“Sinusoide” ha spostato il mio baricentro -Intervista ad Elisa Erin Bonomo

di Alessia Andreon

Lo scorso 3 dicembre, nella sua Venezia, la cantautrice ELISA ERIN BONOMO ha presentato, con un concerto in full band, il suo nuovo album “SINUSOIDE”, uscito a metà novembre.

Una festa quasi familiare, che ha riportato la cantautrice, già vincitrice del Premio della Critica al Premio Amnesty – Voci Per la Libertà 2017, alla dimensione che più le si addice: il palcoscenico.

L’artista, dopo il fortunato disco d’esordio “Antifragile”, ha confermato la sua inclinazione per i concept album, che le consentono di esprimere al meglio la sua musica, che in questo disco appare ancor più nella sua complessa armoniosità.

Di seguito troverete una bella e intensa chiacchierata con Elisa Erin Bonomo, che, a cuore aperto, ci ha raccontato il suo nuovo lavoro.

Il tuo nuovo album si intitola SINUSOIDE, che richiama alla mente nozioni di matematica e rappresenta il diagramma tipico dei fenomeni periodici… Un po’ come i cicli del tempo che inesorabilmente si susseguono?

Come hai detto tu la curva sinusoidale la puoi trovare in diversi ambiti, dalla matematica alla fisica; anche nella fisica acustica.

Un giorno, parlando con il produttore dei miei due album, mi aveva colpito il concetto di una curva positiva e una curva negativa e di come tutto si ripresenti, anche se in forma lievemente diversa, nel corso del tempo.

C’è sempre una parte di noi con cui dobbiamo fare i conti per evolverci.

Mi sembrava un’idea molto calzante per quello che stavo raccontando nel disco perché la sinusoide è una curva con un seno e un coseno, cioè una parte negativa e una parte positiva e la somma di questi due elementi porta, non ad uno scontro, ma ad un incontro della duplicità che è in me.

Nel mio personale percorso di scoperta dell’amore ho vissuto varie fasi, che hanno messo in luce dei lati del mio carattere che non pensavo neanche di avere e che mi hanno dato una visione molto umana di quello che ero io in quel particolare momento.

Sul tema della serialità, l’album racconta una storia dall’inizio alla fine e l’evoluzione del mio percorso; ho scelto questo termine perché essendo la curva sinusoidale racchiusa all’interno del simbolo del Tao, mi sembrava proprio il titolo più adatto per questo lavoro.

Uno dei brani che lo hanno anticipato è “Altrove”. Penso che prima o poi a tutti capiti di pensare di spostare il proprio baricentro per vedere che nuovo equilibrio troverai…. Se c’è qualcosa di meglio fuori dalla vita che stai vivendo. Tu, questo baricentro, in cosa lo hai trovato?

Ci sto ancora lavorando ma ho cercato di spostare il mio baricentro dagli altri a me stessa. “Altrove” lo dice molto bene: la costante che ci accomuna tutti è il cambiamento; non sono gli altri a definirmi o il lavoro che faccio.

Spesso la musica amplificava il bisogno di avere delle conferme da parte degli altri sul lavoro che stavo facendo, che fossi una brava musicista…

Ad un certo punto mi sono resa conto che questo meccanismo mi stava soffocando, avevo l’ansia di aver fatto qualcosa di sbagliato e di non piacere abbastanza. Ero diventata schiava del giudizio degli altri e, di contro, stava condizionando la mia espressione artistica.

Per questo motivo ho cercato di spostare il baricentro su di me, cercando di essere fedele al mio essere, a quello che sono veramente io e non è sempre facile, perché come si vede bene nel disco, dentro di me ho tantissime influenze musicali; mi piace tantissimo suonare e fare rumore ma mi piace anche avere una dimensione più intima. Ho cercato di far emergere il mio lato più nascosto e darmi ascolto un po’ di più.

Anche il tuo primo album parlava di cambiamenti importanti, traslochi, resilienza… Sei una che davanti al cambiamento si “butta”?

Dipende dai momenti della vita, perché molto spesso mi sembra di appartenere un po’ di più alla parte B, quella che ha fatto pace con determinate cose. Però, dall’altra parte, soprattutto nei momenti di difficoltà, la parte che “difende” è sempre utile.

Forse ho abbandonato l’ascia di guerra legata all’amore che vai a cercare nei posti sbagliati o anche dalle persone che sai che non vogliono cambiare, però lo spirito della lotta e della giustizia, che si sente maggiormente nella parte A, è un equilibrio di forze che subentra nel momento in cui si vive in una determinata fase emotiva.

Il disco ha due anime: una più rock / dark-wave e l’altra con una propensione più acustica e, se vogliamo, romantica. Quale versione di te ti piace di più?

Caratterialmente faccio resistenza all’inizio dei cambiamenti, non perché sia una pigrona, ma perché, a volte, cambiare è un trauma: significa lasciar andare, rinunciare a un equilibro che hai costruito nel tempo.

Però sono anche capace, nel momento in cui questo stona irrimediabilmente, a cambiarlo drasticamente con tutte le forze che ho per arrivare ad una condizione che sicuramente sarà migliore o porterà delle cose nuove nella mia vita.

Il concerto di Venezia è stato la presentazione ufficiale dell’album; è anche un concerto a casa, che si sa, è sempre più emozionante…. Cosa hai provato a poter cantare davanti al tuo pubblico?

Sai, nella costruzione di questo disco (non intendo semplicemente il concept, ma tutta la sua realizzazione e anche la messa in scena di questo live), non è stato risparmiato nulla.

Ci sono sempre molti problemi che devono essere risolti e quindi l’artista si trova a ricoprire tanti ruoli.

Salire sul palco è stato un atto liberatorio perché, finalmente, non dovevo occuparmi di nient’altro che non fosse la mia espressione musicale e, per di più, lo facevo davanti a delle facce amiche: molte persone che hanno sostenuto il mio crowdfunding e avevano voglia di sentirmi live dopo tanto tempo e non vedevano l’ora di ascoltare le canzoni nuove.

Mi dispiace molto, ma vedo che è una condizione comune, che l’espressione più bella, che è quella della performance, sia sempre ridotta al 2% del nostro lavoro…

Nel momento in cui si realizza questa magia mi ricordo perché faccio questo mestiere e spero con tutto il mio cuore che questo disco germogli e si raccolgano finalmente i frutti di tutto ciò che in questi anni ho seminato con cura e fatica.

Video di “Tempesta” – Elisa Erin Bonomo
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