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Yosh Whale: Il Nuovo Album “A Mezz’Aria” e Intervista Esclusiva

by Giusy Alfano
Yosh Whale

Venerdì 12 aprile è uscito “A Mezz’Aria”, il nuovo album degli Yosh Whale, sotto l’etichetta peermusic ITALY. Il nuovo lavoro della band campana rappresenta un viaggio immaginario tra terra e cielo, un rifugio dalla noia e dalla desolazione della periferia del Sud Italia.

Gli Yosh Whale, nati nel 2017, sono un progetto musicale composto da Vincenzo Liguori, Andrea Secondulfo, Ludovico Marino e Sam De Rosa. Questi amici di lunga data si conoscono dai primi anni d’infanzia e hanno condiviso anche la vita e gli studi al Conservatorio di Salerno.

Le loro sonorità spaziano dall’elettronica al rock, passando per l’R&B e il soul. Dopo il debutto con l’EP “YAWN” nel 2018, che ha vinto il Premio Buscaglione, hanno pubblicato singoli con l’etichetta INRI, tra cui “Inutile” e “Nilo”, quest’ultimo inserito nella colonna sonora della serie “Love Club” su Prime Video. Con “Inutile” hanno vinto il premio assoluto a Musicultura 2022.

Il nuovo album “A Mezz’Aria” rappresenta un’evoluzione naturale della band, caratterizzata da un sound più morbido e luminoso rispetto al loro debutto. I singoli che hanno anticipato l’album, come “Non sentirmi”, “Blu” feat. Rose Villain, “Non lo-fi” e “Woody”, tracciano un percorso evolutivo che culmina in questo progetto. La band salernitana si distingue per un’eclettica fusione di lo-fi, hip hop, UK garage, R&B, folk americano ed elettronica, con influenze che spaziano da Bon Iver a Frank Ocean.

La musica degli Yosh Whale, descritta come “onesta e primordiale” da Rose Villain, si esprime pienamente anche nelle loro performance dal vivo, ricche di improvvisazioni e riarrangiamenti. Le registrazioni del nuovo album hanno preso forma durante un intenso periodo di attività live, seguito da un ritiro creativo per concentrarsi esclusivamente sul disco.

La dimensione visiva dell’album, curata dal designer Simone Pagano, rafforza l’immaginario della band, combinando elementi artigianali con il desiderio di evadere dalla realtà.

QUI IL LINK PER L’ASCOLTO DELL’ALBUM

a mezz aria ARTWORK

Intervista con gli Yosh Whale

Ciao, ragazzi. Intanto, grazie per aver trovato il tempo di parlare con noi. Sono davvero contenta di discutere del vostro nuovo lavoro. Vorrei quindi sottoporvi un po’ delle mie curiosità su: ‘A Mezz’Aria’.
Mi raccontereste un po’ come è nata l’idea di questo progetto e quali sono state le principali fonti di ispirazione che hanno portato alla sua realizzazione?

L’idea di questo progetto è nata in maniera molto spontanea, era un periodo molto caotico, stavamo suonando dal vivo tantissimo. Una sera davanti ad una birra abbiamo capito che dovevamo fermarci un po’ e chiuderci in studio per raccogliere tutte le idee nuove e tutte le nuove storie da raccontare. I live sicuramente sono stati la fonte di ispirazione principale, noi facciamo musica vivendo e parlando di vita e in quel periodo stavamo vivendo di live e questa cosa è entrata tutta nel disco.

Nell’ascoltare l’album, sono rimasta particolarmente colpita dall’identità sonora: un miscuglio eclettico di influenze musicali, che spaziano da generi come l’hip hop e il folk americano, fino all’elettronica e al gospel.
Quali ascolti hanno infuenzato questa vastità di stili e come siete riusciti a creare un suono così coerente?

Intanto grazie per aver colto i riferimenti e siamo molto felici che si percepisca la coerenza e l’unione dei generi. Noi ascoltiamo veramente di tutto e inoltre ognuno di noi quattro viene da ascolti diversi. Suonando però tanto insieme e da sempre abbiamo condiviso tanta musica sempre differente. Pensiamo che questa caratteristica sia uno degli aspetti centrali del progetto, la fluidità e versatilità di sound e scrittura. Sicuramente pensiamo che Yosh, soprattutto per questo disco, sia più orientato verso l’america che verso l’europa mantenendo comunque sempre una scrittura legata al cantautorato italiano. Abbiamo ascoltato tantissimo Dijon, Mk.gee, Kanye west, Frank ocean, Sunday service choir e tanti altri. Ci diverte accettare quasi come una sfida far convivere tante reference diverse.

Essendo anche io originaria della provincia di Salerno, comprendo appieno la vostra narrativa legata alla periferia del Sud Italia.
La vostra canzone ‘Tornare’ sembra rifettere un profondo confitto interiore tra la necessità di allontanarsi per perseguire nuove opportunità e il desiderio radicato di tornare alle proprie origini e alle persone amate.
Come avete affrontato il processo creativo per trasmettere con la vostra musica questa complessa dualità emotiva e renderla così universale e riconoscibile per qualsiasi pubblico? E perché, tra andare e tornare, voi avete scelto la terza opzione, ovvero di restare?

Non è stato difficile scrivere Tornare perché noi di giù siamo delle anime che vivono di conflitti, andare o tornare, il tanto che diventa troppo, la calma che diventa noia, la passione che diventa malinconia. Forse davvero è uno dei pezzi più spontanei che abbiamo mai scritto, è stato davvero scritto di getto senza pensarci troppo. Sul fatto che sia universale la sua comprensione non ne siamo completamente sicuri, secondo noi la profondità del suo messaggio, ossia il concetto di questo contrasto in noi innato, è difficilissima, se non impossibile, da comprendere per chi non è di giù. Noi non sappiamo dove siamo in realtà, appunto siamo continuamente in viaggio, il pezzo si chiama Tornare perché chi è di giu, ovunque vada, poi torna sempre.

Avete collaborato con Rose Villain nel brano ‘Blu’.
Potreste condividere con i lettori di Inside Music come è nata questa collaborazione e quali sfde avete affrontato, mescolando i vostri stili musicali?

Rose l’abbiamo conosciuta ad un nostro live in Calabria. Dopo il concerto ci venne a fare i complimenti e da quel momento è nato un rapporto molto sincero e fatto di stima reciproca. Lei è stata una delle prime persone ad ascoltare le nostre nuove idee e quando si è proposta di voler collaborare con noi su Blu siamo stati felicissimi. Non avevamo dubbi che Rose avrebbe capito le nostre intenzioni. Appunto tornando al discorso della fluidità per noi è stato stupendo unire il suo mondo al nostro e non ci spaventava anzi ci ha entusiasmato tantissimo.

Il tema della cecità e della ricerca di senso, in uno spazio privo di luce, è molto evidente nel brano ’Woody’. Questo brano trae ispirazione sia dal personaggio di Toy Story che dal vostro cane omonimo, il cui destino ha profondamente infuenzato la sua creazione.
Come avete affrontato la sfida di tradurre la profondità emotiva legata a questa storia in un nuovo arrangiamento strumentale che segna una evidente svolta rispetto al vostro lavoro precedente?
Ma, soprattutto, qual è stato un momento in cui gli Yosh Whale si sono sentiti al buio e la musica gli ha restituito “la luce”?

Woody è un pezzo molto toccante per noi: dentro c’è tutto l’amore dato e ricevuto da un nostro amico a quattro zampe. Questa necessità di dover dare tutto quello che si ha e di desiderare continuamente nuove cose per ridonarle all’altro è una caratteristica dei cani, chi ne ha uno o un altro qualsiasi animale può capire quanto amore queste creature donino alla vita di una persona e all’equilibrio del mondo. E ci piaceva raccontare questo bisogno del nostro amico a quattro zampe per raccontare, attraverso di lui, un bisogno anche nostro: noi facciamo musica perché abbiamo necessità di condividere ed esprimere dei nostri sentimenti che non riusciamo ad esprimere diversamente, sperando che le persone si sentano meno sole, “a casa” attraverso le nostre parole.
Forse il momento più buio della nostra storia è stato il periodo del Covid, eravamo pieni di energie e di storie da raccontare ma ci siamo trovati davvero inghiottiti da questa brutta storia però non ci siamo fatti ingoiare e in tutti i modi possibili abbiamo scritto, anche a distanza, nuove canzoni che poi furono la canzoni del disco precedente “Tornano sempre”. Si puo dire che in quel momento la musica ci ha davvero salvato.

In “Non sentirmi”, brano che ha anticipato il disco, si evidenzia un confitto interiore tra il desiderio di unione totale e il bisogno di mantenere la propria autonomia. La canzone rifette la lotta tra queste due forze contrastanti all’interno di una storia d’amore, dove si cerca di bilanciare il desiderio di fusione con la necessità di preservare la propria identità individuale.
C’è un momento personale o un’esperienza vissuta che ha ispirato particolarmente questa canzone?

Sì, così come in ogni pezzo di questo disco c’è sempre qualcosa di reale da cui abbiamo preso spunto. Sono storie vissute da noi, da amici o anche semplicemente storie conosciute e raccontate. Tutto quello che viviamo e conosciamo fa parte delle storie che raccontiamo.

Come si dice, puoi togliere i ragazzi da Salerno, ma non Salerno dai ragazzi: quali elementi dell’ambiente e della cultura della provincia del Sud hanno contribuito a creare questo mondo immaginativo e di rifugio dalla monotonia della vita quotidiana che è “A Mezz’Aria”?

Ci sono tanti elementi in noi che rispecchiano quello che viviamo ogni giorno. Possono essere aspetti sociali, o riguardare i nostri rapporti con le persone, la maggiore distensione della vita. Anche aspetti più estetici: i paesaggi, il nostro mare, le nostre montagne, le nostre città. In tutto questo contesto noi sogniamo e immaginiamo.

“Quante rotaie ho speso per tenere stretto un amore”, è una riflessione sulla dedizione e l’impegno necessari per mantenere viva una relazione a distanza, o esprime di più un biasimo autoreferenziale di qualcuno di voi (o tutti) per averlo fatto?

Ogni treno preso fa parte di una storia. Treni è dedicata a una relazione a distanza di un nostro amico. Una sera al pub tra una birra e l’altra ci ha detto che negli ultimi sei mesi ha vissuto più tempo su un treno che sulla terra ferma. La cosa che ci ha stupito di più è che però lui fosse contento di questa cosa. Abbiamo immaginato questa costante atmosfera di sospensione e attesa tra i due, costantemente connessi attraverso dei mezzi.

Avete spesso sottolineato l’importanza della dinamica di gruppo per gli Yosh Whale. Potreste condividere con noi un aneddoto o un momento divertente che vi è capitato durante il processo di creazione di questo album?

Più che storie divertenti ci viene da pensare a come è nata Blu. È stata registrata letteralmente in 10 minuti, in maniera completamente sincera e spontanea. Forse è proprio questo che è piaciuto così tanto a Rose da volerci scrivere sopra. Abbiamo capito da questa storia che più un’idea è semplice e sincera più arriva alle persone. E questo ci ha insegnato molto.

Quali sono i vostri prossimi progetti o obiettivi per il futuro e quali sono i vostri piani riguardo alle esibizioni dal vivo?

Il nostro progetto più a breve termine è il tour. Da maggio siamo in giro e lo saremo fino ad agosto sperando che la nostra musica possa entusiasmare chi ci ascolta così tanto quanto noi ci divertiamo a suonarla. Oltre a questo abbiamo sempre tante idee in cantiere, cercheremo di trovare lo spazio e il tempo di condividere un po’ di musica con tutti.

Grazie mille per il vostro tempo. In bocca al lupo per l’album! Ci vediamo in giro.


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