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“Alchemaya”, l’opera esoterica di Max Gazzè al Teatro degli Arcimboldi raccontata in immagini e parole

by Luca.Ferri
gazzè alchemaya foto concerto milano 11 aprile 2017 01 1

Prima delle due date milanesi al Teatro degli Arcimboldi per l’opera sintonica “Alchemaya” firmata Max e Francesco Gazzè. Il tour che ha debuttato a Roma lo scorso 3 aprile approderà, dopo le tappe di Milano,  a Padova e Torino. Prodotto da Francesco Barbaro vede la collaborazione Di Ricky Tognazzi, voce narrante, e della Bohemian Symphony Orchestra di Praga diretta dal maestro Clemente Ferrari.

L’opera intreccia parti narrate che fanno da contraltare al racconto vocal strumentale di Max Gazzè: il velo che lascia intravedere l’orchestra lascia posto ad una luce blu intensa, così una volta caduto ci è concessa conoscenza: le voci di Ricky Tognazzi e di Gazzè interpretano punti di vista che si integrano e riecheggiano quasi a creare un moto ipnotico. Se l’origine del mondo, non riconducibile alle vicende conosciute dai più, è avvolta da un fascio di luce blu intenso ed extraterreno, la musica crea atmosfere mistiche alternando elementi eterogenei che fanno ora riferimento al pop, ora alla musica colta per poi nutrirsi di spunti elettronici e d’avanguardia: il risultato è un’opera armonica ed equilibrata che vede una collaborazione simbiotica tra orchestra e sintetizzatori.

 Lo spettatore è accompagnato passo passo attraverso la “Progenie”, “L’origine del Mondo”; incontra“l’anello mancante”, supera “il Diluvio di tutti” e accede al poema mesopotamico Enuma elisch.

Così via via dalla “Tavola di Smeraldo” sino al “Progetto dell’anima” Si intrecciano vicende precedenti all’origine umana sulla Terra e riguardanti gli Anunnaki, la popolazione aliena che per i Sumeri, colonizzata la terra, avrebbe dato origine ad Adam. Da qui in poi le vicende sumere ed adamitiche si somigliano nella trama, ma differiscono nei nomi dei protagonisti

“L’anima dell’uomo si muove sempre avanti, non legata ad alcuna stella […] La conoscenza, la saggezza saranno tutte dimenticate.  E sopravviverà solo una memoria di dei.” Dice la voce narrante, “[…] Essere luce/ è destino/ che squassa/ e ricuce/ il genere umano: /amore, coscienza, /risveglio…/amore, coscienza, /risveglio. /Voglio/ farmi emozione, /senza rabbia o paura…/essere ora/divino ,/ vivere come/un esseno.” Risponde la voce cantante.

Il pubblico, che applaude composto ad ogni scambio tra la voce narrante e quella cantante, è quasi intimorito, tanto che è lo stesso Max Gazzè a incitarlo tra il primo e il secondo atto “bene adesso vi potete muovere, battere a tempo le mani e ballare, potete distruggere il teatro, vi do il permesso io!” Scherza.

Il concerto cambia decisamente registro e contenuto e lascia spazio ai brani più famosi di Max Gazzè riarrangiati in maniera intensa e maestosa dal Maestro Ferrari: la più evocativa sicuramente “Una musica puo’ fare”. Così, nonostante la laringite, Max Gazzè si scusa col suo pubblico, “Si sa, con gli sbalzi di temperatura e l’aria condizionata può capitare”, il concerto è galvanizzante.

In sequenza “Il Timido Ubriaco”, “il solito sesso”, “Nulla”, “Atto di Forza”, testo con cui i fratelli Gazzè vincono il premio Amnesty, “la vita com’è”, “Ti sembra normale”, “Cara Valentina”, “Mentre Dormi”, “Sotto casa”.

La sensazione è di ascoltare la colonna sonora di un film e il pubblico ha decisamente apprezzato: sul finale si scatena e si fa quasi da stadio. Un tributo sincero e meritato per il coraggio di aprirsi alla sperimentazione e per la capacità di reinventarsi sapendo stupire.

Live Report: Elena Careddu

Fotogallery: Martina Dalla Mora

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