Potrebbero essere scritte intere storie sul perché si giunse alla Fine, ma a noi non interessa. Perchè alla Fine nessun libro fu più scritto. Ciò che rimane è solo la Terra dei Figli.
La Terra dei Figli è una graphic novel di Gipi, al secolo Gian Alfonso Pacinotti, maestro indiscusso del genere in Italia, uscita per Coconino press nel 2016, disegnato interamente dall’artista.
Due figli, un padre, una palafitta su un lago. Una vita d’espedienti, di pesca di pesce velenoso; una vita passata ad evitare contaminazioni radioattive – definite semplicemente “veleni” dal padre che cerca disperatamente di proteggere i Figli – e, da parte dei figli, a odiare quel padre che li tiene all’oscuro del mondo che c’è al di là del lago. Un mondo pericoloso, ma anche affascinante per due adolescenti selvaggi.
Come in Mad Max, in The Road (film del 2009 di John Hillcoat con Viggo Mortensen), il perché della Fine non viene specificato. Si pensa, forse, ad un’apocalisse nucleare. E come in Mad Max, folle di pazzi, i Fedeli, che hanno reso sacro quello che di più incisivo è rimasto della generazione prima della Fine – il linguaggio del social network Instagram, semplice con i suoi cuori ed i suoi hashtag – divorano gli altri in una sublimazione del processo di following, strappani gli occhi e i capelli alle donne, le stuprano prima verbalmente e poi fisicamente, ed infine lo elevano al loro sacro dio.
Il padre dei giovani, però, è un uomo diverso: alla luce di una candela consumata, con una biro vestigia del tempo che fu, riempie un quaderno di strani segni. Segni che non vuole rivelare ai ragazzi, perché, in quel mondo, sarebbero totalmente inutili. Eppure, la missione di vita di quei ragazzi, i Figli, è cercare di decifrare il contenuto di quel quaderno, in un’estremo tentativo di ottenere l’approvazione paterna.
Ed è nervoso come quegli scarabocchi il disegno di Gipi, tremolante ed espressivo, un’unica linea a descrivere l’intera persona – Botticelli post-apocalittico. Bianchi e neri, bastoncini violenti a descrivere capelli ispidi, macchie nere al posto del sangue.
Eppure, in uno scenario così disperante, fortemente allegorico dei nostri tempi, Gipi riesce ad inserire un filino esile di speranza, inaspettata e che rende il prodotto finale molto diverso dal disperante The Road.
In conclusione, la Terra dei Figli è una graphic novel che si legge rapidamente, che scorre e fluisce senza pause né interruzioni. I personaggi, fra di loro, parlano solo quando costretti, e lo fanno con concetti spesso semplici quanto brutali ed estremi. E viene da chiederci come ci saremmo comportati noi, dai nostri comodi letti caldi, al posto di quei Figli.
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