La notizia è stata diffusa in rete poche ore fa. Il responso dell’autopsia sul corpo di Chester Bennington, cantante dei Linkin Park morto suicida lo scorso luglio, smentisce le prime ricostruzioni giornalistiche secondo le quali non ci sarebbero state tracce di alcol e droga nel corpo del musicista al momento della morte.
A casa di Bennington sono state trovate una ricetta per l’Ambien, una pillola spezzata a metà, una birra Corona ed una Stella Artois insieme ad un’autobiografia scritta a mano. Non è stata ritrovata invece nessuna lettera di addio.
«L’autopsia conferma che si tratta di suicidio per impiccagione», scrive il coroner.
Mike Shinoda ha commentato la notizia specificando che, a parte i farmaci, Bennington non aveva tracce di droga nel suo corpo: «Voglio chiarire una cosa. TMZ ha scritto che Chester aveva MDMA nel suo corpo. Hanno subito corretto, sì, mi auguro che facciano lo stesso anche i colleghi di altre testate».
Pare che il frontman dei Linkin Park avesse avuto diversi problemi a restare pulito durante l’ultimo anno e che avesse confidato all’amico Ryan Shuck di essere sobrio soltanto da sei mesi.
«Non sapevamo quanto, ma non ci voleva molto a capirlo. Era un alcolista ed un tossicodipendente. Combatteva tutti i giorni con i suoi problemi. Non ci sarà voluto molto, credo, per perdere la testa», afferma Shuck.
Adriana Santovito