Ricordo il giorno dell’annuncio del concerto, sto parlando del famoso concerto, quello più atteso, il concerto dell’anno. Ero a Via Del Corso in un pomeriggio invernale a passeggiare con una amica dopo aver finito l’università.
“Liberato farà un concerto a Roma.”
“Cosa dici?!”
La mia amica tra contentezza e stupore urlò così ad alta voce da far girare tutta la via.
Forse è proprio questa la peculiarità dell’anonimo napoletano: il farsi desiderare. Un po’ come in amore, vince chi fugge. E questo suo mistero, questo organizzare eventi che a loro volta diventano misteriosi fino a qualche settimana prima del grande giorno, è come oro per i fan.
Finalmente questo tanto atteso concerto è arrivato, 22 giugno, Roma come al solito bloccata dal traffico, sembra essere ancora più caotica. Anzi, Roma in questo giorno ospita 25.000 mila persone provenienti da tutta Italia.
Dopo un grandissimo show di Dengue Dengue Dengue, un duo formato da Felipe Salmon e Rafael Pereira che ha saputo intrattenere gli astanti insieme a un cartellone che segnava tanti altri artisti come Tiger & Woods, K-Conjong, Bawrut e molti altri ha dato quel quid in più alla serata del Rock In Roma, un vero e proprio festival con musica dal vivo sin dal primo pomeriggio.
Ma a differenza degli altri artisti, Liberato si è esibito in un piccolo palco sopraelevato e retrostante, infatti il vero spettacolo, sin dall’inizio, è dato dai maxischermi e dai giochi di luci; una grafica di scena che fa invidia anche agli artisti internazionali. Chissà se tutto ciò è dovuto a un distoglimento di sguardo sull’artista partenopeo – sempre con il suo cappuccio e insieme alla sua band – che ha deciso di continuare il suo mistero dietro uno schermo.
I primi tre brani “Guagliò“, “Tu me faje ascì pazz” e “Oi Marì” sono stati eseguiti tramite questo rappresentazione visiva. Vogliamo trovare un motivo? Dar risalto alla musica, non al cantante ma al progetto, ascoltare e ballare, insomma come un live di elettronica. Inoltre un vero e proprio “velo di Maya” del duemila, qui la realtà si trova dietro questo schermo che ci è vietato vedere o a malapena scorgere un’ombra e l’illusione che abbiamo creato in questi anni sul personaggio di Liberato è proprio davanti a noi, nel parlarne ogni giorno e nel farci domande a cui una risposta non ci è dovuta.
Alzato lo schermo:
“When the night has come
And the land is dark
And the moon is the only light we’ll see”
Sulle note della famosa e mai intramontabile Stand By Me, il palco si riempie di stelle e a quasi 50 anni dallo sbarco sulla luna, Liberato ci porta sotto questo bellissimo pianeta con la sua “Gaiola” per poi passare a “9 Maggio”, che proprio allo scadere di questo giorno del 2019 il cantante ha rilasciato il suo primo album con cinque brani inediti.
Ma la vera traccia che ha saputo conquistare l’intero pubblico di Rock In Roma è stato “Me Staje Appennenn’ Amò” eseguito in modo del tutto originale, lasciando spazio all’elettronica che ha travolto i fan come può riuscire solamente una star internazionale. Su questo non si può che fare i complimenti al partenopeo, che con sole 11 canzoni ha saputo dominare la concentrazione del pubblico sulla sua musica.
Ovviamente non poteva che chiudere lo show con il suo singolo più celebre, il singolo che ha conquistato tutti: “Tu T’E Scurdat’ ‘E Me”.
Devo dire che da questo brano eseguito live mi aspettavo di più, magari un capovolgimento a livello sonoro o un piccolo allungamento, ma come suo solito Liberato ha lasciato la scena in gran silenzio, nel suo anonimato.
Finalmente Napoli non è più solo pizza, Maradona, Un posto al sole o qualche programma noioso su Real Time; Napoli adesso è anche musica originale con una storia e un tecniscimo dietro. Napoli ora è anche Liberato.
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