Si chiama “Via Del Macello” il nuovo singolo del duo elettro-pop Diamine, che anticipa l’album d’esordio “Che Diamine”, in uscita il 1° maggio per Maciste Dischi/Sony Music Italy.
Inside Music ha intervistato Diamine per parlare proprio del nuovo singolo, dell’album di debutto in uscita a breve e dell’attuale condizione di isolamento in cui ci troviamo, che da il titolo ad uno dei loro brani contenuti nel disco.
Ciao ragazzi! Come nasce il progetto Diamine?
“Ciao! Il progetto nasce da due strumentisti (basso e batteria) che decidono di deporre i loro strumenti a mano per ricominciare a dipingere su tele bianche, dimenticando e dimenticandosi il più possibile i loro miti passati e le strade già delineate. Spinti dalle intuizioni musicali di Nico e dai testi che ho scritto mosso dalla meraviglia e dal dolore o dalla meraviglia del dolore, ci siamo ritrovati poi un disco tra le mani sicuri di aver fatto qualcosa per noi stessi e ci auguriamo per gli altri“.
Pop ed elettronica sono sempre stati il vostro pane quotidiano? Cosa ha ispirato il sound che contraddistingue “Via del Macello” e i due singoli precedenti?
“Ci siamo lasciati ispirare non tanto dalla rappresentanza dei suoni o dal significato evocativo ma dal semplice piacere fisico all’udito. In passato abbiamo lavorato utilizzando in musica suoni aggressivi ma avevamo necessità di scrivere brani che vibrassero l’aria in maniera più gentile. Siamo già assediati dall’aggressività delle continue pubblicità e i continui stimoli che il mondo ci offre e come se non bastasse dalla competizione lavorativa che ci ha imposto il modello occidentale“.
Avete dichiarato, a proposito del nuovo singolo: “In via del Macello non succede niente C’è un ragazzo che guarda passare la gente. Più che felice sembra alterato, capisce tutto ma resta confuso”. Qual è il messaggio che intendete trasmettere con quest ultimo singolo?
“Il brano si tuffa coraggiosamente in quel mare glaciale che tanto ci spaventa e che, nel nostro universo occidentale, viene spesso evitato come una malattia: il dubbio. Questo straniero che ci abita e da cui spesso fuggiamo porta con sé la voce dell’incertezza, la mancanza dei riferimenti. Allora la terra trema,mentre il progresso corre e si affanna verso un traguardo che non ci è più chiaro e non viene più neanche messo in discussione, se non entro il freddo scenario dei numeri delle entrate e delle uscite. Rappresentato da una giornata qualunque in un paesino ai confini con l’Abruzzo, il protagonista si chiede quale sia il sentire a cui può far affidamento perché se è vero che l’amore è considerato oggi solo chimica allora anche l’MDMA sarebbe amore, giusto? Nella visione scientifica della vita che abbiamo, in cui gli elementi vengono scandagliati e analizzati come organi separati, perdiamo la misura dell’insieme. Dal dolore e dalla meraviglia o dalla meraviglia del dolore nasce un brano scritto con la saggezza del bambino e l’incoscienza dell’adulto“.
La canzone è piena di forse: qual è un punto certo e/o un riferimento fondamentale vostra vita attualmente?
“Le nostre vite sono fatte da quello che vediamo e tocchiamo ma siamo persuasi dall’esistenza di invisibili potenze, cosa che la fisica moderna sta ampiamente dimostrando con le teorie quantistiche, che ancora una volta ci riportano alla verità: sappiamo poco o niente e dobbiamo cominciare ad accettarlo. La cosa più certa è questa“.
A maggio esce il nuovo album, “Che Diamine”: come è stata la gestazione di questo progetto? Cosa possiamo aspettarci in termini di testi e sonorità?
“Ci si può aspettare un lavoro onesto che alza la testa e vuole guardare le cose come stanno dentro di noi. Maciste (Dischi ndr. l’etichetta discografica del duo) ha creduto in noi da subito e, dopo un periodo di live, abbiamo coinvolto anche Sony continuando sempre con la scrittura di nuovi brani. L’album è stato scritto lontano dalle città, ma con l’avvalersi dell’esercito di musicisti che sono oggi le nostre macchine del suono. Si respira un contrasto continuo tra la freddezza della musica elettronica e la natura rappresentata dalle tematiche di un uomo con la sensibilità e i dubbi del tutto umani“.
Rifacendomi al nome di uno dei vostri singoli precedenti, “Isolamento”, come state vivendo questo periodo di stallo per l’industria discografica e i suoi artisti?
“L’angoscia di non vedere il nemico è molto diversa dalla paura perché non ha riferimenti. Il mondo tuttavia non era così organizzato come credevamo e ci rendiamo conto di quanto sono fragili le cose a cui puntiamo tutta una vita e quanto invece sia fondamentale l’affetto dei nostri simili, cosa rara“.
Quali sono i progetti per il futuro? E gli obiettivi da voler raggiungere?
“Lasciamo i progetti e gli obiettivi ad altri, noi vogliamo solo scrivere il brano perfetto e sappiamo già che non ci riusciremo mai come è giusto che sia. Ci aspetta quindi l’avventura della nostra esperienza e l’impegno nel tirar fuori da ogni canzone il proprio demone (inteso come lo intendevano i greci), cioè quella sua virtù che lo rende unico proprio perché fatto di un irripetibile entusiasmo”.
Redattrice web, milanese doc, scrivo e racconto la musica attraverso i miei occhi.