Stranger Things 3 – La solita trama e i soliti mostri

di InsideMusic

Poche serie hanno inciso così tanto da diventare dei cultStranger Things è sicuramente una di queste. La sua ricostruzione degli anni Ottanta è senza alcun dubbio magistrale. La colonna sonora, il look dei personaggi, il loro modo di pensare, gli elementi soprannaturali… Tutto riporta la mente ai grandi capolavori di quella magica decade. E.T. e la saga di Alien su tutti, ma anche Ritorno al futuroLa cosaI GooniesGuerre Stellari, Terminator e anche Indiana Jones. Il fantastico mondo rappresentato dalla piccola cittadina di Hawkins, nell’Indiana, con il suo laboratorio misterioso e i suoi mostri spaventosi è stato tra l’altro di notevole ispirazione nella cultura di questi anni Dieci del Duemila.

La serie tedesca Dark, sempre figlia di Netflix, ne ricrea infatti fedelmente alcuni degli aspetti più caratteristici (paesino, laboratorio, eventi paranormali). E questo accade solo quando qualcuno è stato capace di incidere in profondità nella mente del pubblico.   Stranger Things

Tuttavia, sembra proprio che la creatura dei fratelli Duffers stia perdendo colpi. Iniziamo subito col dire che la terza stagione di Stranger Things non raggiunge la bellezza della seconda, che a sua volta era distante anni luce dal fascino della prima. Il problema principale è facilmente riconoscibile: la ripetitività della trama. In ogni stagione della serie un nemico misterioso e paranormale appare (il demogorgone o il Mind Flayer). La sua apparizione coincide con un drastico cambiamento di uno dei personaggi (Will nelle prime due stagioni, Billy nella terza). Lo sfruttamento di questo personaggio porta il mostro a crescere, fino a diventare quasi imbattibile. Gli incredibili superpoteri di Undi e l’aiuto dei suoi amici permetteranno, proprio all’ultimo, di sconfiggere questo mostro.

Il fatto che tutte le stagioni possano essere ridotte pressoché in questi semplici riassunti è indicativo. La serie mostra una drammatica e, al momento, inguaribile crisi creativa. Per chi è stato un fan della prima ora, non si può accettare passivamente che la serie ripeta se stessa senza innovarsi. Sicuramente è stato interessante nella seconda stagione approfondire le conoscenze del Sottosopra. Perché nascono i Demogorgoni? Chi li controlla? L’aggiunta del Mind Flayer si era dimostrata quantomeno interessante per approfondire e infittire il mistero, rendendolo anche più affascinante. Ma la terza stagione non risolve nulla, anzi. Stranger Things 3 ricalca quanto già mostrato, perdendo un po’ di qualità.

Ad abbassare di molto le aspettative sulla serie ci pensano i primissimi minuti. La riproposizione stile Rambo dei sovietici cattivi (i russi malvagi), ottusamente pericolosi e privi di spessore, è una caduta di stile. Riproporre gli anni Ottanta non vuol dire doverne ricopiare i cliché: tanto vale ripassare proprio Rambo, o anche Rocky, se si sente questa nostalgia (un po’ infantile) della Guerra Fredda. Pesa enormemente tra l’altro la prova sottotono di tutta la squadra di attori in generale. Si salva solo Millie Bobby Brown, la potente Undi, che è palesemente una spanna sopra a tutti gli altri, confermando le buone prestazioni delle stagioni precedenti.

Stranger ThingsChi delude profondamente è invece David Harbour. Jim Hopper in questa stagione perde le sue qualità forti e coinvolgenti, risultando spesso e volentieri una macchietta. Sbruffone, arrogante, violento, cafone… La scena al ristorante italiano è assolutamente imperdonabile, tanto da chiedersi se il Jim Hopper di questa stagione sia lo stesso degli episodi passati. Il suo latente innamoramento con Joyce Byers, altrettanto latentemente ricambiato, è il colmo. Inoltre, l’inadeguatezza del suo personaggio è incredibilmente contagiosa. Infatti, la stessa Winona Ryder non appare ai suoi massimi. Il dramma straziante della madre che rischia di perdere il piccolo Will non è più presente e questo indebolisce il suo ruolo all’interno della trama. Il suo personaggio appare spesso fuori luogo o sopra le righe, creando con Harbour una coppia di adulti troppo infantili e noiosi.

Le coppiette diventano poi una costante di questa stagione di Stranger Things. Undi e Mike. Maxine e Lucas. Nancy e Jonathan. Perfino Dustin e la misteriosa Suzie e Steve con Robin. Le varie coppie affrontano piccole sottotrame che appesantiscono il contenuto togliendo respiro al plot principale. Se si fosse dato il giusto spazio soltanto a una di queste, sacrificando le altre, la stagione ne avrebbe risentito positivamente.

Nancy per esempio risponde alle esigenze di una nuova generazione di donne che aspira a una carriera più gratificante che servire caffè a uomini legati al loro lavoro e alla loro posizione sociale, in un mondo ancora profondamente maschilista.Stranger Things

Undi, nel suo rapporto con Hopper, avrebbe potuto inscenare un’interessante conflitto tra genitore e adolescente, rimasto solo accennato.

Dustin poteva mostrare l’importanza dell’amore verso gli altri, ma anche verso se stessi, per un percorso di crescita della propria autostima.

Robin, e anche Will, aprono alla delicata questione dell’omosessualità, in una società che ancora fatica ad accettarla pienamente, eppure nella serie questo aspetto sembra inserito solo per questioni di apparenza e non di interesse.

L’aggiunta di Erica, la sorella di Lucas, è un ulteriore elemento negativo. Si tratta di un personaggio costantemente fastidioso, le cui battute e atteggiamenti riescono ad apparire il più delle volte sgradevoli. Totalmente esagerato e quasi grottesco, è sicuramente l’elemento più infelice di questa nuova stagione.

Anche negli elementi positivi, Stranger Things 3 non si muove con la consueta sicurezza. Il citazionismo aveva fatto parte della serie fin dai primi minuti. Facile ricollegare il Demogorgone a uno Xenomorfo, la creatura della saga di Alien. Il richiamo era sottile, una strizzata d’occhio ai fan. In questa stagione invece è più corretto parlare di scopiazzatura di quanto fatto nei film presi come fonte di ispirazione. Il russo malvagio principale è la copia di Arnold Schwarzenegger della saga di Terminator, fino ai tratti del volto e al modo di camminare. L’esercito del Mind Flayer è la copia dei morti viventi di George Romero. Lo stesso Mind Flayer, con la sua lingua dentata, è la copia degli Xenomorfi e della loro Regina. Dov’è finita la creatività? Perché non si riesce più a dire qualcosa di nuovo in Stranger Things?

La delusione diventa maggiore anche a causa della sempre più frequente presenza di scene splatter, una componente inedita nelle precedenti stagioni. Topi e persone che esplodono, corpi che si liquefanno, un mostro fatto di carcasse… era tutto estremamente necessario?

Una volta finita la stagione, resta un bel po’ di amaro in bocca. Si poteva assolutamente fare di più. Si potevano approfondire i personaggi, lasciati invece in un limbo di monotona piattezza. Bisognava andare più a fondo nel comprendere il Sottosopra, che invece resta ancora molto misterioso. Perché gli scienziati continuano a cercare di comprendere quel mondo? Non è lecito saperlo. Il Mind Flayer doveva acquisire più caratteristiche, che invece continua a rimanere un mostro dedito solo alla semplice quanto vuota distruzione. Possibile che sia davvero tutto qui? Una quarta stagione si farà sicuramente, lo dice la scena dopo i titoli di coda e lo dicono gli addetti ai lavori. Speriamo che qualcosa cambi. E’ davvero ora di mettere questa serie sottosopra

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