Quello dei tre allegri ragazzi morti è sempre stato un universo parallelo, sottratto al tempo, allo spazio e alle normali convenzioni che noi umani assumiamo come assodate.
Sindacato dei sogni è l’ennesimo capitolo di questo viaggio che ci porta in un tempo musicale ormai che potremmo definire quasi antico, con lunghi sprazzi della summer of love, continue citazioni a band come i Grateful dead di Jerry Garcia, ma non soltanto a loro. Oscillando dalla Route 66 al pop attuale senza dimenticare temi come l’immigrazione e chiaramente la Cumbia. Un modo di unire tutti i punti cardinali di un planisfero che nella testa di Toffolo e soci ha sicuramente forme e sembianze molto diverse rispetto a quelle a cui siamo abituati noi.
Basta però mettere una mascherina dei Tarm per entrare in una realtà che accorcia le distanze. La stessa copertina è un piccolo simbolo di questa mescolanza di generi e provenienze, una ceramica italiana proveniente dalla California. L’abilità della band di Enrico Molteni è quella di rendere credibile tutto l’ensamble di storie e citazioni, abilità peraltro che non li ha mai visti fare un passo falso nella loro lunga produzione. Forse proprio la loro attitudine da underdog ha contribuito alla nascita di una discografia che sin dai primi episodi è subito risultata essere costellata di piccoli album di culto.
Sindacato dei sogni è l’ennesimo colpo ben assestato, fatto di storie come “C’era un ragazzo che come me non assomigliava a nessuno” in cui si cita sicuramente il Gianni Morandi di un tempo ma rovesciando completamente il senso della canzone fino a portarla in un territorio più congeniale alla band di Pordenone, quel territorio fatto di una certa alienazione, di una difficoltà ad uniformarsi ad un mondo troppo regolare. Quella estrema diversità capace di creare una comunità totalmente alternativa a quella che si definirebbe normale. Quel tipo di comunanza che si percepisce sotto i palchi dei mille concerti che i TARM tengono in lungo e in largo per lo stivale, quella stessa atmosfera che dai fumetti arriva fino a dentro le strofe delle canzoni cantate senza limite di età. Chi non li capisce e non li ha mai capiti li capirà soltanto da morto, come recita una canzone dell’album.
AAA Cercasi è una piccola perla in pieno stile Tre Allegri, aperta da una fisarmonica che come anticipato in precedenza, ci riporta ad un certo rock psichedelico anni 60 proprio di band come gli Stones fuso con nonchalances alle atmosfere cupe del lago di Como, come detto dagli stessi componenti della band. Idealmente collegata anche a Bengala che chiude un po’ il suo cerchio.
Difendere i mostri dalle persone è un piccolo manifesto della poetica dei Tre Allegri ragazzi morti. Sembra di tagliare in due una vallata con una decappottabile mentre di fianco a noi scorrono personaggi di ogni tipo, quel tipo di anime che popola l’universo metà disegnato e metà animato del mondo dei TARM. Non provate a metterli in catene, difendiamo queste anime dalle persone che non credono a questo modo di vivere, dalle persone che insomma hanno ceduto alla razionalità sacrificando qualcosa di loro che non tornerà più, mentre chi ancora aspetta un disco di Toffolo e soci quell’universo di anime lo sente presente e vuole continuare a difenderlo con dischi come Sindacato dei Sogni.

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