Chi sono i Konspirators? No, non la band di supporto a Slash e Myles Kennedy: quelli sono i the Conspirators, con la C!
Dei Konspirators non sappiamo molto, se non che sono italiani, amano i colori, il punk e fare caciara. Poco ma sicuro. Sono una di quelle band che lasciano che sia la musica a parlare per loro, a presentarli. E secondo la modesta opinione della scrivente, sono più vicini ai quaranta che ai trenta. Ah, e il loro sito web rasenta il fantastico: è strutturato come una testata giornalistica misto a Wikileaks, in cui ogni news sulla band è scritta in forma di articolo di cronaca, e che contiene un fumetto in divenire: “A konspiracy story”. E apprendiamo che tutti i membri della band vogliono essere semplicemente chiamati “K”. L’ironia e la leggerezza la fanno da padrona, ed è ciò che caratterizza – diciamolo, vantiamoci, ogni tanto – i romani.
Dopo poche indagini, vengo a scoprire che sì, effettivamente, i The Konspirators sono di Roma. Un po’ gli Atroci nostrani.
Si sa che sono attivi dal 2008, quando Viva la Vida dei Coldplay già tendenti all’elettronica danzereccia risuonava nelle radio, nelle piazze, nelle strade (cit). bando alle citazioni rivoluzionarie, andiamo a scoprire i The Konspirators: finora hanno dato alla luce due album, Regressive rock del 2013 e La Vita è un Contest del 2016.
Partiamo da Regressive rock. Già il libretto contenuto nell’album è una delizia: coloratissimo, fumettistico, contiene immagini del quartetto senza nome con maschere di Bin Laden, Obama, Prodi e Berlusconi. Con nette contaminazioni da Piero Gilardi, eh. Che, per chi non lo sapesse, è un geniale artista, prevalentemente scultore, politicamente impegnato e fortemente ecologista, cui gran parte della collezione è visitabile al MAXXI di Roma. E che, diciamolo, se fosse stato un musicista, avrebbe fatto punk.
L’energica intro Punkcake di Regressive Rock ci porta poi a Mi Dimetto, brano che possiede echi di CCCP e Giorgio Canali, ed un pregevole tappeto musicale dovuto all’ottimo uso del basso. Sfociamo in Mi Dimetto, brano dai toni più oscuri e dissacranti. Bel chorus caratterizza Analisi, brano estremamente CCCP che lascia da parte per un po’ il cazzeggio descrivendo una seduta di psicanalisi. Passando dalla coppia Il Nemico e Febbre Gialla – che, per chi non lo sapesse, è una malattia virale endemica della zona dei Caraibi -, in cui si hanno sprazzi di maggior impegno politico; la creazione di un nemico comune, che era così distante nel 2013 in cui fu composto e rilasciato l’album, ma così attuale ora. Oltre alle succitate band italiane punk, abbiamo echi degli arcinoti re del punk di qualità oltreoceano, in Glorify, felicemente anarco insurezionalista: i Dead Kennedys. Abbiamo poi un brano che molti di voi avranno cantato a lezione di inglese: Oh! Susanna, anno del signore 1848, qui divenuta Anarchy in Texas. Divertentissima, cuoricini con le borchie per voi e sviolinate punk da brodo di giuggiole.
Regressive Rock si chiude con una coppia di forse le migliori canzoni dell’album: la blueseggiante Maturità, che fa tanto Giorgio Gaber nel cantato di K1, giro di basso ossessivo e chitarra hendrixianam e la breve Cos’è Successo al Mio Amico, che, sempre blueseggiando, ed esplodendo infine rabbiosa, chiude l’album. Insomma, l’esordio dei The Konspirators è una felice commistione sardonica di vari generi che afferiscono tutti al punk rock.
Il secondo capitolo della storia targata The Konspirators si ha con La Vita è un Contest, uscito nel 2016 praticamente senza promozione pubblicitaria – il che è profondamente un male. Il libretto, stavolta, risulta essere più politicamente impegnato, quasi banksyano, con murales a partire da stencil che riprongonono inqueitanti trittici di personaggi, fra i quali l’immancabile Bin Laden (già morto). Siamo infatti di fronte ad un lavoro nettamente superiore al precedente, molto più ricco di melodia e più maturo, partendo già dalla intro Niente ti dirò e seguita da Senza Governo, tremendamente attuale (se si vivesse in un eterno marzo 2018). La produzione risulta essere decisamente migliore, a partire dalla lavorazione del suono della batteria, molto più profonda. Divertentissima è già Non ho più la testa, che, per la trattazione sardonica e la tipologia di chorus usati, ricorda i romagnoli Atroci.
C’è spazio anche eper le gradevoli Ballad, in La Vita è un Contest dei The Konspirators, quale Il Senso, riflessiva ed esistenziale, quanto nichilista e dissacrante allo stesso tempo, e la progressione blues della malinconica e contemporanea Ehi, triste analisi di una relazione odierna. Si torna alla band divertente di Regressive Rock con Elezioni 2013, che si rifa ai Green Day prima maniera, quelli di Dookie, con la marcetta Elezioni 2013. Ben prima di Sfera Ebbasta, erano i The Konspirators ad arrogarsi il titolo di Rockstar in Io Sono una Rockstar, delizioso finto rock classico che si ispira a Clash City Rockers dei The Clash, che si basa proprio sulla crisi che affligge il genere in questione, creando il tristo figuro del manager/musicista disperato per l’organizzazione di concerti a cui andranno “bene o male venti/trenta persone”: mal che vada, mi sparerò in testa. Gradevolissimo il tappeto musicale di batteria e chitarra rock sixties.
Un certo odio per i figli di papà – o figli di leader leghisti dai soprannomi rientranti nel campo semantico ittico – nonché laureati presso YouTube e credenti nelle scie chimiche e nei Rettiliani è espresso in Legioni di Imbecilli, che, giuro, linkerò al prossimo analfabeta che cercherà di convincermi della letalità dei vaccini obbligatori. Sua naturale prosecuzione è l’antidoto alle suddette legioni, le Sostanze Legali.
La triade finale di La Vita è un Contest è affidata a Deserto, brano fra i più oscuri dell’album e che vede l’uso migliore della chitarra dell’innominato Kx, che fa pensare a un Dr. Manhattan che si ritira su Marte ma, invece che nudo e bluastro, porta una maglietta dei The Konspirators e si accontenta di una collinetta spoglia sicula tendente alla desertificazione, invece del Mons Olympus. Si va poi sui Navigli con Aperitivi Milanesi, il cui squallore – almeno nel pensiero dei The Konspirators – è espresso da un brano dalle influenze soul-blues e in cui si torna al recitato gaberiano. La title track La vita è un contest chiude l’album proponendo un buon riff ed un sorprendente bridge, che indubbiamente aggiungono pregio al già ben concepito album, che si lascia dietro la componente quasi esclusivamente caciarona del precedente capitolo.
Abbiamo, infine, dei leaks, che dal deep web sono risaliti al sito dei The Konspirators: c’è un terzo album in arrivo. Ecco il report completo. Attendiamo dunque con ansia il terzo capitolo della cospirazione più underground del punk. Entrambi gli album sono ascoltabili sul profilo bandcamp dei The Konspirators.
E alle elezioni, mi raccomando, votate The Konspirators!
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