Intro
Questa sera un B-Side in versione estiva ci concede un tuffo rinfrescante nella meravigliosa decade d’oro. Era il 1981 e Phil Collins, alle cui spalle splendevano ancora gli straordinari successi ottenuti con i Genesis, regalava al mondo un pezzo dal sapore quasi magico, ammaliante, incredibilmente suggestivo: pubblicato nell’omonimo singolo in formato 45 giri, In The Air Tonight ottiene un largo consenso in un tempo relativamente breve, arrivando ad occupare il secondo posto delle classifiche musicali britanniche. Il brano sarà poi ripubblicato nel 1988 e 2007, nonché oggetto di diverse cover conosciute e non.
Di seguito riportiamo il testo della canzone:
I can feel it coming in the air tonight, oh Lord
And I’ve been waiting for this moment for all my life, oh Lord
Can you feel it coming in the air tonight, oh Lord, oh Lord
Well if you told me you were drowning, I would not lend a hand
I’ve seen your face before my friend, but I don’t know if you know who I am
Well I was there and I saw what you did, I saw it with my own two eyes
So you can wipe off that grin, I know where you’ve been
It’s all been a pack of lies
And I can feel it coming in the air tonight, oh Lord
Well I’ve been waiting for this moment for all my life, oh Lord
I can feel it coming in the air tonight, oh Lord
Well I’ve been waiting for this moment for all my life, oh Lord, oh Lord
Well I remember, I remember, don’t worry, how could I ever forget
It’s the first time, the last time we ever met
But I know the reason why you keep your silence up, oh no you don’t fool me
Well the hurt doesn’t show, but the pain still grows
It’s no stranger to you and me
I can feel it coming in the air tonight, oh Lord
Well been waiting for this moment for all my life, oh Lord
I can feel it in the air tonight, oh Lord, oh Lord
Well I’ve been waiting for this moment for all my life, oh Lord
I can feel it coming in the air tonight, oh Lord
And I’ve been waiting for this moment for all my life, oh Lord
I can feel it in the air tonight, oh Lord, oh Lord, oh Lord
Well I’ve been waiting for this moment for all my life, oh Lord, oh Lord
I can feel it in the air tonight, oh Lord, oh Lord, oh Lord, oh Lord
Well I’ve been waiting for this moment for all my life, oh Lord, oh Lord, oh Lord
Riesco a sentirlo venire nell’aria stanotte, oh Dio
ho aspettato questo momento per tutta la mia vita, oh Dio
riesci a sentirlo nell’aria stanotte? oh Dio, oh Dio
Beh, se mi avessi detto che stavi affogando,
non ti avrei dato alcun aiuto
ho già visto il tuo viso, amico mio,
ma non so se tu sai chi sono io
beh, ero lì e ho visto ciò che hai fatto,
l’ho visto con i miei stessi occhi
quindi puoi cancellare quel sorriso, so dove sei stato
é stata tutta una montagna di bugie
E riesco a sentirlo venire nell’aria stanotte, oh Dio
ho aspettato questo momento per tutta la mia vita, oh Dio
riesco a sentirlo venire nell’aria stanotte, oh Dio, oh Dio
ho aspettato questo momento per tutta la mia vita, oh Dio , oh Dio
Beh mi ricordo, mi ricordo, non preoccuparti,
come potrò mai dimenticare, é la prima e l’ultima volta che ci incontreremo mai
ma conosco le ragioni del tuo silenzio, oh no non mi freghi
perché la sofferenza non si mostra, ma il dolore continua a crescere
questo non é qualcosa di nuovo nè per me nè per te
E riesco a sentirlo venire nell’aria stanotte, oh Dio
ho aspettato questo momento per tutta la mia vita, oh Dio
riesco a sentirlo venire nell’aria stanotte, oh Dio, oh Dio
ho aspettato questo momento per tutta la mia vita, oh Dio
E riesco a sentirlo venire nell’aria stanotte, oh Dio
ho aspettato questo momento per tutta la mia vita, oh Dio
riesco a sentirlo venire nell’aria stanotte, oh Dio, oh Dio
ho aspettato questo momento per tutta la mia vita, oh Dio
riesco a sentirlo venire nell’aria stanotte, oh Dio, oh Dio
ho aspettato questo momento per tutta la mia vita, oh Dio, oh Dio
N.B. si consiglia di ascoltare il brano in questione durante la lettura di quanto segue.
Strofa
Quella sera tirava una strana aria. Era il cuore dell’estate dell’84, ma ricordo ogni sensazione come se l’avessi vissuta ieri. Era la festa di compleanno per i trent’anni di Marco. Non conoscevo nessuno, non avevo voglia di festeggiare quella sera e mi ci avevano trascinato quasi a forza in quella sfarzosa villa decorata con addobbi bianchi e candele sparse ovunque. Ero ancora parecchio giù di morale dopo la rottura con Marta, motivo per cui ai miei amici era sembrata una buona idea scaraventarmi in mezzo ad una settantina di sconosciuti con troppi soldi e troppe poche buone maniere.
Annoiato e solo, sedetti al bancone dell’angolo bar allestito nell’immenso giardino che circondava l’abitazione e chiesi il mio solito: due dita di jack, uno di amaretto disaronno e due cubetti di ghiaccio. Presi il drink e mi voltai sullo sgabello girevole a guardare quella articolata pantomima sociale in cui ero stato inevitabilmente coinvolto. Sorrisi falsi che svanivano in qualche secondo, sguardi fugaci ed indagatori e una fanghiglia di parole ronzanti ed indistinte attiravano la mia vacillante attenzione, discostandola ora dal bicchiere, ora dall’opaco riflesso dei fari che illuminavano la piscina.
Poi un flash. Una rivelazione. Un tuono che sentii solo io nella mia cassa toracica.
Scendeva lungo i lucidi gradoni di marmo che portavano all’ingresso della casa con una grazia quasi eterea, fluttuando quasi sulla pietra. La pelle diafana, delicatamente avvolta da un vestito color champagne, sembrava brillare sotto il pallido riflesso della luna, mentre una mano sottile e affusolata carezzava l’aria per dischiudersi in gesti di saluto composti, accennati.
D’un tratto fece esattamente ciò che stavo aspettando: gli angoli della bocca si tesero e si allargarono verso l’altro mostrando trentadue perle di un bianco abbagliante, il naso le si arricciò e gli occhi presero vita scintillando. Aveva sorriso, e lo faceva dannatamente bene.
Quello era un sorriso, come nessuno lo era mai stato prima in 28 anni di vita. Forse quelli che avevo visto finora erano state pallide imitazioni di sorrisi, surrogati forse. In quella deliziosa smorfia vidi un mondo, albe e tramonti, notti e giorni, estati, inverni e primavere. Tutto, c’era tutto. Ripresomi dallo shock di quella visione, ora avevo un solo obiettivo: dovevo scoprire dove conducevano quegli occhi.
Mi armai di tutto il coraggio che non avevo mai avuto, tutto quel coraggio che mi era mancato fino a quel momento nella mia vita sentimentale. Mi alzai come trascinato da una stregoneria: una parte di me sapevo di stare facendo la cosa giusta, ma l’altra era terribilmente spaventata da quello che stava succedendo e lottava con le unghie e con i denti all’interno del mio petto. Superai la postazione del dj, l’angolo del rinfresco e il bordo della piscina. Sembrava divenire più luminosa man mano che mi avvicinavo a lei, facendomi sentire quasi parte della sua luce.
A meno di venti passi da lei mi ebbi un tuffo al cuore.
La musica, che fino a quel momento era stata insulsa e banale, tramutò in un pezzo che conoscevo bene e che infuse in me la calma e la serenità di cui avevo bisogno in quel momento. Lei era sempre li, attorniata da un manipolo di amiche che proprio in quel momento si defilò.
Era bella, bella davvero. Ed io ero ammaliato dal modo in cui si muoveva e cercava un viso amico nella folla, anche lei evidentemente a disagio in quell’ambiente.
“Eccomi, sono qui!” pensai, invaso adesso da quel fatalismo un po’forzato che ha portato ognuno di noi almeno una volta nella vita a dire che era destino, che era già scritto che avremo dovuto fare questa o quella cosa. Si, forse lo era sul serio, era il mio destino che mi aveva spinto alla fine a cedere all’insistenza dei miei amici e a seguirli alla festa. Il mio destino voleva che la vedessi.
“Ciao“.
E d’improvviso tutte le stelle del firmamento erano puntate su di me, curiose, lucenti e, ora potevo vederlo, del colore del mare.
“Ciao” rispose con gentilezza, ed un sorrisetto le increspò il viso proprio dove puntava quel raggio lunare.
La musica incalzò. Era bella, bella davvero.
Solo
Percussioni. Nascoste, misteriose, cupe, i tamburi sembrano rimarcare la marcia di un cuore che batte, colpo su colpo. Ben presto alle pelli vibranti si aggiunge un synth morbido, fluido, un’eco morbida che fa spazio ad una voce onirica. Pochi semplici versi si aprono nell’aria cariche di riverbero e melodia, tessendo la trama di una storia sussurrata all’orecchio, gelosamente custodita tra le pieghe di ogni parola. La voce acquista vigore sul battere incessante i tamburi, che improvvisamente esplodono in una successione tonante e aprono il cuore del pezzo. Un basso articolato e preciso accompagna le botte della batteria, su cui quasi come un mantra continua a scivolare la linea vocale. Urla, ardore, verve scandita dai tamburi e dal basso quasi ipnotico, a cui fa compagnia il familiare synth, avvolgente e protettivo.
Pian piano la musica sfuma, si spengono le luci e restiamo io e lei, occhi negli occhi, sotto la luna.