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Marina Rei Unplugged Tour 2017. Report e Gallery

by Luca.Ferri
Marina Rei copertina

È lo spazio del Teatro Studio Borgna, luogo intimo e raccolto all’interno del più ampio Auditorium Parco della Musica di Roma, ad ospitare Marina Rei e il suo fedele violoncellista, Mattia Boschi, che portano in giro per l’Italia il Marina Rei Unplugged Tour 2017.

Ad aprire il concerto acustico è stato Andrea D’Apolito, in arte DAP, giovane cantautore romano che ha proposto tre suoi pezzi chitarra e voce prima di lasciare il palco all’artista romana, che si alternerà tra chitarra, batteria e pianoforte come se fosse la cosa più naturale al mondo.
Di passione, talento e grinta Marina Rei ne ha da vendere, e a noi ce ne regala un assaggio, lasciandoci a bocca aperta fino alla fine, lì, seduti su quelle poltrone rosse a volerne ancora e ancora.
Quasi a voler farci sentire un tutt’uno con lei, ha scelto di iniziare la serata con una splendida versione di Noi, seguita da Ho visto una stella cadere per poi chiudere il tris di brani eseguiti alla chitarra con L’errore, come quello che ho fatto io di aver aspettato così tanto per vederla dal vivo.

Se provate a chiudere gli occhi, potreste pensare di avere di fronte un’orchestra sinfonica, ma poi li riaprite e vi accorgete che in realtà a creare quell’atmosfera magica sono solo in due.
E così ecco che con Inaspettatamente si apre la tripletta alla batteria, chiusa da Donna che parla in fretta, con un intermezzo di Musa.
Dopo averci fatto scaldare un po’, sfoderando tutta la sua potenza con quello che è il suo strumento, ecco che abbandona charleston e rullanti per passare alla bicromia dei tasti neri e bianchi del pianoforte, eseguendo brani più intimi, quasi privati, come se ci foste solo tu e lei lì in quel momento (ah, la magia del piano): Se solo potessi, Annarella (grande e apprezzato omaggio ai CCCP) e Fammi entrare.
Ci dice che è di poche parole perché preferisce i fatti e le emozioni, e suonare qui, nella sua Roma, è davvero emozionante, quindi riprende in mano la chitarra per dare spazio ai suoi più grandi successi, tra cui Primavera, in una veste decisamente insolita.
C’è spazio anche per l’internazionalità, quindi sfodera un’intensa versione di Why can’t we live together di Kyle Eastwood, una delle prime canzoni che ha avuto la fortuna e la possibilità di cantare.
Dopo un’intensa I miei complimenti, è il momento di uscire un attimo di scena, solo per riprendere fiato per poi avviarsi verso il gran finale.

Il pubblico non ci sta ad aspettare a lungo, quindi la invoca a gran voce e lei rientra, si siede alla batteria e sfodera La mia felicità, per la gioia di tutti i presenti in sala.
Tanto per sottolineare di nuovo la facilità con cui si destreggia tra i tre strumenti, eccola di nuovo alla chitarra che, giura, non suonerà mai più così a lungo, ed è subito magia con Al di là di questi anni e Un inverno da baciare.
Sembra finita, ma non lo è, rientra sul palco insieme anche a DAP, con cui duetta su Il giorno della mia festa.
Scherza e ride con il pubblico, Marina, e ci dice che “fare musica è come respirare, non farlo è come rimanere in apnea. Quindi grazie perché le serate come questa sono una possibilità per poter prendere aria”.
Dopo un lungo applauso e quell’atmosfera che solo il pianoforte sa dare, si conclude questo piccolo viaggio, fin troppo breve, con un’emozionante La parte migliore di me.
Si accendono le luci e tutta la gente è in piedi ad applaudire, il suo modo per ringraziare Marina Rei per aver permesso loro di respirare, anche se solo per un paio d’ore.

di Camilla Sabatini |foto di Giusy Chiumenti

Di seguito la scaletta:

  • Noi
  • Ho visto una stella cadere
  • L’errore
  • E mi parli di te
  • Scusa
  • Inaspettatamente
  • Musa
  • Donna che parla in fretta
  • Se solo potessi
  • Annarella
  • Fammi entrare
  • T’innamorerò
  • Primavera
  • Portami a ballare
  • Why can’t we live together

Encore:

  • La mia felicità
  • Al di là di questi anni
  • Un inverno da baciare
  • Il giorno della mia festa
  • La parte migliore di me

 

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