori. La voglia di andare controcorrente, un gesto antisociale che magari certifichi una realizzazione identitaria che sembra sempre più impossibile da raggiungere.
Trascinata la canzone con furia giovanile per diversi minuti, la band conclude così una serata carica di emozioni perfettamente miscelate. In perfetta sintonia con i brani del repertorio, i Canova intrecciano gioia, dolore, nostalgia, malinconia e rassegnazione. Difficile capire dove inizi l’una e finisca l’altra. Il tutto condito da una tenuta sul palco da autentici professionisti e showmen rodati. Sono una giovane band che ha appena partorito il secondo album in studio: da quanto visto all’Atlantico, hanno tutte le carte in regola per sfondare!
