Majorana dei Romito è un disco urgente.
Non è un disco che corre, ma è un lavoro che doveva venire fuori, come un’eruzione, un vulcano che covava da tempo e che all’improvviso esplode. Un disco con dentro una pressione fortissima, quel genere di pressione che spinge per uscire in superficie, che senza spaccare ma guadagna metri inesorabilmente. Qui la musica è magmatica, calda, necessaria, purificatrice. Un pugno di canzoni che ti colpiscono allo stomaco con la forza delle emozioni covate dentro tanto tempo. Ascoltando i cinque brani dell’EP d’esordio dei Romito è questa l’impressione che si ha. La produzione è sontuosa, ci ha messo le mani Massimo De Vita dei Blindur non a caso, un muro sonoro che ti investe canzone dopo canzone. La band è di formazione abbastanza recente, ed oltre a Vittorio che dà anche il nome al gruppo vede Andrea Pasqualini (già ne Le Strisce di Davide Petrella) e Carlo de Luca alle chitarre, Nicola Papa al piano e Walter Marzocchella alla batteria.
Duorme mo, brano che apre il disco, è una ninna nanna che alterna momenti di forza a passaggi dolci e melodici. Si parte con un pianoforte appena accennato che spiana la strada alla voce di Vittorio, voce e fondatore del gruppo. Una canzone in cui provare a chiudere gli occhi per dimenticare qualche minuto lo schifo che c’è intorno, il tempo necessario per tirare il fiato e raccogliere le forze di reagire, come reagisce il brano che aumenta di tono col passare dei minuti aggiungendo le chitarre ed alzando i volumi.
Cosa ’e niente invece parte già solida e imponente, il sound è compatto, la lingua napoletana che caratterizza tutto il lavoro dei Romito è un valore aggiunto perché la scrittura di Vittorio riesce a scrollarsi di dosso la tradizione conservando al contempo la passione che scorre nelle vene di ogni passaggio lirico.
Maddalè è il brano che rispetto agli altri ha il ritmo più tambureggiante, a metà tra folk e cantautorato, una canzone che è molto legata alle radici del Pino Daniele di Donna Cuncetta o Fortunato ma riportato ai giorni nostri al modo dei Foja, mischiando alle storie dei vicoli l’amore per il rock che traspare dalla formazione dei Romito.
Il penultimo brano dell’Ep – Penziero ‘e luce – rappresenta una delle punte massime d’intensità dell’intero lavoro. Un messaggio lanciato alla fine di una storia, dopo il tempo che è passato, ed un pensiero che in un attimo riporta chi canta, ma anche chi ascolta, ai momenti che ancora vivono sotto la cenere del tempo che passa. Un fuoco arde ancora, è il fuoco della musica dei Romito che in questo brano trova forma e dimensione ideali.
Il disco, uscito per soundfly, si chiude con la canzone che ha dato il via a tutto questo. Viern infatti è il singolo che da mesi è già in rotazione e che è stata la vera scommessa vinta da questa band. L’attenzione che si è creata attorno a questo brano che in qualche modo è, sia a livello sonoro che testuale, un riassunto di tutto il resto che è venuto dopo ha mosso le pedine giuste per arrivare a questo alla nascita di Majorana. L’inverno, in cui il disco vede la luce è la stagione che cullerà e farà conoscere le canzoni dei Romito in attesa di vederli ed ascoltarli dal vivo col loro muro sonoro.
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