Una canzone piena d’amore per i suoi due bambini è “Sweet”, nuovo singolo del cantante e polistrumentista MAX FORLEO.
La parola “Sweet” è utilizzata nel senso più puro, per accentuare la vulnerabilità del Max genitore, combattuto tra volontà di proteggere i suoi figli e la consapevolezza che la libertà è il regalo più prezioso che un padre può fare.
“Sweet” è il terzo brano estratto dal nuovo album “The Black Curtain”, di prossima uscita.
Max ci conduce sul percorso che lo ha accompagnato negli ultimi anni e ci rende partecipi di un cammino umano fatto di paure e grandissime emozioni.

Ciao Max e benvenuto su Inside Music!
Inizio questa nostra chiacchierata col chiederti di raccontarmi il tuo nuovo singolo “Sweet”
Posso definire “Sweet” una ballad dedicata ai miei figli; una sorta di monito per la loro crescita, nella quale mi rivolgo direttamente a Matteo e a Lisa.
È un brano che vuole guardare alla figura genitoriale come una figura educativa, che deve saper condurre senza imporre regole.
È stato naturale mettere in musica ciò che sentivi per loro?
Già nell’album Life del 2012 c’era “The right king”, che ho dedicato a Matteo quando era piccolino.
Scrivere per loro è stato naturale: innanzitutto è stato un regalo per Lisa, che ha solo quattro anni, poi, istintivamente, ho iniziato a scrivere anche per Matteo.
Di solito le parole mi vengono in automatico quando mi metto a scrivere, riguardo a quello che vorrei mettere in musica, quindi mi ritrovo il testo fatto. C’è proprio un momento in cui capisco che quello che volevo dire è già là, sul foglio, senza che io me ne accorga. È un’esigenza dover scrivere.
Ascoltando il brano, grande protagonista è la chitarra. Insegnerai ai tuoi figli a suonare?
Matteo suona già la chitarra, guarda caso (n.d.r. ride), mentre la piccolina magari mi ha visto di più al pianoforte quindi è più portata verso questo strumento, però spero imparino da un Maestro, non da me…. Suonare è una cosa, insegnare è completamente diverso!
Un tempo usavi lo pseudonimo “The Traveller” segno che ti è sempre piaciuto l’inglese e anche i viaggi….
Ho sempre scritto in inglese, sin dal primo disco, sia perché ho parenti a Boston, sia perché ho fatto per tanto tempo il tour manager di artisti stranieri, quindi ho sempre parlato inglese…americano. Lo specifico perché la tour manager inglese me lo fa sempre notare!
La scelta dell’inglese come lingua per cantare è una scelta che hai fatto per la musicalità o perché ti consente di esprimerti meglio?
Solo due dei miei album sono scritti in italiano, perché sentivo proprio l’esigenza di curarmi attraverso delle canzoni, di dire delle cose riguardo alla mia famiglia che solo l’italiano poteva esprimere appieno.
Sicuramente in inglese cambia la metrica e l’armonia…cambia tutto! Ha un altro impatto melodicamente, fluisce diversamente.
Cosa è per te la libertà?
La libertà è la possibilità di fare quello che è giusto, anche seguendo determinate regole, però essendo contenti di farlo.
Quando si è sereni nell’agire, anche se quella determinata scelta viene dettata da delle regole, ma è stata presa in maniera positiva e costruttiva, può dare un senso di libertà.
Io tradurrei la libertà come l’agire quotidiano coordinato con la passione e con il desiderio di farlo.
Quali sono i tuoi progetti per il futuro?
A maggio vado in tour e faremo delle date all’estero che comprendono Svizzera, Germania, Polonia, Austria e, credo, Slovacchia.
Farò anche qualche data in Italia, alcune con la band e altre con un quartetto d’archi.
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Per ogni cosa c’è un posto
ma quello della meraviglia
è solo un po’ più nascosto
(Niccolò Fabi)