The Wall dei Pink Floyd è uscito il 30 Novembre del 1979. Divenuto simbolo della divisione tra Germania tra Est e Ovest. Il vero protagonista della storia è Pink. Una rockstar in cattivi rapporti col pubblico, dipendente dalle droghe e in balia dei produttori. Che ha costruito muri per proteggersi dal mondo. Ogni figura passata è un mattone del muro che isola Pink dagli altri esseri umani come La morte del padre in guerra o la moglie da cui è divorziato.
E il brano simbolo del disco è proprio Another brick in the wall, il brano in cui il coro di bambini chiede agli insegnanti di lasciare stare i ragazzi da soli, di non indottrinarli. L’autore è Roger Waters, che ha recentemente detto:
“Credo che tocchi alcune corde che sono in molti di noi, sotto la superficie. Parla dei ‘muri’ che esistono tra gli esseri umani, a livello familiare e a livello globale. E credo che colpisca le persone, che risuoni in loro.”
Nel 1982 uscirà il film del regista Alan Parker, Pink Floyd The Wall, con Bob Geldof nei panni del protagonista. Dieci anni dopo la sua realizzazione, The Wall divenne un simbolo: Waters fu chiamato a Berlino, un anno dopo la caduta del Muro, a suonare il suo album.
Quanti muri ancora dividono il mondo? In un’intervista a Repubblica Roger Waters rispondeva così:
“Tanti. Il muro tra il nord e il sud del pianeta. Tra i ricchi e i poveri. Tra chi perseguita e chi soffre. E anche tra chi ha le chiavi del progresso, dell’informazione, e chi è condannato a vivere nell’ignoranza, nel buio. Non so come o quando li abbatteremo, ma almeno proviamoci, anche solo con una canzone se necessario.”
