“La vita, l’amore e quello che resta” secondo i RÉCLAME – intervista-

di Paola Pagni

“LA VITA, L’AMORE E QUELLO CHE RESTA “è il nuovo album dei RÉCLAME, secondo lavoro discografico che arriva a due anni di distanza dal precedente “Voci di Corridoio”, prodotto da Daniele Sinigallia, in cui era contenuto anche il brano “Il Viaggio di ritorno”, selezionato per la finale di Sanremo Giovani 2019.

I Réclame continuano a muoversi su un pop elegante e ricercato, in cui prendono la lezione dei cantautori del passato, rielaborandola e rendendola propria in un progetto del tutto originale che mantiene saldo il contatto con il presente e le sonorità più moderne.

Anticipato dal brano “Conseguenze”, “La Vita, l’Amore e quello che resta.” dei Réclame parte da uno dei temi più cari all’arte, l’Amore, declinandolo nello stile musicale della formazione, in cui le diverse storie e i personaggi si innestano su un tema comune che prende direzioni varie e molteplici, in cui a dominare è sempre l’indagine sulle relazioni umane e le loro complessità

Molti i temi interessanti di questo album che valeva la pena approfondire direttamente con Marco Fiore, cantante dei Réclame

Intervista ai RÉCLAME

L’amore, in tutte le sue forme, è sicuramenti uno dei temi che più di tutti ha ispirato la musica da sempre. Voi avete deciso di analizzarne una fase discendente sembra, gli aspetti negativi, all’interno del vostro “LA VITA, L’AMORE E QUELLO CHE RESTA”: possiamo definirlo un concept album?

Dipende un po’ da cosa intendiamo per concept album. Alcuni concept hanno per oggetto una storia vera e propria, come alcuni grandi dischi degli anni 70. Se invece con questo termine intendiamo un tema principale che nel disco viene poi declinato secondo modalità differenti, allora si, possiamo dire che è un concept album.

Il tema di fondo è quello amoroso, ed il punto di vista sulla vicenda è il seguente: secondo noi l’amore ha una complessità e una contraddittorietà che invece molto spesso non viene narrata. Nelle canzoni si parla molto di un amore idealizzato, ma nella realtà questo sentimento assume forme inaspettate e soprattutto non assolute.

Il disco affronta varie situazioni, da un amore non accettato socialmente, una violenza domestica, un tradimento, l’idealizzazione dell’altra persona, fino ad arrivare ad un amore minato da una depressione latente. Quando si parla di amore mi viene sempre da pensare: a quale amore ci si riferisce? Alla fine è questa la domanda che regge le fila dell’album.

Perché non troviamo parabole positive tra queste declinazioni?

Forse perché c’è sempre un pessimismo di base che emerge. Forse è solo che ogni amore finito è anche legato ad un dramma interiore e la gran parte dei brani racconta questo. E poi anche perché ci siamo concentrati sul “cosa resta”. Tutti abbiamo avuto quel senso di spavento e di orrore nel fare i conti con quello che resta alla fine, che non è sempre chiaro come molti di noi vorrebbero. Alla fine però è qualcosa che dobbiamo cercare noi e non sempre ci viene spiegato. Quindi insieme al pessimismo di fondo c’è anche una volontà di cercare un significato dopo una fine.

Ci sono pezzi in questo album che esistevano già, a prescindere dal concept?

Ogni brano ha la sua storia. Lolita ad esempio è un brano che ci portiamo davvero da quando è uscito il primo disco, come anche Finché morte non vi separi.

Finché morte non vi separi è forse il pezzo più drammatico dell’album: probabilmente è l’unico che non parla di amore in effetti.

Sicuramente è stato il pezzo più complesso da trattare: la vicenda che viene narrata non solo è drammaticamente attuale ma è completamente tragica. Abbiamo pensato all’espediente di usare il punto di vista del padre della vittima in questione, perché scrivendolo in prima persona mi ero reso conto che era troppo complicato calarsi nei panni di chi sta dentro ad un certo meccanismo. Prendere la posizione di narratore esterno, anche se coinvolto emotivamente, ci ha aiutato a descrivere la vicenda in maniera più lucida.

Forse in questo caso in effetti non si può parlare di amore, ma dal punto di vista di chi è direttamente coinvolto è così. La lei di questo pezzo è convinta di amare e che in quella violenza ci sia l’amore di lui. Anche il padre si trova in questa situazione inconcepibile, dove sarebbe giusto intervenire ma in cui allo stesso tempo non trova la forza per farlo. E qui la sconfitta è di tutti. Una questione fin troppo vicina a quello che è il nostro tempo, che assurdamente non riesce ad essere minata nella dinamica di coppia.

Lolita tratta un tema che poteva essere insidioso, visto appunto che tipo di relazione evoca questo nome. Voi come lo avete inteso?

Qui si parla di un amore che non è accettato socialmente, e pertanto è minato dalla società stessa. Nonostante potrebbe trattarsi di un sentimento vero. C’è poi questa atmosfera onirica che percorre tutto il brano, anche dal punto di vista musicale, per sottolineare il fatto che è una sorta di idillio, che può consumarsi solamente in sogno. Parlo di un amore che potrebbe anche essere autentico ma viene reso impossibile dall’esterno.

Come vi state preparando per i live?

Abbiamo una serie di concerti, partiti il 18 Giugno, con cui porteremo in giro questo album. Ci siamo preparati a questo tour anche da un punto di vista scenico. Alcuni dei nostri artisti preferiti sono Bowie, Peter Gabriel, ma anche Gaber: persone che nei loro spettacoli proseguivano il discorso che avevano iniziato in studio.

0

Potrebbe interessarti