Home Live Report REPORTER PER UN GIORNO. Un fan ci racconta il concerto dei Sum 41, Blink 182, Linkin Park a Monza per l’IDays 2017.

REPORTER PER UN GIORNO. Un fan ci racconta il concerto dei Sum 41, Blink 182, Linkin Park a Monza per l’IDays 2017.

by Luca.Ferri
Linkin Park

REPORTER PER UN GIORNO inizia nel migliore dei modi, con il racconto o meglio con il diario di viaggio scritto da Flavio Morelli, avvocato nella routine della vita quotidiana, appassionato di musica nel tempo libero. Per l’occasione Flavio ci racconta in tutta genuinità l’IDays di Monza con le esibizioni dei Sum 41, Blink 182 e Linkin Park. Buon divertimento!

“DIARIO DI VIAGGIO”:

Ore 4.00. Capisco vagamente chi sono, doccia, ultime cose dentro la borsa, rapido, solito ed inutile controllo di aver preso tutto.

Ore 5.30. Dario e Vanessa sono sotto casa mia. A giudicare dalle facce hanno dormito quanto me, ovvero meno di 4 ore.

Venti minuti più tardi siamo sul Raccordo, altezza Castel Giubileo. Dario impreca. La prenotazione del campeggio è a casa. Niente prenotazione, niente campeggio. Pensa di tornare indietro. Ma è solo un attimo. “Oh al massimo gliela facciamo stampare a Paffi quando arriviamo. Oppure troviamo una copisteria a Monza. Ci sarà un cazzo di posto dove stampare no?”. Giusto. Il viaggio fila liscio. Maciniamo chilometri con Dario alla guida, Vanessa che dorme accoccolata sul sedile posteriore ed i Metallica, i Seether, i Red hot e tanti altri a farci da colonna sonora.

Ore 12.00. Siamo a Monza. Inizia la ricerca del “cazzo di posto dove stampare”. Prima tabaccheria, risposta: noi non stampiamo nulla. Seconda tabaccheria: niente computer. Bene. Lo spettro di una nottata in macchina inizia a farsi sentire. Vanessa, al secondo rifiuto, sta per scendere e uccidere il tabaccaio. La fermiamo in tempo.

12.35. Troviamo una copisteria aperta. Il tizio dice che sta chiudendo. Io rispondo che rischiamo di dormire in auto. Ci pensa su, poi dice ok. Pericolo scampato.

Ore 13.00. Finalmente campeggio. Scendiamo dalla macchina con una fame non indifferente. Check in, tenda montata e subito birra gelata e panino. Va meglio, ma l’abbiocco è dietro l’angolo.

Ore 15.30. Ok ha vinto il sonno, seppure in tenda e con 35 gradi, ma almeno un’ora di riposo ce la siamo presa.

Ore 16.00. E’ ora di andare. Prima di partire beviamo acqua come se ci preparassimo per una spedizione nel deserto. Abbiamo due bottigliette. In tre. Le premesse non sono delle migliori.

Ore 16.15. Andiamo controcorrente a recuperare il mio biglietto alle casse. Un fiume di gente va verso gli ingressi. Un tizio sta collassando al lato della strada. Sembra la versione rachitica di Thor ed è “sorretto” da una ragazza che è la metà di lui. Lo superiamo e troviamo i botteghini. Biglietto preso.

Ore 16.30. Con Dario e Vanessa è ora di separarsi, abbiamo ingressi diversi. Riprendo la strada dell’andata fino ad arrivare all’entrata Vedano Rosso. Ho una bottiglietta d’acqua ancora semipiena, il tabacco a portata di mano, e non vedo l’ora che inizi il concerto.

Ore 17.00. La fila per l’ingresso è lunga e fa un caldo disumano. La mia bottiglietta ora è quasi vuota. Accanto a me ci sono tre ragazze con accento piemontese. Una delle tre sta praticamente crollando per terra. Le offro un po’ d’acqua. Scambiamo quattro chiacchiere. Sono tutte di Arona ma una vive a Roma. Quando nomino Casalotti addirittura sa dov’è.

Ore 17.40 Si muore sempre per l’afa, ma tra una cazzata e l’altra con le ragazze appena incontrate il tempo passa ed arriviamo sani e salvi all’ingresso. Unico momento di tensione quando una delle tre dice che Blink e Linkin Park sono allo stesso livello. No. Direi proprio di no.

Ore 18.00. Fila per prendere i token, ovvero dei cartoncini utilizzabili come moneta all’interno del concerto. Le tre ragazze mi salutano, vanno a raggiungere i loro amici che sono non so dove. Nel caos riesco a sentire Dario al telefono. C’era talmente tanta gente alla loro entrata che l’hanno rimandati indietro. Stanno iniziando ora a fare la fila all’ingresso Vedano Rosso.
Ore 18.20. Sono in fila per prendere l’acqua e sto quasi svenendo. Ho almeno 50 persone davanti. 80.000 persone, 8 bar. Complimenti ai fenomeni che hanno organizzato l’evento.

Ore 18.30 La situazione è la seguente: sono schiacciato contro il tizio davanti a me che puzza in modo allucinante. Realizzo che dopo due ore sotto al sole forse anch’io puzzo clamorosamente. I Sum 41 nel mentre iniziano a suonare, uno dei baristi comincia a dare acqua a tempo di musica e la gente mostra i primi ma visibili segni di incazzatura.

Ore 18.40. Sono vivo (finalmente ho preso l’acqua) e ho ritrovato Dario e Vanessa. Nel mentre parte “Pieces” ed io torno al 2008, ad una serata di ottobre con 3 amici che stavano partendo per Londra e che pensavo non avrei più rivisto (fortunatamente mi sbagliavo). Certo che solo la musica ha il potere di portarti così facilmente a spasso nel tempo. Anche Dario e Vanessa sono soddisfatti. Lei ogni tanto, come me, si sporge o si alza sulle punte per cercare di vedere quantomeno i maxischermi. A “In too deep” dimentichiamo il caldo, la sete ed iniziamo a saltare come invasati insieme al resto del pubblico.

Ore 18.45. Cazzo che bravi i Sum 41. Tengono il palco in modo spettacolare, la gente si diverte. A proposito, ma quanti siamo? Mi giro da una parte all’altra dell’autodromo e vedo un mare di persone. In piedi, seduti, sdraiati, in fila nei pochissimi punti di ristoro disponibili.

Ore 19.15. I Sum hanno finito e noi ci accasciamo a terra cercando un po’ di ombra. “oh regà i Blink ce li vediamo tranquilli, poi per i Linkin Park andiamo in mezzo e facciamo il delirio”. Sguardi di assenso. Rettifico: stanchi sguardi di assenso, più o meno la stessa stanchezza che sento io.

Ore 19.45. Partono i Blink. L’impressione è…insomma. “Certo che la voce di Tom è un’altra cosa” dice Dario. Vanessa è meno diplomatica “parecchio sottotono. Fanno abbastanza cagare”. Potrei dirmi d’accordo, se non fosse che quando sento l’inizio di “I miss you” vengo di nuovo teletrasportato all’indietro nel tempo. Per carità, tutto vero, ma i Blink sono un pezzo di adolescenza.

Ore 20.45. Finiscono i Blink 182, con pochi sussulti. Tempo di un gelato, dell’ennesima sigaretta e poi si raccolgono le forze per l’inizio del concerto dei Linkin Park.

Ore 21.45. Siamo in mezzo alla ressa ma non vediamo niente. Il tizio che ha deciso dove mettere i maxischermi deve essere alto un metro e novanta, come minimo. Che Dio lo maledica. Nel mentre, a maledirlo, ci pensa Vanessa. Prego che il responsabile degli I-Days non la incontri mai, perché altrimenti il codice penale andrà aggiornato con nuovi reati.

Ore 21.50. Partono i Linkin Park. Ci siamo spostati un po’ indietro nella speranza di vedere qualcosa. Le prime canzoni sono dell’album nuovo. Diciamocelo, non proprio un capolavoro. Dario, accanto a me, inizia a sbuffare. “Vabbè ma quando comincia la roba seria?”. Cerco una risposta: “ho letto che 5-6 canzoni dei vecchi album le fanno”.

Ore 22.10 Parte Castle of Glass. Non è il massimo ma è già qualcosa. Solo che a metà diventa versione discoteca. Eravamo finiti a nostra insaputa in un concerto di Gigi D’Agostino.

Ore 22.15. Inizia New Divide. Dario mi stringe la spalla “finalmente cominciamo a ragionare”. Da lì è un crescendo. Dalle prime file parte il boato del pubblico quando Chester si butta praticamente in mezzo alla folla, chinandosi dal palco. Quando attacca con la versione “piano” di Crawling, ottantamila persone rispondono all’appello facendola diventare una meravigliosa ballata dolce e triste. In The End Chester non la canta proprio. Non serve. Basta un accenno ed il pubblico impazzisce. Basta che Mike Shinoda ci trascini nella parte rappata e poi tutto il resto non conta perché “I tried so hard/And got so far/But in the end/It doesn’t even matter/I had to fall/To lose it all/But in the end/It doesn’t even matter”. Numb Encore, Breaking the Habit, What I’ve Done, Faint. Non so quello che succede, so solo che sono stanco morto ma non me ne frega niente. Sento di non avere più voce, ma non me ne frega niente. Ci sarà tempo per riprendere la voce, ci sarà tempo per riposarsi, per pensare che stiamo sfiorando l’after. Dario e Vanessa sono stanchi quanto me ma sorridono. Perché per assistere ad uno spettacolo del genere i 600 chilometri e l’alzataccia adesso hanno trovato la loro giustificazione.

23.15. Finisce il concerto. Ci aspettavamo anche Somewere I Belong, ma non fa niente. Dopo il concerto c’è la fila per le cose da bere e da mangiare, c’è il ritorno in tenda malconci e con altre file. Il mal di testa (il mio) ed il lungo viaggio verso casa. Ma sono cose senza importanza. E’ importante solo ringraziare i miei compagni di viaggio ed Enrico che purtroppo non è potuto venire con noi. Ci sarà occasione per un altro viaggio, un altro concerto, un’altra avventura.

Live Report: Flavio Morelli

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