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Incontro con i FASK: esce “Cosa ci direbbe” con Willie Peyote

by Giorgia Bacis

Sarà disponibile da venerdì 23 aprile in tutti gli store digitali “COSA CI DIREBBE”, il nuovo brano inedito dei FASK pubblicato da Woodworm in licenza esclusiva per Believe.

Il brano, un passo in avanti dopo il precedente “Come un animale” nel processo che porterà la band perugina verso la pubblicazione del nuovo album di inediti, vede i FASK collaborare per la prima volta in più di 10 anni di carriera e 5 album con un altro artista: l’amico e collega WILLIE PEYOTE, fresco vincitore del Premio della Critica all’ultimo Festival di Sanremo con il brano già certificato Oro “Mai dire mai (La Locura)”.

I FAST ANIMALS AND SLOW KIDS sono tornati ancora una volta in studio nell’attesa di poter tornare presto sul palco, preparandosi ad una nuova stagione di grande musica.

Un primo ritorno sul palco è da oggi ufficiale: i FASK e WILLIE PEYOTE saliranno sul palco del Primo Maggio di ROMA dove presenteranno al pubblico la loro collaborazione in “Cosa ci direbbe”.

Abbiamo incontrato i Fask per sapere qualcosa di più di questa graditissima sorpresa primaverile

Questa collaborazione nasce dall’amicizia”: queste le parole di Aimone, cantante, chitarrista e percussionista della band di Perugia, per descrivere la prima collaborazione che la band realizza dall’inizio della propria carriera.

Quando gli viene chiesto come mai hanno deciso di collaborare proprio con Willie Peyote la sua risposta è chiara e spontanea:

”Questo per noi è un esperimento assoluto perché non abbiamo mai fatto featuring e quindi la scelta è stata molto semplice: abbiamo scelto un amico. Una persona con la quale ci troviamo bene e verso la quale abbiamo molta stima. Willie inoltre è anche uno di quei rapper che suona tantissimo dal vivo e in diverse occasioni ci siamo trovati a suonare insieme.
Nel momento in cui ci siamo resi conto che al pezzo serviva qualcosa di più, una parte che dal punto di vista mentale spiegasse il senso del pezzo abbiamo detto “ok ragazzi, c’è bisogno di Willie
”.

Aimone poi racconta che dopo aver spiegato il pezzo all’amico e dopo un confronto iniziale è stata “libertà assoluta”; libertà che ha poi portato alla registrazione di Cosa ci direbbe, disponibile su tutte le piattaforme digitali dal 23 aprile e pronto per essere suonato e cantato dal vivo al concerto del Primo Maggio.

Abbiamo chiesto alla band cosa li avesse spinti ad uscire con una collaborazione in un momento come questo:

Aimone: “Perché c’è bisogno, c’è proprio bisogno. Io credo che una conseguenza che porterà tutta questa situazione sarà che gli artisti parleranno di più.

Dico questa cosa perché la percepisco, la sento: personalmente mi sono trovato a confrontarmi con tante persone con le quali magari prima, per motivi diversi, non avrei mai parlato. C’è proprio un bisogno viscerale di comunicare, di condividere, di stare insieme”

La band sui loro social ha espresso ovviamente appoggio nei confronti della manifestazione di Bauli in Piazza tenutasi a Roma il 17 aprile. Noi abbiamo gli abbiamo chiesto cosa direbbero se avessero l’opportunità di comunicare direttamente con chi gestisce la ripartenza del mondo dello spettacolo.

Aimone: “Io per prima cosa ragionerei in termini di regolamentazione del lavoro del musicista. Parliamo di una situazione in cui sono incogniti anche i codici ATECO, non si capisce bene dove atterri. La prima cosa che gli direi sarebbe: per favore dateci un percorso, un incasellamento ben chiaro che possiamo seguire e che sia economicamente sensato rispetto al mercato musicale”.


Alessio: “Sì, parliamo di una regolamentazione vera del settore perché poi alla fine tutto questo parte da una “protesta” causata da una situazione di disagio per molti settori, ma che alla fine l’obiettivo più importante che deve raggiungere è questo.


Aimone: “Esatto, dobbiamo utilizzare tutto questo male che ci è capitato addosso, che è capitato al settore, per uscirne più forti e coscienti del fatto che siamo tutti all’interno dello stesso ingranaggio che è l’entertainment. Quindi sì, il primo passaggio sarebbe la regolamentazione.
Poi ovviamente il discorso potrebbe ampliarsi per entrare nello specifico del “caso per caso” perché all’interno di questo settore c’è un mondo, ma proprio per questo penso che un incasellamento generale sia necessario, non solo per chi lavora ma anche per chi ad esempio vuole affacciarsi al mondo della musica.

I Significati

Viene chiesto poi ai ragazzi di approfondire alcuni aspetti del testo del brano, e da dove fosse arrivata l’ispirazione per la sua composizione.
In riferimento alla frase del ritornello “che cosa ci direbbe mamma se non fosse fatta”, Aimone commenta:

“Il concetto del pezzo è il giudicare, il vedere dal proprio punto di vista ciò che succede intorno. Il pezzo inizia guardando la coppia che sta in silenzio al ristorante senza magari chiedersi perché stanno vivendo quel silenzio. Senza pensare che quel silenzio è normalissimo e anzi, nelle coppie migliori probabilmente ci si gode anche i silenzi oltre che ai momenti di chiacchiera.

C’è questo pregiudizio di fondo che permea sempre prima di tutto me e noi, dove guardiamo l’estero attraverso i nostri schemi senza porci in empatia con il soggetto esterno.

E questa cosa succede sempre, soprattutto nei confronti del concetto di mamma perché quando si parla di mamma in Italia, si parla di una cosa che è divina, oltre tutto.


La mamma non ha più le problematiche che potrebbero toccare qualsiasi donna, ma anche qualsiasi uomo in generale, è come se diventasse un essere intoccabile, lontano perché “la mamma è mamma”, è qualcosa di intimo e questa cosa ci colpisce sempre perché è l’emblema di come certe volte ci si affibbia delle etichette nel cervello che non si riescono più a togliere. È come se la mamma non potesse soffrire perché la mamma è lì per te.


E questo atteggiamento lo abbiamo tutti fin da quando nasciamo, a causa proprio di quella posizione divina. Poi certe volte crescendo ti rendi conto che le cose cambiano, e che tua mamma ha i tuoi stessi problemi e che li ha sempre avuti, solo che tu prima non li hai mai visti”.

A proposito della frase “se dovremo raccontare ai figli che sapore avranno questi anni”, ci spiegano il loro “sapore” qual’è

Aimone: “Rispetto al momento in cui scrivevamo quella canzone, era sicuramente un sapore amaro. Il sapore di persone che sanno di non stare lasciando il meglio che potrebbero lasciare ai loro figli. Siamo peggiori di quello che pensavamo saremmo stati quando eravamo piccoli”

Parlando invece della frase “mendicanti di fronte alla porta di Dio” Aimone la spiega così:

“I mendicanti noi li cacciamo di fronte alla porta di Dio perché le chiavi le abbiamo noi, perché siamo dio di noi stessi. E questo non è possibile, soprattutto se pensi di vivere in una società, insieme ad altre persone.

In questo caso devi risuonare, nella società deve esserci risonanza, altrimenti tu stai imponendo la tua visione degli altri.
E questa è una cosa drammatica perché prima di tutto succede a noi e io me ne rendo conto.

Faccio un esempio: la prima cosa che ho pensato durante il lockdown è stata “io come sto?”, non me ne fregava un caxxo di come stessero le persone intorno a me.

Prima di iniziare a rendermi conto che c’erano delle problematiche più ampie, più grandi del mio semplice dolore di dover stare in casa, ho avuto bisogno di una sveglia personale molto molto importante. E questa cosa mi ha fatto riflettere tanto”.

Sempre riguardo al messaggio che i FASK volevano trasmettere con questa canzone, viene chiesto se è possibile individuare una sorta di messaggio generazionale all’interno del brano, una preoccupazione volta a cosa lasceremo dopo di noi.

Aimone: “Assolutamente, c’è proprio una parte del testo che si chiede questo. Non so se il messaggio sia generazionale davvero, perché definire generazionale è sempre un casino [ride]. Più che altro è una speranza, una riflessione che dovrebbe portarci ad essere persone migliori. Molto spesso poi nel nostro caso facciamo musica proprio per migliorarci come esseri umani: certe volte ce la facciamo, certe volte facciamo più schifo di prima ma almeno è un percorso”.

La copertina

Sull’immagine di copertina del brano invece, la band la descrive come “un bel volo pindarico”.

Aimone: “L’immagine di copertina è un bel volo pindarico sul senso del testo: il ragionamento che abbiamo fatto è che quando si cresce difficilmente si sperimenta in maniera chiara e diretta il dolore del giudizio esterno. Il giudizio nel corso del tempo va modificandosi e diventa sempre più subdolo: è come se certe volte noi sentissimo addosso il giudizio delle altre persone senza che però questo sia mai palese.
Invece quando sei piccolo lo è e lo vivi proprio sulla tua pelle questo sentimento; ad esempio quando sei l’unico che non viene scelto per giocare a calcio. Quindi siamo ripartiti proprio da questo: dal fatto che tutti bene o male ci siamo sentiti davvero, in maniera molto chiara, giudicati…”


Alessio: “E abbiamo anche giudicato!


Aimone: “…Esatto, siamo stati da entrambe le parti. Ci siamo quindi ricollegati a quel sentimento negativo che abbiamo vissuto quando eravamo piccoli, quando eravamo noi ad essere giudicati, quelli ai margini in certe situazioni e abbiamo detto “ok, ricordiamoci cosa abbiamo vissuto e mettiamolo ben chiaro su carta, in modo che questa canzone serva a noi tra altri dieci anni”.

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