“Era un po’ che non ci si vedeva”, dice Samuel a un certo punto del concerto, il secondo consecutivo nella loro Torino, nella quale tornano a suonare dal vivo il nuovo album, 8, dopo quattro anni di silenzio e la pausa solista del vocalist. Già, era un po’ che non ci si vedeva, eppure, non appena i Subsonica hanno messo piede sullo spettacolare palco in movimento allestito per il ritorno sulle scene in grande stile, e sormontato da cinque pannelli in movimento, è ripreso tutto esattamente là dove lo si era lasciato, come se il tempo non fosse mai passato e nulla fosse cambiato. La voce distorta di Samuel, la tastiera “volante” di Boosta, i loro salti durante la performance, l’intero palazzetto che balla per tutta la durata del concerto, quel suono elettronico che solo loro…il tempo di ascoltare uno dei singoli di 8, che apre il concerto, e poi si parte con alcuni dei pezzi che li hanno resi popolari –Discoteca Labirinto, Nuova ossessione, Liberi Tutti e la cover di Battiato Up patriots to arms-, che mandano letteralmente in fibrillazione un pubblico adorante come raramente si vede queste parti, e scaldano l’atmosfera. Un salto indietro nel tempo che ci riporta, di colpo, alla fine degli anni ’90 e ai primi anni duemila, alle manifestazioni studentesche, alle serate ai Murazzi, ai Docks Dora, a quei tempi in cui “il cielo su Torino” era ancora nebuloso e noi, oggi trenta-quarantenni, rendevamo meno pesanti le nostre giornate fosche ascoltando quella musica così particolare di cui eravamo fieri anche perché composta e suonata da sabaudi come noi. Archiviati i “cavalli di battaglia”, la band di Samuel, Boosta, Max Casacci, Ninja e Vicio, incredibilmente ancora nella loro formazione originale, si dedicano principalmente all’ultimo album, che suonano quasi per intero, intervallando i nuovi pezzi con canzoni del passato molto amate, tra le quali Tutti i miei sbagli, Aurora sogna, Nuvole Rapide, Il cielo su Torino e Benzina Ogoshi, e un miniset in compagnia del conterraneo Willie Peyote, dando vita a un concerto potente e intenso, impossibile da seguire stando seduti. Samuel e soci non si fermano un attimo, suonando per circa due ore e mezza, inframezzate solo da veloci pause atte a permettere a Samuel e a Boosta di cambiarsi d’abito. Quello tra Torino e i Subsonica, fra i pochi artisti del pur fertile panorama musicale locale che siano riusciti ad emergere e a farsi apprezzare anche al di fuori dei confini nazionali, è un amore vero e sincero, che solo gli interessati possono comprendere fino in fondo: poche cose riescono a essere realmente rappresentative della metropoli sabauda, della sua anima al contempo borghese e “anarchica”, e i Subsonica sono una di queste. Vedere i Subsonica, per una persona nata e vissuta Torino, è un po’ come vedersi riflesso allo specchio, con tutti i suoi pregi e i suoi difetti, ed è un qualcosa che solo i torinesi possono capire. Non si tratta solo di un concerto, ma di un viaggio dentro se stessi e dentro la propria città. Tra entusiasmo e sudore, il concerto vola via veloce e non c’è tempo per Istrice e per Incantevole, pezzi che pure il pubblico avrebbe certamente mostrato di gradire: lo spettacolo si chiude con Strade, ma al gruppo piemontese, che ha suonato a lungo e ad altissimo livello, non si può rimproverare nulla. I Subsonica sono tornati, e lo hanno fatto alla grande.
La scaletta
Bottiglie rotte
Discolabirinto
Up patriots to arms (Franco Battiato)
Nuova ossessione
Jolly Roger
Fenice
Punto critico
Liberi tutti
Il diluvio
Perfezione con snippet Firestarter (Prodigy) e Inno Alla Gioia
L’incredibile performance di un uomo morto
Respirare
Cielo in fiamme
L’incubo (con Willie Peyote)
I cani (con Willie Peyote)
Radioestensioni (con Willie Peyote)
La glaciazione
Nuvole rapide
Veleno
Aurora sogna
Depre
Le onde
Il cielo su Torino
L’odore
Abitudine
Benzina ogoshi
Tutti i miei sbagli
Strade
A cura di Dalila Giglio
Photogallery di Valeria Fioranti
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