Esce oggi, 30 settembre 2022, EXIT: il nuovo lavoro di Blindur, pseudonimo del songwriter e producer Massimo DeVita. EXIT è terzo disco firmato Blindur, in uscita per La Tempesta Dischi, contrassegna, dopo 3 anni, il ritorno di una delle realtà più premiate e riconosciute della scena alternativa dell’ultimo decennio.
Intervista a Blindur
Ciao Massimo, ti do il benvenuto tra le pagine di Inside Music. Oggi, 30 Settembre 2022, esce “EXIT“, il tuo nuovo lavoro. Tu hai già ben due album all’attivo, per cui, non sei certo alla tua prima esperienza: ci racconti, però, quali sono le sensazioni all’alba dell’uscita di un nuovo album?
Io di solito cerco di approcciarmi a ogni disco come se fosse il primo. E, di fatto, è sempre un po’ così perché l’esperienza che mi accompagna è sempre, per mia volontà, diversa da quella precedente. Nel caso di questo disco, per esempio, è il primo nel quale ha suonato la band che mi accompagna dal vivo dal 2019. Si tratta di un lavoro molto diverso da quelli precedenti, per modalità di produzione e, in buona parte, anche per il risultato musicale finale. Sono sicuramente curioso di sapere come verrà accolto, sia dalle persone che mi conoscono già, che da quelle che ancora non sanno chi sia Blindur. Spero che il mio percorso di vita, come è successo in passato, incroci il percorso di chi ascolterà queste canzoni. L’obiettivo finale delle canzoni, infondo, è quello: riuscire ad agganciare l’immaginario e l’emotività di ognuno di noi.
“EXIT” è il terzo lavoro di Blindur, ma il tuo secondo lavoro, per così dire, da solista. È già stato anticipato dai singoli Sereno e Stati di agitazione. Proprio quest’ultimo brano ha visto la collaborazione d’eccezione – ma il disco è intriso di collaborazioni d’eccezione – di Rodrigo D’Erasmo: come è nata questa unione così ben assortita?
Nei primi due dischi ho avuto dei collaboratori, ma sono stati – diciamo – meno ufficiali. Nel primo disco ho collaborato con il pianista Bruno Bavota, nel secondo con il chitarrista Adriano Viterbini per il brano 3000X, e con l’armonicista Fabrizio Poggi. Per questo disco il lavoro è stato diverso, nel senso che, quando le canzoni erano già ormai a buon punto, ho deciso di coinvolgere degli amici per completare il lavoro che stavamo facendo in studio. Quindi, di fatto, loro sono entrati all’interno del processo creativo e hanno contribuito con un approccio che definirei totale, ai brani. Per esempio, nel caso di Rodrigo, Stati di agitazione è un brano molto ritmico che oscilla tra il rock e l’afro e, attraverso le orchestrazioni che Rodrigo ha imbastito insieme a Carla Grimaldi – la violinista di Blindur – il risultato finale è stata questa contrapposizione di orchestra epica ed evocativa, con una ritmica super serrata, che ha stabilito una cifra fortemente caratterizzante per il brano.
E lo stesso è successo con tutti gli altri: con Roberto Angelini per Eclisse; Monique Mizrahi Honeybird che ha scritto parte del testo de La festa della luna e lo ha cantato in inglese – sostituendo una mia strofa con una sua, in lingua inglese- così come J Mascis dei Dinosaur Jr ci ha dato la possibilità di ricostruire il brano intorno alle sue chitarre, per cui è stata una collaborazione molto profonda con i “feat” di questo disco.
Io ho avuto il grande piacere di ascoltare l’album in anteprima: è un lavoro piuttosto variegato, ricco di registrazioni ambientali, orchestrazioni, con una buona dose di richiami folk, indie, post-rock, il tutto preziosamente racchiuso all’interno della canzone d’autore. Merito, anche, delle notevoli collaborazioni in fase di produzione. Ma quali sono le influenze musicali di Blindur?
Il folk è una cifra stilistica che, fin dal primo disco, contraddistingue Blindur, sicuramente. Nel secondo disco era stata messa un po’ in una situazione di minoranza rispetto al rock/post-rock. In EXIT, credo che, soprattutto con l’aiuto della band che è stata fondamentale, in quanto il suono costruito negli ultimi anni dal vivo è stato riportato in versione potenziata e quindi, siamo riusciti a mischiare il folk al bagaglio musicale raccolto in questi anni. Di conseguenza, c’è molto post-rock, l’indie -non quello che è sfociato nell’hit-pop, bensì quello delle origini, dei primi anni ’00 per intenderci- credo ci siano davvero tutte le influenze. Penso che siamo riusciti a mescolarle con equilibrio, senza farne prevalere nessuna.
Parlando dei brani a livello testuale: come è avvenuta la genesi e qual è stata la tua ispirazione?
Il discorso dei testi è più complesso. Spesso io mi rifaccio a delle letture. La mia fonte principale è proprio il fatto che mi dedico alla letteratura su più livelli e ai generi più svariati, è da lì che arriva la gran parte delle ispirazioni. Questo è il motivo per cui il disco è gremito di citazioni provenienti da libri. Tuttavia, in ambito di scrittura, naturalmente, tutto passa attraverso il mio vissuto personale, le mie esperienze dirette, che poi cerco di universalizzare attraverso una cosa che mi piace molto, ovvero l’utilizzo di simboli, la scrittura psichedelica e visionaria. È una cosa che mi affascina molto. Cerco di giocare con la parola tutte le volte che mi è possibile.
Al netto del fatto, poi, che sono una persona estremamente pignola, quindi prima di chiudere un testo e definirlo “pronto” occorre tantissimo tempo. Questo disco ha molte cose diverse dai precedenti, in particolar modo dal punto di vista della scrittura, più che dall’estetica: prima di tutto c’è la canzone più breve che abbia mai scritto, che è proprio “Exit”, e poi credo che sia meno narrativo dei dischi precedenti, ma abbia un approccio più verticalizzato. Oltre al fatto che ci sia maggiore maturità, perché comunque dal primo disco sono ormai trascorsi otto anni, dal secondo tre, quindi mi ritengo proprio una persona diversa.
L’album consta di 11 tracce, che segnano un percorso che si materializza in un gioco da tavolo, e che troveremo fisicamente nel formato vinile: un tabellone, creato da due fantastici illustratori come Vincenzo del Vecchio e Sigiu Bellettini, con dadi, pedine e regolamento. Come ti è venuta l’idea di questo gioco?
Diciamo che ci sono due piani di lettura, per quanto riguarda il gioco. L’espediente ludico è nato nel corso degli ultimi tre anni, con la band, insieme alla quale abbiamo discusso molto di questo gioco e del fatto che ci sarebbe piaciuto restituire un aspetto diverso alla creatività, da non relegare soltanto alla parte musicale.
In secondo luogo, da una parte il gioco ha valenza legata alla valorizzazione del supporto fisico: mi è sembrato giusto restituire al supporto disco un valore aggiuntivo che ne giustificasse l’esistenza. Io sono un collezionista di dischi, ma anche un grande fruitore di musica in streaming. Credo che il motivo che possa spingere un fan ad acquistare un disco sia anche il fatto che quel disco abbia qualcosa di speciale. Di fatto, inserendo questo gioco da tavolo nel vinile – che sì, è proprio un gioco da tavolo a tutti gli effetti, ci sono i dadi, le pedine e il regolamento – il disco è un contenitore di musica, ma rappresenta anche qualcos’altro.
Dall’altra, è molto collegato al concept del disco. C’è un grande lavoro filosofico che lega tutto il percorso: l’idea del labirinto, la presenza simbolica dei dadi etc., sono strettamente legati alla ricerca emotiva che fanno le canzoni, le quali provano a trovare un nuovo punto di vista, rispetto all’epoca e al tempo che stiamo vivendo. Nel labirinto di quest’epoca mi è sembrato giusto ri-approcciarmi al percorso da compiere più come se si trattasse di un gioco, che come se fosse una sfida. Quindi, di fatto, il gioco ha una valenza estremamente filosofica.
In netta contrapposizione con il movimento musicale che ha preso il sopravvento in questo periodo storico.
Ultima domanda, imprescindibile, Massimo. Dopo questa scia di concerti, che ti ha visto protagonista in diverse città, tra cui la tua Napoli, che progetti ha Blindur? Anticipaci qualcosa.
Allora, sicuramente questo inverno proveremo a portare in giro il disco dal vivo, prima in Italia e poi all’estero. Questo è il nostro progetto. Poi, chissà, seguendo l’input dato proprio da questo disco, lanceremo i dadi e vedremo cosa ne verrà fuori, vedremo dove ci porterà il percorso!
Grazie Massimo, sei stato gentilissimo e ho apprezzato moltissimo il tempo che ci hai dedicato. Ti faccio un enorme in bocca al lupo per il disco e ci vedremo presto in giro.
Grazie infinite a te, e speriamo di incrociarci ancora, nel prossimo tour!
Di sera vado ai concerti. Di notte scrivo i live report.