Mafia: singolare femminile. In scena allo Spasimo di Palermo, per la rassegna “Parola a Palermo”.

di Francesca Picciurro

Nell’ambito della rassegna “Parola a Palermo”, promossa dal Teatro Biondo di Palermo e dall’Assessorato alle Culture del Comune di Palermo, il prossimo giovedì 15 Ottobre, presso la Chiesa Santa Maria dello Spasimo a Palermo, verrà rappresentata l’opera teatrale “Mafia: Singolare Femminile”, di Cetta Brancato e Marzia Sabella, prodotta da Fontarò – Circolo ARCI, con le attrici Stefania Blandeburgo, Maria Teresa Coraci, Giuditta Perriera e Francesca Picciurro e la regia di Enrico Stassi.

Liberamente tratta dal libro Nostro Onore di Marzia Sabella, Mafia: Singolare Femminile è un’opera teatrale scritta dalla drammaturga Cetta Brancato e dal magistrato Marzia Sabella e, per la prima volta, viene proposta nella sua versione integrale.

Il testo si compone di otto monologhi di donne, l’altra metà del cielo del fenomeno mafioso. I personaggi escono dalle carte processuali e incarnano gli aspetti femminili di un mondo funesto in cui la donna compie la propria condizione, sempre in rapporto con il lutto e il dolore, dove non è escluso in taluni casi un forte accento comico che sottolinea maggiormente – e per contrasto – la tragicità delle esistenze.

La messa in scena è affidata a tre attrici che si dividono l’interpretazione delle otto donne. Una quarta attrice veste i panni di una Prefica. Assumendo quasi le funzioni di un coro greco o di una Cassandra, la Prefica interviene in maniera visionaria e inquietante tra un monologo e un altro, commenta o predice, segna il passo dell’evolversi del repertorio tragico (talora tragicomico) che fa della scena un teatro-inferno, luogo non-luogo i cui interpreti sono condannati senza redenzione a recitare sempre lo stesso copione di ciò che è stata la propria vita.

Un contemporaneo inferno di Sicilia, dunque, in cui le voci si sovrappongono in un rito violento e inesorabile. Senza salvezza, senza perdono, senza genesi, la figura femminile, nell’ergersi all’interno del fenomeno mafioso, perde inesorabilmente ogni qualità dell’anima, alimentando sterilità e dolore.

I personaggi sono pertanto “eroi tragici”, interpreti di una tragedia moderna. Moderna perché, a differenza del teatro classico, non vi è catarsi né intervento di un qualche deus ex machina che giungerà a ripristinare la giustizia o un ordine superiore.

L’unica redenzione possibile – non scontata, né applicabile ai personaggi – è la crudeltà dello specchio: la coscienza di quanto potente, antropologicamente radicata, sia la cultura mafiosa, quella stessa di cui potremmo scoprirci interpreti noi stessi, inopinatamente, nei nostri micro-comportamenti quotidiani, dai quali non possiamo considerarci assolti per il semplice fatto che non abbiano connotazione criminale. Non possiamo considerarci assolti perché il sostrato di potere, di familismo amorale, di religiosità arcaico-patriarcale è lo stesso.

Proprio per questo la visione “singolare femminile” della mafia è ancora più impietosa. È come se chi fosse chiamato, biologicamente, a dare la vita, fosse anche chiamato a perpetuare, oltre la specie, anche la cultura. Generatrici e custodi, dunque, di un ordine inviolabile.

Per assistere allo spettacolo, è obbligatorio l’uso della mascherina di protezione.
Per scaricare i moduli necessari, cliccate qui:
✍ “Registrazione spettatori” https://bit.ly/3ih4wWW
✍ “Dichiarazione convivenza abituale” https://bit.ly/36dmJCv

Ingresso libero, fino a esaurimento posti.

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