“Una notte con: FAST ANIMALS AND SLOW KIDS – Concerto in 4 atti per piccola orchestra da camera”; è questo il titolo del tour teatrale di una delle band più promettenti del panorama musicale italiano.
Portare il rock ‘n roll in un teatro non è certo semplice; perché l’operazione abbia successo bisogna prima fare i conti con almeno tre elementi imprescindibili: la fiducia del pubblico, la bravura della band, l’armonia tra genere musicale, spettacolo e location.
Manco a dirlo, con questo loro bizzarro “concerto in quattro atti per piccola orchestra da camera”, i Fask hanno vinto tutte e tre le scommesse.
La fiducia del pubblico
Forse la più semplice da ottenere per una band che ha fatto la gavetta per circa 10 anni prima di approdare nel mainstream, ma non per questo scontata. Il pubblico dei Fast Animals and Slow Kids è infatti cresciuto con loro, sia numericamente che anagraficamente, e questo si percepisce ad ogni loro live. La data di Firenze ne è stata l’ennesima riprova. Una partecipazione fortissima ad ogni singolo brano; i fan dei Fask danno la sensazione che sosterrebbero la band in ogni loro scelta, per la stima che ne hanno, per l’affetto che è tangibile. Ed ovviamente ricambiato. Nessun crowd surfing, nessuna nota di quell’ordinaria follia a cui Aimone, Alessio, Jacopo e Alessandro hanno abituato il pubblico di un “normale” concerto dei Fask: stavolta la band di Perugia ha puntato tutto sul rapporto speciale con la platea, con un risultato magnifico.
La bravura della band
Non c’è nemmeno bisogno di dirlo: se i Fask sono arrivati fin qui, dopo tutti i km macinati in tour ed il sudore speso nei club, la loro bravura non si mette in discussione.
Nel caso specifico poi, sono stati coadiuvati da una vera orchestra da camera, sempre presente sul palco dall’inizio dello spettacolo, formata da Francesco Chimenti al violoncello (Sycamore Age, Motta, Nada), Franco Pratesi al violino (Sycamore Age, Nada), Matteo Del Soldà alla viola (Quartetto Archimia, Vision con Roberta Montanari), Daniel Boeke ai legni (Stargaze, Oerknal Ensemble, Sycamore Age), Ivan Elefante alle trombe e al flicorno e Francesco Pellegrini al fagotto (The Zen Circus, Mobrici).
Questo insolito ensemble, con i nuovi arrangiamenti del Maestro Carmelo Patti, ha creato un suono pieno e ricco di sfumature, senza però addolcire troppo lo stile distintivo della band, un rock sempre diretto ed energico in ogni dettaglio.
E come ogni volta, il grande valore aggiunto è stata la sintonia tra frontman e musicisti; trasparente e tangibile senza ombra di dubbio.
Armonia tra genere musicale, spettacolo e location
Il concerto è diviso in 4 atti, proprio come uno spettacolo teatrale, ognuno dei quali affronta un tema caro alla band, ma anche universale. Un vero e proprio viaggio che ha ripercorso la storia e la crescita di quattro uomini che hanno cominciato il loro strada insieme all’inizio dei vent’anni.
Amicizia, coraggio, voglia di viaggiare, buio e infine amore: questi i temi scelti per dare voce alle emozioni espresse attraverso le loro canzoni, in momenti diversi sparsi negli anni.
Argomenti certamente molto sentiti, che toccano corde profonde, come nell’atto dedicato al “buio”, da cui però rassicura Aimone, “si esce”.
Non è in effetti la prima volta che un concerto in teatro viene strutturato in questo modo; una formula che ben si coniuga con uno show cantautoriale ad esempio; ma con un concerto rock? Il rischio, alto, di snaturare l’essenza del genere c’era, ma i Fask si sono giocati benissimo le loro carte, in perfetto equilibrio tra la prorompenza del loro genere di riferimento e la sottile patina del palcoscenico teatrale.
Un ledwall con grafiche animate perlopiù in bianco e nero; immagini realizzate con tratti bianchi su fondo nero, tanto essenziali quanto magiche. Un vero e proprio accompagnamento visivo ad un repertorio che ripercorre un po’ tutti gli anni di carriera della band.
Sempre con un’unica certezza: che la canzone faccia parte dell’ultimo album o del primo, il pubblico la canterà sempre forte e chiaro, seguendo ogni invito di Aimone ad alzare la voce, fino ad esplodere in piedi sugli ultimi pezzi.
Un esperimento riuscito, una scommessa vinta, chiamatelo come volete; ma se potete non perdetevi l’occasione di assistere al risultato di questa alchimia perfetta.
Loro sono i Fast Animal and Slow Kids, e vengono da Perugia.
La scaletta del tour dei Fask
Animali notturni
Come un animale
Stupida canzone
A cosa ci serve
Troia
Vita sperduta
Tenera età
Cosa ci direbbe
Lago ad alta quota
Il vincente
Fratello mio
Coperta
Annabella
Senza deluderti
Novecento
Dritto al cuore
Canzoni tristi
Non potrei mai
Forse non è la felicità

Sono una toscana semplice : un po’ d’arte, vino buono & rock ‘n roll.
“Non come chi vince sempre, ma come chi non si arrende mai”
(Frida Khalo)