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Rough Enough – Molto Poco Zen [Intervista]

by InsideMusic
rough enough copertina

Rough Enough sono un duo catanese, che affonda le sue influenze nel rock e nel punk passando per il blues. I loro testi raccontano una società che guarda ma non vede, di responsabilità individuali e di una realtà che può cambiare solo abbandonando gli alibi e cominciando ad agire. Abbiamo fatto due chiacchiere con loro in occasione dell’uscita del loro album “Molto poco Zen“.

 

Come nascono i rough enough e da dove viene questo nome?

Il progetto nasce un po’ di anni fa: Fabiano voleva metter su un duo chitarra e batteria, lo stretto indispensabile. Con Raffaele alla batteria, il sound viene fuori in maniera spontanea. Diciamo le nostre sonorità rispecchiano il nostro incontro: ci siamo conosciuti un po’ per caso, ma c’è stata subito una grande sintonia che ha portato al secondo disco. Rough Enough è esattamente quello che si sente in Molto poco zen: spontaneità e materia grezza, ma abbastanza buona!

L’album si intitola “molto poco zen” ed in qualche modo il sound del disco rispecchia  questo messaggio. Sembra che le canzoni nascano come un’esplosione, come un istinto che non si riesce a domare, mi sbaglio?

E’ esattamente così. Ogni brano è venuto fuori con impegno, ma sicuramente d’istinto. Ritroviamo entrambe le caratteristiche anche nei testi. Sono brani creati uno dopo l’altro, quasi per necessità compulsiva.

Quanto incide la realtà circostante nelle vostre liriche ed anche nel tiro dei brani?

Molto. Dalla riflessione sui nostri vissuti personali, spostiamo lo sguardo alla realtà contemporanea, agli aspetti negativi che odiamo (persone represse e bisognose di sopraffare l’altro) e a quelli positivi verso cui tendere.

Qual è il processo compositivo che attraversano le vostre canzoni?

A volte tutto inizia da uno spunto casuale, durante il riscaldamento alla prove. Altre volte abbiamo già  una melodia in mente e cerchiamo di strutturarla in forma di canzone. Infine si fa un lavoro di limatura, per incastrare testi e musica.

Il vostro sound richiama molti nomi noti e meno noti del panorama musicale non solo straniero ma anche italiano, penso ad esempio ai Bud Spencer Blues Explosion, quali sono i vostri modelli musicali?

Ascoltiamo tanto e sempre: sia per prendere ispirazione, che per prendere le distanze da altri aspetti. I nostri modelli potrebbero essere tanto Fugazi, Smashing Pumpkins, Slint, Strokes, Dead Weather, quanto C.S.I., Marlene Kuntz, Il teatro degli Orrori, Zen Circus, Afterhours. Eccetera eccetera eccetera…

Cosa possiamo aspettarci dai vostri live?

Il panico! Davvero, vedere per credere!

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